Cinema CLAUSTROFOBIA

CLAUSTROFOBIA

Dall’olanda un thriller sempliciotto con risvolti porn.

Eva si trasferisce in un nuovo appartamento ma non fa in tempo ad ambientarsi perché un uomo mascherato la rapisce e la imprigiona in uno scantinato per qualcosa di terribile che la ragazza scoprirà sulla propria pelle. Quinto film diretto da Bobby Boermans, regista olandese non molto ambizioso che si limita a fare bene il compitino senza esagerare con i toni, i colori, i suoni. Claustrofobia è però un film che anziché soffocare lo spettatore sembra faticare esso stesso a respirare, nel tentativo di essere moderno senza gli eccessi che vanno tanto oggi per la maggiore e che Boermans vorrebbe anche spalmare su atmosfera Polanskiana. L’ironia avrebbe potuto salvare tutto, ma è come se il regista stesso non capisse le gag che si è ritrovato a filmare.

Parte con un prologo da casa stregata. Una bambina chiude per scherzo un suo compagno di classe nella cella frigorifera di un obitorio abbandonato. Si trasforma presto nell’ennesimo Saw.  All’inizio fa quasi pensare anche a una delle quelle commedie sado-sentimentali dei registi iberici, dove il rapporto tra vittima e aguzzino finisce per trasformarsi in una torbida e malatissima storia d’amore, ma nonostante l’aria da fessacchione del cattivo, Dragan Bakema, un incrocio in peggio tra Javier Bardén e Antonio Banderas, basta poco tempo per capire di trovarsi davanti a un mediocre psycho-thriller con risvolti torture porn buttati lì tanto per propinare al pubblico la pietanza che più mostra di gradire di questi tempi: Ragazza segregata nello scantinato. Carceriere di poche parole che non svela i suoi piani. Violenza psicologica e fisica fino all’asportazione di un rene per realizzare un piano di vendetta piuttosto demenziale.

L’assassino uccide senza volerlo, ma solo perché il vicino pervertito, l’investigatore troppo sveglio, l’amica un po’ puttana della vittima, gli sono tutti d’intralcio. Loro rischiano di mandargli all’aria il piano e quindi lui li elimina con la risolutezza spicciola di un killer navigato, anche se si tratta di un povero chirurgo specializzato in gastroenterologia, che ha fatto qualche puntatina in manicomio, di tanto in tanto. Una vittima innocente che viene trasformata in un mostro senza cuore.

La claustrofobia, paura degli spazi chiusi è il filo che unisce tutta la vicenda e che riesce, dopotutto, a tenere in piedi l’intera storia, anche se si tratta priva di originalità, buona per quando il sabato di Rai2 si tinge di giallo. L’austerità, la freddezza della fotografia, la recitazione piuttosto misurata degli attori, lasciano sperare qualche virata smarcante, autoriale, che risollevi l’intera pellicola, ma non accade nulla che non sia già stato previsto nei primi trenta minuti iniziali. I vicini dall’aria losca in realtà sono i buoni; quelli che sembrano buoni, innocui, sono coloro da cui bisogna guardarsi. Il detective che scopre tutto, invece di avvertire la polizia, si reca da solo nel covo dell’assassino e fa una brutta fine. L’assassino lo uccide segandogli il collo con l’IPad. Un Torture pad, se vogliamo, nella sequenza più in linea con i dettami sanguinolenti in vigore oggi. La protagonista, la bellissima Carolien Spoor studentessa in veterinaria e aspirante attrice frustrata, si rivela assai più tosta delle apparenze iniziali e in più di un’occasione mette in ridicolo la virilità del carceriere, deboluccio, maldestro e pasticcione, quasi quanto gli assassini del primo Scream: prende gli schiaffi da tutti, si lascia incastrare in più di un’occasione e finisce intrappolato nello stesso incubo che aveva progettato per la sua vittima.

I topi sono la metafora generale. I roditori, messi in risalto fin dalle prime sequenze, quando nel laboratorio dell’università vengono siringati, tramortiti e incisi dagli studenti inesperti che seguono le direttive del professore attempato, sornione e svogliato, sono in piccolo, ciò che tutti i personaggi diventeranno poi: topi in trappola, topi schiacciati senza pietà e cavie destinate alla camera a gas. Eva, la protagonista, viene rinchiusa in una gabbia sottoterra, poi anestetizzata, incisa e punita con il gas che l’aguzzino sprigiona da un’apertura del soffitto. La claustrofobia, unico segno evidente del trauma che il cattivo ha subito nell’infanzia, lo spingerà a spararsi un colpo in testa, chiudendo così il cerchio e lasciandoci nella malinconia più spossante dopo altri novanta minuti sprecati della nostra unica vita.

Claustrofobia - VOTO: 2/5

Anno: 2011 - Nazione: Olanda - Durata: 88 min.
Regia di: Bobby Boermans
Scritto da: Robert Arthur Jansen
Cast: Drakam Bakena - Alison Carroll - Carolien Spooor - -
Uscita in Italia: 2012 - Disponibile in DVD:

About Ceccamea
Nato a Vetralla (VT) l'8 dicembre del 1978. Scrittore, strimpellatore di chitarra, ex-fumatore incallito. Sposato, con figli. Una di tre anni. L'altra in arrivo per il nuovo anno. Maya permettendo.

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