Cinema Le streghe di Salem

Le streghe di Salem

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Eccessivo, folle, geniale, scriteriato: l’ultimo film di Rob Zombie.

La rocker Heidi lavora come DJ per un’emittente radio locale e forma il Big H Radio insieme a Whitey e Munster Herman. Arriva in radio un misterioso disco in vinile a Heidi, spedito dai “Lord”. La ragazza pensa si tratti di una nuova rock band in cerca di visibilità, ma appena ascolta il disco con Whitey, questo inizia a suonare al contrario ed Heidi rivive il flashback di un trauma del passato. Quando poi tardi Whitey riascolta il disco, da lui rinominati “Lords of Salem“, con sorpresa la canzone si sente normalmente e diventa una grande hit tra gli ascoltatori della radio. Successivamente i Lord ringraziano la radio con biglietti gratuiti e dei poster per un evento a Salem. Heidi ed i suoi amici però si ritrovano in una situazione ben diversa dallo spettacolo che si aspettavano.

Le streghe di Salem è il film più difficile della breve carriera registica del cantante Rob Zombie. Atteso con un certo fragore del pubblico di fan, è un prodotto scellerato e smisurato, creato apposta per deludere un po’ tutti, dai critici al pubblico dei multisala. Eccessivamente lento, ma non privo di un proprio fascino particolare, Le streghe di Salem è sicuramente un’opera pretenziosa per come si approccia a una storia di horror classico anni 80 per sovvertirne tra il genio e lo scriteriato le regole del prodotto d’intrattenimento.

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La storia dell’avvento satanico di un nuovo Anticristo con l’ultima data fissa a Venerdì, quindi il giorno del martirio cristologico e per contrasto della nascita dell’Eterno avversario, è aperta a più interpretazioni, una di banale horror criptico, l’altra più affascinante di parabola sulle dipendenze, le sette ma anche la droga.  Il personaggio di Heidi, dj di un certo successo nella Salem moderna, viene dapprima presentato con tutte le sue connotazioni positive (l’affetto per un cane, un lavoro cool, amici/amanti presenti per aiutarla) per poi farla precipitare in un incubo che, man mano i minuti avanzano, perde aderenza con il reale. Ecco che la sua storia diventa l’ingresso di un potenziale candido voltairiano in un mondo nuovo che abbraccia gli stilemi della religione per sovvertirli, una Comune di stampo mansoniano (la Famiglia), dove l’unica cosa che conta sono gli esponenti della setta, senza spazio per la personalità o gli affetti. Lords of Salem è un’opera innamorata di Sheri Moon, della sua pelle, della sua recitazione così spontanea, del suo fantastico sedere immortalato fin dall’inizio, e così heidicentrico da avere come ombelico del mondo il suo personaggio. Non importa d’altronde che fine fa il suo adorato cane o perché vengano liquidati, nel finale all’acido, i suoi amici in maniera così sbrigativa, il punto rimane che, arrivati alla conclusione, il mondo di Heidi ha nuove regole, ormai libera da ogni amore o bagaglio della precedente vita, per vivere totalmente il suo nuovo credo.

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All’inizio Zombie usa classici espedienti da horror di cassetta come l’arrivo della strega Meg Foster che ripete stilemi da J horror alla The Ring o The grudge o l’ipnotismo del disco dei Lords of Salem che sembra portare l’opera dritta nel campo della follia paranoica anni 50 de Il villaggio dei dannati, ma sono solo falsi indizi che sfociano in un horror non horror così denso di simboli, intuizioni, visionarietà da non poter non ricordare l’analogo Anticristo vontrieriano. Più volte, in diverse interviste, il regista ha descritto il suo film come “Ken Russel che gira Shining” e le analogie con la poetica dell’autore di I diavoli è evidente fin dall’approccio arrabbiato e surreale con la religione, ma purtroppo ne divide anche le alte vette kitch dal quale l’opera non è esente. C’è una tale presunzione che lascia sbigottiti nell’unire i quadri di Goya (le streghe straccione e i sabba) con il delirio glamour di David Lachapelle (le immagini finali della Madonna sui cadaveri), che fa sorridere davanti ad un velleitarismo autoriale che vorrebbe essere Lynch e si avvicina molto al modello Joan Lui. Anche perché Lord of Salem è un’opera citazionista di un autore che ha cominciato a girare per amore del genere horror e poi ha svirgolato in opere sempre meno commerciali e più personali, non belle ma certo coraggiose.

