Cinema Tucker and Dale Vs Evil: Parla Alan Tudyk

Tucker and Dale Vs Evil: Parla Alan Tudyk

Quando abbiamo visionato il primo montaggio è stato un enorme sollievo scoprire di non aver girato nulla ai livelli del celebre “Pull the strings!” di woodiana memoria!”

Se non lo avete ancora fatto, segnatevi mentalmente il suo nome: perché il volto del texano Alan Tudyk, lanciato nel giro di quelli che hanno dimostrato di saperci davvero dalla black comedy di Frank Oz Funeral Party, è uno di quelli che non si dimenticano facilmente. Ancora meno dopo averlo visto nel mix tra horror e rednecks del prossimo Tucker and Dale Vs Evil, sempre che qualcuno abbia l’accortezza di farlo arrivare ufficialmente sui nostri lidi…

La carica comica che tu e il tuo partner in crime Tyler Labine è semplicemente esplosiva. Quanto vi ci è voluto per trovare la giusta alchimia tra di voi e tra i vostri personaggi?

Devo ammettere che è stato tutto piuttosto immediato: io e Tyler condividiamo lo stesso atteggiamento nei confronti di un certo tipo di comicità. In questo caso, il nostro scopo ultimo era quello di risultare il più realistici possibile, perché siamo convinti che sia quella la modalità in assoluto più divertente, in totale opposizione rispetto a una certa comicità a là Scary Movie dove tutto è esagerato e grossolanamente surreale.

Tutto questo in un contesto soverchiato da un’assurda quantità di sangue e arti umani…

E’ stato divertentissimo. Uno dei miei momenti preferiti è quello dove il ragazzo finisce dentro il macchinario per tritare la legna. Dopo che l’attore è saltato dentro e io ho preso al volo le sue gambe, nella ripresa immediatamente successiva mi sono ritrovato a girare con il manichino delle sue gambe che continuava a spruzzarmi sangue in faccia, mentre dovevo ovviamente far finta che quelle fossero le gambe scalcianti di un uomo che sta morendo in una maniera atroce, con metà del corpo ridotto a poltiglia sul terreno. Adoro il mio lavoro.

Sembra quasi una riproposizione della scena di Ed Wood in cui Bela Lugosi combatte contro la piovra cercando contemporaneamente di far muovere i suoi tentacoli…

In effetti non c’erano poi tutte queste differenze! Dovevamo girare tutto molto in fretta, spesso senza la possibilità di rigirare alcune scene nè poter verificare quanto avessimo fatto. Avevamo giusto il tempo di pensare a quello che avremmo dovuto fare, girarlo, e ricominciare immediatamente con qualcos’altro. Quando finalmente abbiamo visionato il primo montaggio è stato un enorme sollievo scoprire di non aver girato nulla ai livelli del celebre “Pull the strings!” di woodiana memoria! E’ stata un’esperienza fisicamente devastante. Dal momento in cui Tucker si è ritrovato appeso a testa in giù, tutto è diventato dannatamente più complicato. Ho accettato di venire appeso senza controfigura per la maggior parte della scena. Chi pratica seriamente yoga è in grado di stare in equilibrio sulla proprio testa per un tempo incalcolabile: bene, ora posso dire con precisione qual’è il momento in cui finiscono i benefici di quella pratica e iniziano i problemi per la propria salute! Avevo la testa come un pallone, non sono stato in grado di pensare lucidamente per un paio di giorni, facevo cose apparentemente senza senso, dimenticando in giro qualsiasi cosa.

Il regista Eli Craig ha accennato all’eventualità di un secondo capitolo di Tucker and Dale. Cosa ne pensi?

Sarei d’accordissimo, l’importante è che questa volta le locations offrano servizi di scuba diving, tipo il Messico! Eli aveva suggerito qualcosa del tipo Tucker and Dale go to Yale, dove si sarebbero ritrovati ad avere a che fare con le dinamiche tipiche degli slasher movies. Io penso invece che la cosa migliore sarebbe buttare nella mischia dei vampiri. Pensavo di andare in Messico e combinare qualcosa a là Dal Tramonto all’Alba. Procurarsi dei vampiri e via con le danze.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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