Cinema WORLD WAR Z: gli zombie di Marc Forster.

WORLD WAR Z: gli zombie di Marc Forster.

world-war-z_Cinema_w_6645WWZ ha zittito tutto e tutti mettendo d’accordo critica e pubblico. Denso di tensione ansiogena, scene di epica portata e storia più che solida, il film di Marc Forster ci presenta anche uno zombie diverso dai classici e abusati stilemi, privo dei cliché che ne hanno sfiancato la natura e soprattutto molto plausibile.

Devastante. La parola perfetta per descrivere World War Z è devastante. Il primo zombie-kolossal della storia del cinema (di cui potete leggere qui la nostra recensione), con un budget stimato intorno ai 200 Milioni di $, si è rivelato uno spettacolare thriller dalla portata globale. Non lo zombie-movie definitivo certo, (per fare ciò bisognava adempiere nell’impossibile missione di riportare su schermo pagina per pagina il maestoso e omonimo lavoro epistolare di Max Brooks) ma di sicuro uno dei film più azzeccati del genere dai tempi di “La Notte” e “L’Alba” di George A. Romero, dalla quale però il film diretto dallo Svizzero Marc Forster si guarda bene a prenderne le giuste distanze. I puristi degli zombie-movie potrebbero, anzi, sicuramente avranno storto il naso, ma la realtà è che tale scelta si è rivelata per-fe-tta. Andiamo a scoprire il perché e i segreti degli zombie di World War Z.

“In un giorno come tanti altri, Gerry Lane e la sua famiglia si trovano in auto bloccati nel traffico metropolitano. Lane, un ex -impiegato delle Nazioni Unite, ha la sensazione che non si tratti del classico ingorgo. Il cielo da lì a poco si riempie di elicotteri della polizia, e gli agenti in motocicletta sfrecciano all’impazzata da tutte le parti: la città è in preda al caos. Ovunque per le strade, orde di persone si avventano ferocemente tra di loro, un virus letale trasforma gli esseri umani in creature irriconoscibili e feroci. I vicini di casa si rivoltano tra di loro, le persone innocue diventano improvvisamente nemici pericolosi. Le origini del virus sono sconosciute, mentre il numero delle persone infette cresce di giorno in giorno, raggiungendo rapidamente i livelli di una pandemia globale. Le ipotesi che questa epidemia possa sopraffare gli eserciti di tutto il mondo ed arrivare a distruggere i governi e le popolazioni, fanno scendere in campo Lane che deve decidere se mettere in salvo la propria famiglia o combattere in prima persona, memore del suo pericoloso passato di agente ONU, nel disperato tentativo di raccogliere informazioni in giro per il mondo su questa terribile epidemia che minaccia la sopravvivenza del genere umano, e fermarla.” 

[Dal pressbook ufficiale di World War Z]

world-war-z_Cinema_w_6880Lo zombie, terminologia di origine haitiana, per definizione è un’anima inquieta, un essere non-morto che, nella sua rappresentazione occidentale viene spinto dall’unico bisogno di nutrirsi di carne umana (e non solo), può essere fermato soltanto causando al corpo ospite un forte trauma cranico sufficientemente potente da separare l’encefalo dal corpo, in poche parole bisogna spappolargli il cervello. La produzione di World War Z ha però deciso di “ispirarsi” più che “basarsi” sul materiale originale donato prima da Romero e poi da Brooks, per rendere il proprio prodotto una novità assoluta nel panorama cinematografico di genere e di conferirgli potenza e importanza che nessun Z-Movie ha avuto prima d’ora. Per fare questo si è dovuto però scendere a un compromesso: PG-13, rating che a casa nostra si traduce in “Film per Tutti”. Quindi da personaggio dell’immaginario horror, lo zombie viene scaraventato con (pre)potenza nel thriller più puro. Ripulito, completamente privato della sua storia, il non-morto si affaccia per la prima volta nel nuovo millennio in una veste più reale, a tratti elegantemente tratteggiata e decisamente più cattiva, irrazionale e raccapricciante.