disturbing-trailer-for-rob-zombies-lords-of-salem In un mondo nerd dove le streghe ricordano quelle di Fabrizio Laurenti e il suo La casa 4, dove chi si avvicina a L’Aldilà ha gli occhi bianchi come in Fulci o nel Sentinel di Michael Winner (opera che ha molti spunti a livello narrativo con questa), dove le donne vengono uccise in torture baviane, si condividono echi di psichedelia anni 70, di arte warholiana, di cantanti heavy metal che appaiono all’improvviso, di blow job a preti e masturbazione a papi senza volto, di magliette dei Van Halen, di poster cinematografici, nella certezza che siamo dentro la mente di Heidi e il suo background personale pronto ad essere spazzato via nel finale. Le streghe di Salem non scade mai nel sangue, anche quando descrive un barbaro omicidio ai danni di un neonato, ma si concentra soprattutto sull’atmosfera, opprimente, lenta e inesorabile, fuori tempo dai gusti del pubblico moderno e vicino ad un modo di fare cinema così gustosamente anni 70. E’ sicuramente la regia migliore di Zombie, quella finalmente libera dalle briglie della commercialità, quello spirito anarchico che aveva già arriso il suo La casa del diavolo ma che aveva reso opere indigeribili i due Halloween remakizzati. Nell’opera possiamo ritrovare vecchi miti del cinema horror come il Ken Foree di Zombi o la Dee Wallace de L’ululato (ma il montaggio ne ha sacrificati molti) in parti anche microcoscopiche ma perfette nel contesto dell’opera, personaggi lontani comunque dallo sciagurato citazionismo post tarantino dei vari Eli Roth. Lord of Salem è un’opera senza dubbio affascinante, capace di portare in scena, finalmente, un sabba stregonesco senza gli eccessi kitch da Carnevale di Viareggio di molte opere, con un’inedito Satana nano in contrapposizione all’Altezza di Dio, ma è opera anche indigesta che divide e che risulta alla fine il suicidio commerciale di Rob Zombie. Improponibile alle grandi masse, sbilanciato nei suoi eccessi, blasfemo nei temi, è una pellicola che sicuramente farà discutere e che non ci aspettavamo da quello che solo pochi anni fa era un musicista con l’amore per il cinema. Per questo il giudizio del film è sospeso: ingiudicabile nel suo eterno oscillare tra genio e porcheria presuntuosa, risulta opera ammaliante, ma anche inconcludente ed eccessiva.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=J_PGVIoqpYo

Le streghe di Salem - VOTO: 3/5

Anno: 2013 - Nazione: USA - Durata: 100 min. min.
Regia di: Rob Zombie
Scritto da: Rob Zombie
Cast: Sheri Moon - Ken Foree - Dee Wallace - Bruce Davison - Jeff Daniel Phillips
Uscita in Italia: 24 Aprile - Disponibile in DVD:

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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Comments

Posted On
giu 17, 2013
Posted By
Eddie_Shenker

Ben lontano dai fasti di un tempo

Posted On
ago 19, 2013
Posted By
Borgy

Nonostante alcune pecche innegabili, a me il film con le sue inquadrature sempre chiuse mi ha dato un continuo stato di ansia e angoscia, che è quello che mi aspetto da un horror e che di solito difficilmente riesco ad avere.

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