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Dolph Lundgren. Zombi. Robot assassini impazziti. E tutto il resto è noia.La prevedibile onda lunghissima di World War Z ha già fatto i primi accoliti: pellicole costruite intorno al bimonio zombi-azione, inevitabilmente più povere e meno ambiziose e proprio per questo capaci di fare di necessità virtù, rivolgendo le care, vecchie dinamiche action contro gli ultimi nemici dell’umanità in ordine di tempo e buttando nella mischia la giusta dose di imprevedibilità in salsa sci-fi.
Prima di L’esorcista – La Genesi, un (noioso) thriller filosofico-spirituale firmato da Paul Schrader.Prima de L’esorcista – La Genesi (2004), il cinema si era già occupato di scavare alle radici della storia della piccola Regan e del demone Pazuzu, nel film Dominion: Prequel to the Exorcist, una pellicola dalla genesi difficile e maledetta, come d’altronde il film di Friedkin, uscita un anno più tardi dell’opera di Renny Harlin.
Una manciata di più o meno rinomate stars della dorata Hollywood e una catastrofe capace di cancellare in un batter d’occhio Los Angeles dalla cartina geografica.Si fa presto a dire “horror comedy dell’anno” e “la miglior horror comedy dai tempi di Slither“, come dichiarato da più parti oltreoceano, ma la commedia catastrofica firmata dai professionisti yankee della teen risata Seth Rogen e Evan Goldberg (Suxbad, Strafumati) potrebbe davvero riuscire a regalare qualche risata sopra la media…
L’Esorcista III tradisce la profonda necessità da parte di Blatty di riaffermare il proprio ruolo di sceneggiatore, quindi di scrittore.Sono passati quindici anni da quando padre Damien Karras liberò il corpo della giovane Regan dalla possessione del demone Pazuzu e una serie di brutali omicidi a sfondo religioso inquietano più del dovuto l’arcigno tenente Kinderman (George C. Scott), soprattutto perché la firma delle violenze sembra essere quella di James Vennamun, meglio noto come Gemini Killer, un assassino seriale giustiziato quindici anni prima.
WWZ ha zittito tutto e tutti mettendo d’accordo critica e pubblico. Denso di tensione ansiogena, scene di epica portata e storia più che solida, il film di Marc Forster ci presenta anche uno zombie diverso dai classici e abusati stilemi, privo dei cliché che ne hanno sfiancato la natura e soprattutto molto plausibile.Devastante. La parola perfetta per descrivere World War Z è devastante. Il primo zombie-kolossal della storia del cinema (di cui potete leggere qui la nostra recensione), con un budget stimato intorno ai 200 Milioni di $, si è rivelato uno spettacolare thriller dalla portata globale. Non lo zombie-movie definitivo certo, (per fare ciò bisognava adempiere nell’impossibile missione di riportare su schermo pagina per pagina il maestoso e omonimo lavoro epistolare di Max Brooks) ma di sicuro uno dei film più azzeccati del genere dai tempi di “La Notte” e “L’Alba” di George A. Romero, dalla quale però il film diretto dallo Svizzero Marc Forster si guarda bene a prenderne le giuste distanze. I puristi degli zombie-movie potrebbero, anzi, sicuramente avranno storto il naso, ma la realtà è che tale scelta si è rivelata per-fe-tta. Andiamo a scoprire il perché e i segreti degli zombie di World War Z.
John Boorman, nel 1977, dirige il secondo capitolo della saga: L’esorcista 2 – L’eretico. Un buon horror di grande impatto visivo.Quattro anni dopo L’esorcista, uno degli horror più importanti della storia, si decise di realizzarne un sequel, visto il suo grande successo: il timone passa da William Friedkin a John Boorman, il quale dirige con la consueta solidità L’esorcista 2 – L’eretico (1977). Risultato, un buon film che pur non raggiungendo le vette del capostipite risulta comunque di forte impatto visivo e in alcuni momenti fa ancora paura. Del resto, Boorman non è certo l’ultimo arrivato, e all’epoca poteva già vantare un ricco bagaglio di successi: primo fra tutti, Un tranquillo weekend di paura (probabilmente il suo film più famoso), ma anche Senza un attimo di tregua, Duello nel Pacifico, Zardoz.
Nei panni dei produttori Shimizu e la Kudos Films hanno scelto come regista di questo singolare progetto il trentenne Juno Mak.A quasi trent’anni dal primo capitolo della saga di Mr. Vampire e a venti dall’ultimo episodio della serie, è stata necessaria la discesa in campo del padrino dell’horror d’oriente Takashi Shimitzu ( Ju-on, The Grudge e rispettivi sequel) per recuperare lo spirito di quella tradizione orrorifica made in Hong Kong e riproporla in Rigor Mortis, una pellicola che è allo stesso tempo un sincero tributo alla scuola che fu e un trampolino rivolto al futuro.
Uno dei classici dell’horror per eccellenza capace di spaventare e segnare per sempre le caratteristiche del genere “demoniaco”Negli scavi archeologici nel nord dell’Iraq viene ritrovata la statua del demone Pazuzu e il sacerdote Merrin, lì presente, ne rimane visibilmente sconvolto. Nel frattempo a Georgetown, durante le riprese del film in cui recita la famosa Chris MacNeil, la dodicenne Regan, sua figlia, inizia ad avere degli strani disturbi, problemi a dormire, iperattività fino ad eccessi di turpiloquio e strani sussulti.
La seconda stagione sarà composta da dieci episodi.L’ottimo feedback ottenuto dalla prima, recente stagione ha convinto Netflix a mettere in cantiere la season two di Hemlock Grove, web serie prodotta da Eli Roth e tratta dall’omonimo romanzo di Brian McGreevy.