In ‘WWZ’ la rappresentazione che abbiamo del non-morto spiazzerà tutti: non è un essere antropomorfo. Non è spinto (almeno non inizialmente) dal solo bisogno di nutrirsi. Al primo stadio di infezione l’unico scopo è quello di infettare quanti più soggetti possibile. Stop. Come il più feroce – e reale – fungo parassita che abbiamo in natura, il morbo narrato in ‘WWZ’ è intelligente e vuole a tutti i costi espandersi il più possibile. Il soggetto ospite manterrà in una prima fase tutte le originali funzioni motorie – se non amplificate – e solo con lo scorrere del tempo e il conseguente deterioramento del corpo diviene lento. Catalogare quindi la creatura di Forster come “classica” o “velocista” non è corretto. Da Romero, a Kirkman fino al più recente e sorprendente Loureiro, l’infezione viene spiegata essere suddivisa in stadi. World War Z il film è però l’unico esempio pratico di tutto ciò. Le sequenze finali (dopo la geniale idea del “camuffamento”) propongono appunto questa visione. Nella sua evoluzione lo zombie di “WWZ”, raggiungerà la sua classica “entità Romeriana” solo quando il virus morirà perché senza più uno scopo. Non sorprenderebbe infatti se nel sequel (già annunciato dopo che quello considerato dagli analisti come possibile flop ha incassato la bellezza di 260 milioni di dollari in soli dieci giorni!) i non-morti saranno rappresentati nella classica versione Romeriana. Essendo che ormai il virus non riconosce più soggetti idonei da appestare, svanirà o meglio morirà lasciando il corpo ospite nello stato di morte rianimata. Con lo scorrere del tempo (ricordiamo che la putrefazione è rallentata dall’infezione) e con il deterioramento della carne e dei muscoli lo zombie “capirà” che per sopravvivere dovrà nutrirsi. Cibarsi di quei soggetti che prima non considerava cibo ma solo soggetti con scarsa potenzialità di infezione.

Marc Forster, così come l’intera produzione, non hanno smembrato quella che è una delle figure horror per eccellenza, anzi l’hanno resa ancora più reale onorando il genere non tanto per continuare a rappresentare storie già viste, quanto per creare qualcosa di originale e più attinente allo spirito di tensione dei nostri tempi: “Quando si tratta di film sugli zombie, si fa tutti riferimento a George Romero perché ne è l’icona. Gli esempi più recenti sono film come ’28 Giorni Dopo’, e così via. Così, da regista dico che bisogna cercare sempre di dare qualcosa di nuovo e di diverso, anche se si lavora in trame ben delineate: questo è proprio quel che abbiamo cercato di fare in questo film. Abbiamo mantenuto alcuni elementi classici degli zombie, ma con movimenti e motivazioni differenti…”, spiega Forster. Il regista Svizzero si riferisce ovviamente alla ormai celebre “teoria dello sciame”, modello di comportamento realmente esistente in natura che coinvolge gruppi di insetti o altri stormi animali, per sottolineare le movenze degli zombie, intuibile durante il film anche prima che queste creature appaiano (infatti il sottotesto di critica ecologica lascia intendere che il virus sia di pertinenza naturale): “Ho quindi ritenuto interessante vedere questi zombie, che non hanno intelletto poiché sono morti che camminano, reagire secondo questa teoria dello sciame. Può sembrare un paradosso, perché gli zombie sono i non-morti,  ma nell’insieme, vi è una coscienza inconscia”.

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Muovendosi in modo isterico, gli zombie diventano molto pericolosi – ma non sempre aggressivi. In World War Z la visione migliore, ma non la più orribile, che abbiamo degli zombie è quando sono latenti. “Se non provocati, gli zombie sono stagnanti, lenti e volti al vagabondaggio. Quando parte la frenesia, nasce la stessa sensazione di uno squalo che sente l’odore del sangue. Nel momento in cui sentono che c’è qualcosa da mordere, lo inseguono; e ben presto si capisce che anche i rumori li attirano “, spiega ancora Forster.

I realizzatori, con l’aiuto del CDC di Atlanta, hanno deliberatamente e coscienziosamente creato un credibile “retroscena” per il comportamento degli zombie e per scoprirlo, come ha fatto Gerry, hanno cominciato dalle origini.

