Cinema Speciale: CIMITERI AL CINEMA

Speciale: CIMITERI AL CINEMA

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Quale luogo migliore dove ambientare una scena terrificante se non nel luogo che per elezione ci inquieta di più, il cimitero?

L’etimologia di origine greca suggerisce un significato dalle sfumature piuttosto sedative: luogo di riposo. Eppure la tradizione vuole che la sensazione di calma onirica sia abbastanza in fondo nella scala di emozioni percepite fra le croci di un cimitero. La verità è che la percezione di immobilità innaturale e il silenzio doloroso e sofferto della morte che aleggia fra le lapidi conferiscono al cimitero una fortissima carica di disagio e di inquietudine: è un luogo impressionante, oscuro, ansiogeno e intrigante di per sé. Certo si tratta di un luogo di riposo per i morti, ma si potrebbe obiettare che l’iconografia letteraria, religiosa e poi cinematografica, abbiano voluto strappare anche questi alla quiete promessa, rendendoli, o partorendoli, zombie.

E il cinema di settore non ha potuto fare altro che affondare le fauci in questa fertile carne e succhiarne il sangue dell’ispirazione, legandovi a doppio nodo alcuni dei prototipi horror più radicati e celebri, come redivivi o fantasmi. Sono così tanti i film che propongono scene ambientate in un cimitero che in questa sede è impossibile citarle tutte. Risolviamo quindi nella maniera più semplice: ci affideremo al gusto personale per addentrarci fra le loro fila con passo sicuro. Ci perdonerete, quindi, se non vedrete citata la vostra pellicola preferita.

Night of the living dead (1968)

Night of the living dead (1968)

Il genere zombesco è senza dubbio quello che meglio si confà alla location, vantando un numero spropositato di pellicole, dal film d’autore all’horroraccio di serie z, che scelgono di fare dell’ambientazione nel camposanto uno dei loro punti forti. Il curato e apparentemente desolato Shady Rest Cemetery, che si popola pian piano di traballanti e rantolanti zombie, fin dai titoli di testa ci dà il benvenuto nel redivivo mondo romeriano de La notte dei morti viventi (1968), naturale utero dell’inquietante confusione fra la vita e la morte. È – ancora – in un cimitero dalle tonalità gotiche e fumose che il Frankenstein di Mary Shelley si trova a trafugare la materia prima e più preziosa per la sua creatura, il cervello dall’intelligenza superiore; e di nuovo è in un cimitero che l’antropologo Dennis Allan finisce in una tomba spinto dai ladri, sulle tracce dello zombie Christophe, nella pietra miliare di Wes Craven Il Serpente e l’Arcobaleno (1988). Scendendo notevolmente di qualità registica (ma mantenendo alto il divertimento) si può guardar resuscitare e lo “pseudo-horror Fonzarelli” di I Was a Teenage Zombie (1987).

Poltergeist (1982)

Poltergeist (1982)

Non è solo il genere zombie a sguazzare nell’atavico effetto che hanno su di noi le pietre tombali: la genesi del male ancora una volta si aggira fra le lapidi con Poltergeist (1982) dove la casa teatro degli orrori è stata costruita abusivamente sopra un cimitero, appoggiandosi all’idea archetipica dell’inviolabilità di quel luogo, la cui trasgressione non può che far abbattere il male sui malcapitati. Così gli snodi labirintici delle catacombe garantiscono un’atmosfera claustrofobica in Catacombs (2007), regalandogli effettivamente l’unica riconoscibile qualità a fronte della sua complessiva debolezza. Epica e vomitevol-ridanciana è la scena di Drag Me to Hell (Sam Raimi, 2009) dove la disperata Christine, scoperchiata la tomba di Sylvia Ganush, mandante della sua persecuzione, si trova a lottare con un cadavere prepotentemente dispensatore di liquami, in un mare di fango e pioggia.

Frankenstein Junior (1974)

Frankenstein Junior (1974)

Ma le sfumature emozionali servite sul piatto d’argento dal non-luogo dei morti non si declinano solo sullo spettro ansiogeno: l’ambientazione cimiteriale si presta (se ben architettata) anche alla comicità, al trash, all’eros e persino alla tenerezza, garantendone addirittura un valore aggiunto. Trash si dimena sensualmente su di una tomba, spogliandosi a ritmo di musica circondata dai suoi amici, nello stesso cimitero che poi, inondato di pioggia, vedrà i corpi riemergere dalla terra. É Il Ritorno dei Morti Viventi, targato ‘86 e figlio sputato del suo tempo, che ci regala un ritratto (o un cliché) dei giovani ribelli un po’ punk e superborchiati che si ritrovano al camposanto, per bere, fumare e giocare con la morte. Le risate arrivano, ad esempio, con la celeberrima sequenza del brooxiano Frankenstein Junior (1974) al suono di “potrebbe andare peggio: potrebbe piovere!” pronunciata dalla gracchiante voce di Igor (Marty Feldman), mentre lui e il dottore cercano di dissotterrare una bara. E la tenerezza è in bianco e nero fra le grigie lapidi di Frankenweenie (2012), capolavoro in stop motion di Tim Burton, quando il piccolo Victor fa visita nel cimitero degli animali domestici al suo amato cagnolino Sparky. E che dire della struggente scena finale de Il Corvo (di Alex Proyas, 1994) quando Eric Draven (Brandon Lee) cade esanime sulla tomba di Shelly? Se non avete provato nulla guardandola, allora avete un cuore di pietra. Tombale.

Quella villa accanto al cimitero (1981)

Quella villa accanto al cimitero (1981)

Naturalmente anche noi abbiamo di che vantarci: il nostrano Lucio Fulci ci ha confezionato una perla di genere che si chiama Quella villa accanto al cimitero (1981), di cui già il titolo non intende lasciare all’immaginazione la rilevanza che ricopre quest’ultimo. In questo capolavoro da cineteca, accompagnato da una colonna sonora magistrale (come quasi sempre per quanto riguarda il maestro Fulci) le vecchissime lapidi se non lottano contro la vegetazione brulla, si nascondono nella casa, piene di polvere e magnetiche, e i bambini curiosi ci giocano in mezzo. Un’attenzione speciale la meritano i rari esterni in cimitero che non sfruttano la magia della notte; qualche volta questa scelta finisce addirittura per aumentarne la carica orrorifica: nel disturbante Nekromantik 2 (produzione germanica del ‘91) la graziosa ed elegante protagonista taccata ed elegantemente vestita, sta disseppellendo il morto delle sue brame, ed esausta per il lavoro, decide di sedersi sulla lapide e farsi una bella pausa sigaretta. Il suo imperturbabile aplombe e la luce potente del giorno contrastano così fortemente con la brutalità di quello che sta realmente accadendo da accentuarne fino agli estremi il lato macabro e assurdo.

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