Cinema The Human Centipede

The Human Centipede

Si fa presto a dire body horror. E si fa altrettanto presto ad ammantare certi lavori di presupposti concettualmente tanto pesanti, capaci in un sol colpo di evocare mostri sacri del raccapriccio filmico.

Quanto può pesare una genericamente buona idea nell’economia complessiva di un film? E’ davvero sufficiente un’immagine pur potente, disturbante e capace di toccare corde potenzialmente parecchio intime a costruire un’intera pellicola di un’ora e mezza? Può bastare solo quello? Per chi ancora non ne fosse convinto, The Human Centipede è la pellicola capace di scogliere ogni residuo dubbio.

Persa nelle campagna tedesca a causa di un guasto alla loro automobile, una coppia di giovani turiste trova rifugio nella ricca e asettica villa di campagna di un distinto chirurgo ora in pensione. Quello che le due non possono sapere è che l’uomo, un ex-professionista celebre per le sue operazioni di divisione di gemelli siamesi, da quando ha abbandonato la professione ha avviato una serie di folli studi atti ad unire chirurgicamente tra di loro tre persone  tramite un unico sistema digerente. Sedate e catturate, insieme a una terza vittima le due sventurate andranno a costituire la prima sequenza di un raccapricciante centipede umano…

Si fa presto a dire body horror. E si fa altrettanto presto ad ammantare certi lavori di presupposti concettualmente tanto pesanti, capaci in un sol colpo di evocare mostri sacri del raccapriccio filmico, esplicitazioni del mare magnum dell’inconscio declinati secondo gli standard della biomeccanica giapponese, dell’incubologia cronenberghiana o barkeriana, spesso ancora prima che sia lo stesso autore della pellicola ad azzardare più o meno esplicitamente qualsiasi paragone impegnativo. Nel caso di Tom Six e del suo The Human Centipede l’equivoco squisitamente giornalistico che in più di un caso ha elevato il regista olandese al rango di nuovo cantore della mutazione su celluloide assume contorni quasi ridicoli: niente nella sua pellicola sembra indicare un fine più alto o profondo dello sfruttamento prosaico di un’idea sufficientemente raccapricciante ad attirare su di sè l’attenzione dei più. Sono stati scomodati nomi, correnti e discipline irripetibili per tessere le lodi di quello che in sostanza non è altro che un film inconfondibilmente mitteleuropeo per scelte estetiche e yankee nello sfruttamento superficiale di un’Idea: niente di male in tutto questo, sia chiaro, ma una precisazione quantomeno doverosa se ci si vuole avvicinare alla pellicola nella maniera più onesta possibile.

Quello della pellicola di Tom Six è un atteggiamento fatalmente tradito dalla sostanziale inconsistenza di tutto quello che, insieme alla presonalmente sopravvalutata presenza di un’idea davvero  originale, dovrebbe contribuire alla costruzione coerente ed efficace di una pellicola. Nei fatti non c’è alcun reale intreccio: la vicenda è introdotta dal più banale dei pretesti narrativi e galleggia per tutta la sua durata in un brodo allungato di scene create a evidente scopo di riempitivo, popolata da una manciata di personaggi pretestuali che fanno da semplice contorno alla figura dell’unico vero protagonista, un dott. Hieter che, in contraddizione evidente con il mood grigio e spartano che ammanta l’intera pellicola, è costruito quasi fosse il supervillain di un qualche dimenticato film della Hammer: eccessivo, teatrale e da una gestualità esasperata così stridente con il resto di un impianto invece assolutamente asciutto e costruito per sottrazione. L’impressione è che alla base di tutto non esista una reale cifra narrativa, con il risultato che l’insieme sembra più che altro un accrocchio piuttosto incoerente di suggestioni nemmeno troppo pensate, tanto che anche un certo spirito sarcastico di fondo che serpeggia qua e là durante tutta la pellicola si integra faticosamente col resto. Colpo di grazia finale, l’evidente imbarazzo registico con cui Six gestisce quelli che dovrebbero essere i momenti più squisitamente orrorifici, schifezze digerenti a parte dove invece, grazie a un buon lavoro di make up, porta a casa una facile pagnotta: totalmente incapace di creare e gestire momenti di reale tensione, il nostro ci trascina in un paio di scene – quella della piscina interna su tutte – veramente scarse per costruzione ed efficacia. Rigorosamente per amanti delle schifezze usa – e ri-usa: al momento è in preparazione il terzo capitolo della serie – e getta; per tutti gli altri, il rischio di dover partecipare non a una, ma a due pratiche di coprofilia potrebbe essere francamente troppo.

The Human Centipede

Regia: Tom Six
Sceneggiatura: Tom Six
Interpreti: Dieter Laser, Ashley C.Williams, Ashlynn Yennie, Akihiro Kitamura
Durata: 92 min.
(Olanda, 2010)

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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