Recensione film Joy Ride 2

Joy Ride 2

Come facilmente prevedibile, il trio evita accuratamente di impantanarsi nella sinistra e poco maneggevole morbosità che era il tratto distintivo e più apprezzabile della pellicola di Dahl, per sposare la linea tanto sicura quanto dozzinale di uno pseudo-survival.

Abbandonati dalla propria automobile nel bel mezzo del deserto del Nevada, due coppie di amici finiscono per violare un’isolata ed apparentemente abbandonata proprietà privata, “prendendo in prestito” l’auto lì custodita e ripromettendosi di sistemare ogni cosa non appena risolta l’emergenza.

Ma quella, come i quattro non tarderanno a scoprire, è l’abitazione del trucker maniaco Rusty Nail che, messosi senza fatica sulle tracce dei ragazzi, troneggiante sul suo enorme truck inizierà per l’ennesima volta quello che è il suo gioco preferito: la caccia all’uomo.

Il primo Joy Ride/Radio Killer, diretto dal veterano tv John Dahl nel 2001 e sceneggiato e prodotto da un J.J. Abrams allora in rampa di lancio, è tutt’altro che un film spregevole, piacevole e misurata variazione sul tema dello spielberghiano Duel, dove il lavoro per sottrazione del regista ci consegnava un pellicola per nulla originale ma efficace e sufficentemente tirata nella sua scarna essenzialità.  Otto anni dopo, con Dahl in altre faccende affaccendato e J.J. Abrams impegnato per l’ennesima volta a sconvolgere le regole dei serial tv, la Twentieth Century-Fox Film, titolare dei diritti di sfruttamento cinematografico del più infame camionista che le highways americane ricordino, ha avuto la brillante idea di estrarre dal cassetto dei soggetti sempreverdi il caro Rusty Nails ed affidarlo alle cure di una curiosa coppia di sceneggiatori, l’uno esordiente  – James R. Johnston -, l’altro, Bennet Yellin, passato alla storia come padre putativo dei due idioti Harry e Lloyd di Scemo e Più Scemo, e lasciar cucinare il tutto all’home video director Louis Mourneau (Soldier Boyz, Bats). Come facilmente prevedibile, il trio evita accuratamente di impantanarsi nella sinistra e poco maneggevole morbosità che era il tratto distintivo e più apprezzabile della pellicola di Dahl, per sposare la linea tanto sicura quanto dozzinale di uno pseudo-survival, tanto atipico per il modus operandi del boogeyman, quanto dannatamente scoraggiante nella sua banalità – la decapitazione che Rusty impone alla prostituta in apertura di pellicola più che un semplice incipit è una spudorata dichiarazione d’intenti -. Una schematicità narrativa che si ripeterà pedissequamente per tutto lo svolgimento della pellicola: accalappiati i quattro sventurati, il semi-invisibile Rusty, sigaretta d’ordinanza sempre accessa in bocca e dita grassocce a stringere il volante del proprio mezzo, inizia a farli fuori uno dopo l’altro andando a pescare senza vero costrutto nel mare magnum dei sottogeneri horror, con particolare ed ovvia predilezione per una certa impostazione a là torture porn.
Si mozzano dita un tanto al chilo in Joy Ride 2, ma più che questa falsa ferocia a norma di legge quello che davvero sconvolge della pellicola sono certe soluzioni narrative al limite dell’offensivo, chè il ridicolo è già qualche chilometro indietro: su tutte, la scena in cui Kayla (Laura Jordan) si intrufola all’interno di un obitorio allegramente incustodito a caccia di dita per ingannare il maniaco che, offeso da un gestaccio della ragazza, chiede come pegno il suo dito medio. Fatica sprecata: il vecchio Rusty, ben più furbo degli idioti che ha deciso di perseguitare, degli sceneggiatori, e del sottoscritto che perde tempo con certe porcate, mangia la foglia e la fa a pezzi con la sua motrice. Joy Ride 2 è una di quelle pellicole le cui pretese di modernità si esauriscono in un frequente e pietoso ricorso a personaggi youtube e myspace-addicted, che va ad elemosinare empatia presentando protagonisti acconciati secondo le ultime mode emo e che nelle battute finali esce da un’evidente impasse narrativa con disarmante facilità, lasciando che la protagonista Melissa (Nicky Aicox), stanca di raccattare il proprio fidanzato un pezzo per volta, decide molto prosaicamente di affrontare il buon Rusty in uno scontro all’ultimo sangue. Quasi commovente, non avessimo già speso tutte le lacrime nel maledirci per aver stoicamente sprecato soldi e sudati quattrini un’altra maledettissima volta.

Joy Ride 2 (USA, 2008)
Regia: Louis Morneau
Sceneggiatura: James R. Johnston, Bennet Yellin
Interpreti: Nicky Aicox, Nick Zano, Laura Jordan, Kyle Schmidt
Durata: 91 min.
Distribuzione: 20th Century Fox Home Entertainment

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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