Category: J-Horror

Apartment 1303 2012_1Come non si gira il remake di un horror.

La giovane Janet trova un appartamento per staccarsi dalla sua famiglia, soprattutto una madre violenta e alcolizzata. La ragazza è entusiasta della casa nuova, l’appartamento 1303, ma ben presto i vicini inquietanti e una strana figura dietro la porta della camera da letto le faranno ripensare alle sue scelte di vita . La sua improvvisa morte spingerà la sorella ad investigare su una casa che sembra uccidere i suoi inquilini con una certa facilità.

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Dal regista di “The Ring” un film che nulla aggiunge a quanto già visto finora in ambito J-Horror. Un altro buco nell’acqua per un autore che sembra aver perso l’ispirazione di un tempo.

Asuka è una studentessa di infermieristica che si è da poco trasferita con la sua famiglia in un nuovo appartamento situato in un complesso residenziale abbastanza brutto (casermoni di cemento, per intenderci). Fin dalla prima notte rumori strani e brutti presentimenti tolgono il sonno alla ragazza, che presto verrà a conoscenza della leggenda che aleggia su quella casa: una leggenda che parla di fantasmi e morti inspiegabili. L’angoscia di Asuka crescerà quando un giorno ritroverà il cadavere del suo anziano vicino, morto di stenti. Il rumore che toglieva il sonno ad Asuka nient’altro era che il raschiare delle unghie del vecchio sul muro, estremo gesto di richiesta d’aiuto. Niente sarà più come prima per la ragazza, che perderà presto la concezione della realtà, trovandosi in un vortice di confusione e paura. 

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miss-zombie-poster Miss Zombie non è un film per tutti e anzi farà  – e ha fatto – storcere il naso a una discreta fetta di pubblico, soprattutto occidentale.

In un Giappone contemporaneo dove l’infezione zombie è stata del tutto controllata e normalizzata, Sara (Ayaka Komatsu) è uno zombie di livello uno, non più umana ma nemmeno così lontana da quella che fu la sua condizione naturale: gli zombie di livello uno sono i candidati ideale per lavori di fatica e, nel suo caso, per il ruolo di donna di servizio nell’abitazione dell’agiata famiglia che l’ha regolarmente acquistata.

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zombi ass 1Zombie, meteorismo e tentacle rape: Noboru Iguchi e la follia dissacratoria made in Sushi Typhoon.

Quando ci si sente stanchi e delusi da certo cinema autoproclamatosi alternativo, cult, destabilizzante. Quando si crede che l’unico modo per avere originalità e divertimento sia rispolverare classici di decadi passate. Quando si pensa di aver ormai già visto tutto…è in quel preciso momento che Noboru Iguchi esce dall’ombra e colpisce con un’esplosione di assurdità e delirante follia ogni cosa che pensiamo di sapere. 

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Brutto seguito di The ring in versione teen. E c’è già un nuovo capitolo in lavorazione.

La gente muore dopo aver visto un video maledetto. Nel video, un tamarro vestito come il batterista degli A-ah, vuole far precipitare il mondo nel caos. Mentre il pubblico precipita nel sonno e la gente rischia di morire davvero. Di noia. Se avete presente The Ring, o meglio l’originale di Hideo Nakata (Ringu, 1998) che ha ‘ispirato’ il più famoso film a stelle e strisce, allora siamo già ben oltre metà dell’opera. La formula è la medesima: vedi un video e muori. Questa volta le protagoniste sono studentesse di un collegio femminile e la loro bella (e giovane) professoressa Akane. Unica nota positiva di questa pellicola dove spopolano le proprietà tricofile del demone (mah!) Sadako e un uso estenuante di grafica 3D da discount.  Scheggie di vetro impazzite, falene e mani viscide che escono da ogni monitor, schermo o display.

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V-H-S-2_Poster_4_23_13Diciamolo subito: V/H/S 2 è, qualitativamente parlando, almeno due spanne sopra al suo predecessore.

Impegnata nella ricerca di uno studente misteriosamente scomparso, una coppia di investigatori privati si introduce di soppiatto nella sua abitazione con la speranza di scovare qualche indizio. I due troveranno al suo interno una bizzarra collezione di VHS che sembra in qualche modo aver morbosamente assorbito l’attenzione del giovane fino al momento della sua scomparsa. Ciò che scopriranno celato tra quei supporti magnetici darà loro le risposte che mai si sarebbero augurati, spalancando ai loro occhi le porte di un inferno che non credevano possibile nemmeno nei propri peggiori incubi.

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Finalmente nelle sale cinematografiche italiane, l’angosciante thriller giapponese Confessions (2010) di Tetsuya Nakashima

Uscito solo adesso nelle sale italiane, il bellissimo thriller giapponese Confessions (originale: Kokuhaku) di Tetsuya Nakashima è stato realizzato nel 2010, ottenendo anche una candidatura fra i Premi Oscar 2011 (come miglior film straniero). Confessions è in realtà un film molto sui generis, contenendo elementi thriller e horror, ma anche caratteristiche da film drammatico e persino surrealista in certi momenti. Il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Kanae Minato, pubblicato in Italia col titolo Confessione dalla casa editrice Giano/Neri Pozza (traduzione di Gianluca Coci).

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salem

Eccessivo, folle, geniale, scriteriato: l’ultimo film di Rob Zombie.

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Il remake del coreano Into The Mirror (2003), di Kim Sung-ho, si dipana tra i riflessi pieghevoli di un universo parallelo autoprodotto dal proprio riflesso, immagine e somiglianza di un mondo al contrario che dopotutto riflette la malvagità più atroce dell’animo umano.

La fuga del disperato di turno si infrange tra le schegge di un vetro che si distrugge al tatto. La forza dell’immaginazione “oltre” spinge il suicida a commettere l’omicidio di se stesso. Un taglio netto alla gola, di quelli da colata sanguinaria indimenticabile. Il “teorema del doppio” (simpatici i titoli iniziali “specchiati”) immagazzina e concentra in pochi minuti ciò che ci si aspetterebbe da un serial-tv e non da un frettoloso incipit filmico.

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Se avete visto “Phone”, il film di Ahn Byun-ki, potreste essere indotti a non visionare questo “The call – non rispondere”.

Troppe le somiglianze, a un’analisi preventiva superficiale. Ci sono i cellulari, nuovo veicolo dell’ignoto, ci sono i bambini in contatto con entità malvagie (che poi si rivelano non essere poi così cattive, se paragonate ai vivi…), ci sono i fantasmi così come li vede l’immaginario orientale, donne diafane dai lunghi capelli corvini.

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