Apocalittico Il seme della follia

Il seme della follia

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«E’ un classico film da realtà-alternativa: i libri chiamano e la realtà alternativa prende forma. Appena ti addentri in questo universo conosci il cattivo, uno scrittore horror che ti infetta con i suoi libri… »

Sembra “farla facile” John Carpenter, raccontando a Paolo Zelati de Il seme della follia. In realtà il suo 16esimo lungometraggio è “affaire” ben più articolato e complesso. Probabilmente trattasi non del miglior film horror di John Carpenter e neppure del più conosciuto, ma per tantissimi è di sicuro il più pauroso, il più oscuro, degna conclusione dell’excursus apocalittico iniziato dall’autore con il mitico La cosa e proseguito con il formidabile Il signore del male.

seme_follia2John Trent (Sam Neill) è un detective di un’assicurazione che indaga sulla misteriosa scomparsa di un famoso scrittore horror, Sutter Crane (Jurgen Prochnow), sparito prima di consegnare al suo editore (Charlton Heston) il manoscritto del suo ultimo, spaventoso romanzo In The Mouth Of Darkness. Accompagnato da Linda (Julie Carmen), segretaria dell’editore, il detective si mette all’opera, tra accadimenti sinistri ed inquietanti, fino a giungere a Hob’s End, cittadina sospesa tra immaginazione e realtà, teatro delle vicende narrate da Cane. E qui si ritrova immerso in una spirale di orrore senza fine…

Ciò che rende questa pellicola così oniricamente brutale e inquietante, tanto da farne un vero cult, non è tanto la premessa narrativa di fondo (di evidente ispirazione lovecraftiana, come riportato dallo stesso autore nonché dallo sceneggiatore Michael De Luca) e neppure il ricorso a una riuscita mise-en-scène fatta di rarefatte ma pungenti suggestioni derivate dall’immaginario filmico di genere pregresso (impossibile non “respirare” le atmosfere claustrofobiche, di minacciosa immanenza e diffidenza di opere come Il pasto nudo di Cronenberg o L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel) e di un registro narrativo direttamente mutuato dal noir (al riguardo Carpenter pretese dall’attore protagonista Sam Neill una interpretazione “bogartiana” del ruolo di John Trent). Neppure l’abbondanza di grintose scene d’azione à-là-Fuga da New York, effetti speciali sulla falsariga surrealista e “baconiana” de La cosa, ottimi momenti di suspense e pretese metafisiche, ne rappresentano le peculiarità di maggior pregio.

No, ciò che rende Il seme della follia un’opera terrorizzante e incisiva nel profondo di ogni spettatore è il sotto-testo ideologico,  un’ardita e acuta riflessione meta-linguistica (l’essenza più intima, il ruolo, la natura del linguaggio letterario/cinematografico nella realtà che ci circonda e nella formazione delle coscienze di ciascun individuo) che Carpenter sintetizza senza dover snaturare in alcun modo la sua poetica visionaria, in quanto in assonanza con la tesi di fondo proposta da Lovecraft: la scrittura non (re)inventa la realtà ma semplicemente la rivela. E quindi lo scrittore diventa solo uno strumento, un mezzo di disvelamento di ciò che già esiste, una realtà dietro il mondo del sensibile che “passa” attraverso la forza della parola nel nostro quotidiano (mitica e metaforica, in tal senso, la scena in cui Sutter Cane si squarta come un libro per consentire il passaggio “al-di-quà” ai demoni della scrittura ). Film non salvifico e non consolatorio, magistralmente interpretato da Sam Neill (eccezionale nel “rendere” la lenta ma inesorabile discesa di Trent negli abissi della follia), rappresenta un’esperienza visiva e riflessiva che nessun spettatore potrà dimenticare in fretta.

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NOTA

Se negli anni ‘50-’60 la mancanza di adeguate tecnologie (soprattutto nel settore degli fx), rendeva  impossibile una efficace concretizzazione delle suggestioni ancestrali di Lovecraf, la new wave horror nata nei ‘70 e prosperata fino alla fine degli anni ‘80, ha fatto si che la cosmogonia di HPL trovasse degna novelization anche al cinema. Principale artefice di questo revival lovecraftiano fu Stuart Gordon con il dittico gore Re-animator (adattamento del racconto Herbert West rianimatore) e lo scatenato From Beyond, grande show di effetti speciali e bizzarie ottiche. Negli anni ‘80 le tematiche lovecraftiane della trasformazione del corpo diventano costante fissa del cinema horror: da Carpenter, per l’appunto, a Brian Yuzna (con il sequel Bride of Re-animator e soprattutto il cult Society), da Cronenberg (cultore del tema) a Ridley Scott (l’alieno di Alien ideato da H.R. Giger incarna l’iconografia mostruosa dei Grandi Antichi) a Tobe Hooper (Space vampires) fino al nostro Lucio Fulci (Paura nella città dei morti viventi e L’Aldilà), passando per Possession di Zulawski (con la più ripugnante sequenza d’amore della storia del cinema, protagonista un essere metà uomo e metà polipo, creato per la fiction dal nostro Carlo Rambaldi) praticamente tutti i maestri consolidati del genere si trovano a “fare i conti” con il “Solitario di Providence”. Perché se non si è letto (e visto) nulla di Lovecraft non si può dire di conoscere l’horror.

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Un trailer del film

httpv://www.youtube.com/watch?v=_PFcOeM_Usk

Making of

httpv://www.youtube.com/watch?v=7XeHWeelVgg

Il seme della follia - VOTO: 4/5

Anno: 1994 - Nazione: USA - Durata: 95 min.
Regia di: John Carpenter
Scritto da: Michael De Luca
Cast: Sam Neill - Julie Carmen - Jurgen Prochnow - David Warner - John Glover
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

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