Editoria La città dei clown – Will Elliot

La città dei clown – Will Elliot

Opera prima dell’australiano Will Elliot, La città dei clown si propone come un’architettura barocca fatta di incubi, mondi paralleli e figure orrorifiche.

Il Clown, nella sua essenza; viene ri-visitato come immagine demoniaca dal Male e la sua propensione al “far ridere”, diventa istigazione alla sofferenza. Metafora caustica e violentissima della “società dello spettacolo”, il libro di Elliot scorre via come un bicchiere di acqua fresca.

Scrittura semplice e lineare, mai banale nell’intersecare realtà e finzione, pesca a piene mani nell’universo lynchiano, per tradurre in visioni-incubi i deliri di un mondo allo sfacelo di cui i clown sono la propaggine “cerniera” che unisce il mondo delle “persone” con quello dei “personaggi” (come in qualunque reality show). Utilizza le dinamiche dello show-business, ribaltandone il senso e le finalità , per disseppellire l’orrore fisico e morale che si cela dietro all’uomo moderno. Il culto dell’immagine e del divertimento (inteso come risata), viene letteralmente fatto a pezzi attraverso i comportamenti individuali e collettivi della Pilo Family Circus (questo il titolo originale dell’opera).

La Città dei clown racconta la storia terribile e selvaggia di Jamie, un ragazzo australiano sui vent’anni come tanti. Un lavoro piuttosto schifoso, di quattrini ne girano pochi, una casa in condivisione con coetanei che assomiglia pericolosamente a una stalla. Fin qui roba poco originale, tanto per intenderci. Ma un giorno Jamie è costretto con metodi assai sbrigativi a cambiare lavoro e a diventare un clown per il Pilo Family Circus, un’impresa familiare molto poco ortodossa che ha piantato i suoi tendoni in una specie di universo parallelo tra Brisbane, gli USA e l’Inferno. E va detto che è un posto in cui c’è veramente poco da divertirsi, visto che il circo è popolato da acrobati efferati, pagliacci sadici e mostri e mostriciattoli psicotici di diversa estrazione.

Figure deformi, grottesche e crudeli come i clown Goshy, Doopy, Gonko, popolano un’universo raccapricciante e perverso in cui il Male esplode a ogni istante, si nasconde nella “diversità” e cela i suoi tentacoli dietro i volti dei personaggi. E’ proprio il vecchio clown Winston a ricordare al giovane Jamie l’importanza e la pericolosità della maschera: il cerone del clown diventa nella metafora di Elliot, il nickname dietro a cui il più normale degli uomini si può nascondere per compiere ogni tipo di nefandezza e brutalità al danno del prossimo, perchè come ricorda il vecchio Winston: “Più è buono l’uomo, più è malvagio il Clown“. L’oblio e la rimozione del passato passano attraverso l’assunzione della maschera, che diventa schermo “demoniaco” della responsabilità individuale: dietro a essa tutto è concesso e tutto è perdonato, anche il rischio di perdere la propria identità . Il vecchio clown Winston rivolto a Jamie: “Ti dirò una cosa. La notte togliti la pittura dal volto. Mettitela quando devi, ma per carità di Dio ogni tanto toglila. Dammi retta, ti conviene ricordare chi eri prima di venire qui. Se dimentichi quello dimentichi tutto e non ti ricorderai neppure che cosa sia successo“.

Winston con la sua saggezza è come un vecchio maestro che istruisce Jamie alle dinamiche del “nuovo mondo” in cui è precipitato. Un mondo che, come quello terreno, non è esente dall’uso di droghe come addittivo di “potere”. Nel mondo dei clown c’è la “polvere” , metafora della cocaina, che come essa porta l’uomo alla leggerezza del suo essere e trasforma in realtà ogni desiderio. “La polvere ti dà quello che vuoi, nel limite del ragionevole. Polvere dei desideri la chiamano alcuni. E’ molto cara, immagino, la roba più cara che c’è in giro. Vale più di qualsiasi altra cosa al mondo“, ricorda ancora Winston. JJ (alterego di Jamie) rappresenta quindi l’uomo contemporaneo, con aspirazioni e desideri oltre il limite; un individuo che desidera vivere al di sopra delle proprie possibilità frustrato dalla vita e dal quotidiano che anela al “mondo dello spettacolo” come a un panacea dei suoi mali. La sfera di Shalice la zingara, che vede il futuro (e il passato) sottoforma di menzogna ne è l’elemento simbolico esplicativo: la donna racconta ai clienti di un’esistenza “virtuale” dove l’individuo è condannato al fallimento, per convincerli della bontà del mondo del Pilo Family Circus e circuirli con il fascino perverso del Male. Un’illusione permanente che annebbia la percezione del reale e cancella le peculiarità di ogni individuo. Un cancro che ammorba il mondo e che se visto con il filtro dell’orrore appare persino meno spaventose di come è in realtÃà.

Nell’opera di Elliot, non tutti i nodi vengono sciolti e alcuni passaggi non sono molto chiari. Il libro soffre delle urgenze del principiante: la voglia di dire tutto e subito annacqua alcuni passaggi fondamentali come il conflitto tra clowns e acrobati e le sfaccettature di un personaggio affascinante e complesso come Kurt Pilo. Peccato, perchè la visionarietà bizzarra del giovane scrittore ha basi solide e promette bene, una volta maturata una propria linea personale scevra da compromessi derivativi da cinema e letteratura (su tutti Clive Barker e David Lynch).

La città dei clown

di Will Elliott

Prezzo € 17,00
Dati 2009, 364 p., brossura
Traduttore Brescia G. M.
Editore Mondadori (collana Strade blu. Fiction)

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: