THE COMPLEX

Dal regista di “The Ring” un film che nulla aggiunge a quanto già visto finora in ambito J-Horror. Un altro buco nell’acqua per un autore che sembra aver perso l’ispirazione di un tempo.

Asuka è una studentessa di infermieristica che si è da poco trasferita con la sua famiglia in un nuovo appartamento situato in un complesso residenziale abbastanza brutto (casermoni di cemento, per intenderci). Fin dalla prima notte rumori strani e brutti presentimenti tolgono il sonno alla ragazza, che presto verrà a conoscenza della leggenda che aleggia su quella casa: una leggenda che parla di fantasmi e morti inspiegabili. L’angoscia di Asuka crescerà quando un giorno ritroverà il cadavere del suo anziano vicino, morto di stenti. Il rumore che toglieva il sonno ad Asuka nient’altro era che il raschiare delle unghie del vecchio sul muro, estremo gesto di richiesta d’aiuto. Niente sarà più come prima per la ragazza, che perderà presto la concezione della realtà, trovandosi in un vortice di confusione e paura. 

Hideo Nakata, dopo aver provato a cambiare registro con Chatroom e Death Game (non proprio due capolavori), torna ad un horror più classico con questo The Complex (Kuroyuri danchi), leggera rielaborazione del plot “casa infestata”, con qualche inserto surreale e un tentativo abbozzato di giocare con diverse linee temporali. Nel suo complesso il nuovo lavoro del regista nipponico è un fallimento. La figura inquietante dell’anziano vicino deceduto è l’unica che spaventa davvero, ma solo in un primo momento, trasformandosi col passare dei minuti in una presenza ridondante e noiosa, presto sostituita dall’ormai immancabile bambino Ju-on style che appare e scompare a piacimento dalla vista della protagonista. Anche l’apprezzabile scelta di puntare sui deja-vu mattutini della ragazza per farci lentamente capire le dinamiche della storia è presto cancellata da altre scelte (dovute ad una sceneggiatura tutt’altro che solida) che fanno cadere nel vuoto le (poche) buone idee di Nakata.

Col passare dei minuti il film rischia più volte di cadere addirittura nel ridicolo, toccando l’apice con il rito/esorcismo finale che più che rappresentare il culmine della tensione è quasi un momento comico, durante il quale non si vede l’ora che spariscano dai nostri occhi i vari innocui fantasmini che hanno “tormentato” Asuka (e il pubblico) per ben 106 interminabili minuti.

Lontani sono i tempi di Ringu e per Nakata il suo maggior successo rischia di diventare quasi una maledizione: innumerevoli i tentativi dell’autore giapponese di replicare l’exploit del film del 1998, tutti più o meno falliti. Emblematico è il fatto che il miglior film di Hideo Nakata del nuovo millennio sia Last Scene, un film che tutto è tranne che un horror. The Complex è in definitiva un film inutile, che può anche essere guardato per riempire un buco di un’ora e quaranta minuti se avete una vita particolarmente vuota, ma che di certo non resterà a lungo nelle vostre menti e che vi farà fare sogni tranquilli, tranquillissimi. E per un horror non è un punto a favore.

 

 

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