“Siamo risaliti alle fonti scientifiche e mitologiche. Abbiamo assunto una serie di consulenti che hanno approfondito tutti i temi: dalla malattia infettiva al comportamento dello sciame, ai meccanismi di difesa fisiologici; di come le persone o gli animali si proteggono da un parassita, ad esempio, e come fanno a sopravvivere. Sembrava molto più interessante a nostro avviso, radicare i nostri zombie alla vita reale, pur sapendo che reali non sono. La fase successiva è stata mettere in atto tutto ciò. Una volta raccolto quell’insieme di idee, nascono altrettante questioni. Di fronte uno zombie che ha appena girato una scena: come sarà venuta? Quanto tempo è occorso? Quanto tempo impiegheranno gli altri? Hanno bisogno di essere provocati per attaccare? Da cosa possono essere provocati? Che aspetto ha un zombie infettato da un’ora diversamente da uno che lo è stato un mese prima? Poi c’è ovviamente la questione della velocità di movimento. Gli zombie storicamente sono lenti. Ma a noi servivano degli zombie che sì, si muovessero lentamente ma che fossero all’occasione veloci, perché diverse sono le circostanze ambientali del film che lo prevedono “, le parole del produttore Gardner.

Riguardo all’aspetto delle creature, la costumista Mayes Rubeo afferma: “Volevamo mostrare il processo della trasformazione da uomo a zombie anche attraverso i costumi. Non tutti hanno lo stesso morso, non tutti sono feriti o traumatizzati nello stesso modo. Se si guardano attentamente gli zombie, si nota che ognuno ha un abito proprio, differenziato dall’invecchiamento, dalla condizione del vestito, e dalla quantità di sangue. Abbiamo voluto che ognuno mantenesse la propria individualità durante ogni fase dell’epidemia. Tutte queste sono idee del nostro regista Marc Forster, sempre  al timone di questa operazione sugli zombie”.

Tutti dettagli spaventosamente evidenti durante l’assedio di Gerusalemme dove gli zombie cadevano gli uni sugli altri,per scalare un muro “inespugnabile”.  Forster usa spesso queste ampie riprese evitando volutamente la rapidità del fast cutting in fase di montaggio e l’instabilità delle immagini dello shaky frame: “Certi film si prestano meglio alle riprese dinamiche e lo stile editoriale. In questo film, abbiamo scelto di dar vita a delle immagini più stabili. Le riprese delle sequenze di migliaia di zombie che cercano di superare una parete, mentre degli elicotteri sparano a vista contro di loro, sono state eseguite in modo impeccabile, ” conferma il produttore Ian Bryce.

world-war-z_Cinema_w_1467“World War Z non è assolutamente il totale disastro che molti, e io stesso, avevamo previsto. Ha una sua dimensione epica, elettrica e disastrosa, capace di introdurre nuove regole nel raccontare una buona storia di zombie. Credo manchino un paio di momenti in più di silenziosa contemplazione che avrebbero aumentato ancora di più il già enorme bagaglio emotivo che un progetto del genere non può che portare con sé. In ogni caso il film mi è piaciuto e mi sono piuttosto divertito: è uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto e oltre”, le parole di Max Brooks, autore del romanzo da cui è tratto il film, e uno di quelli che inizialmente si erano scagliati contro il film. Ma a quanto pare gli zombie di Marc Forster, ma anche di Brad Pitt, sono davvero devastanti.

Il film tratto dal best seller “World War Z – La guerra mondiale degli zombie” di Max Brooks, anche autore di“Manuale per sopravvivere agli zombie”, vede nel cast, oltre a Pitt, anche Anthony Mackie, Matthew Fox, Mireille Enos, David Morse e James Badge Dale. In sala da circa due settimane ha già incassato l’incredibile somma di 250 milioni di dollari in worldwide.

About Giovanni Lorecchio
Famiglia modesta, lui un po’ meno. Un folle, dilaniato da miliardi di idee ma con pochi mezzi per realizzarle. Grande appassionato di cortometraggi in computer grafica e di colonne sonore, ama particolarmente l’accostamento horror/sci-fi. Odia il brutto cinema e si dedica alla composizioni di colonne sonore di genere.

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