Recensione film Dark ride

Dark ride

Siamo davanti a una perfetta opera grindhouse senza i trucchetti di sgranatura dei vari Rodriguez e Tarantino, un atto d’amore sincero verso il cinema del terrore passato.

Dieci anni dopo aver brutalmente ucciso due giovani fanciulle, un pericoloso serial killer riesce a fuggire dall’istituto psichiatrico dove era stato rinchiuso, per tornare nel suo macabro covo, il Dark Ride, una sorta di tunnel dell’orrore dove si è divertito a trucidare decine di vittime. La fortuna vuole che proprio in quel momento un gruppo di giovani studenti in vacanza, decida di fare una visita al Dark Ride, elettrizzati dall’idea di addentrarsi in quel luogo ancora avvolto dal terrore.

Di Craig Singer conoscevamo un solo film: Perkins’14, una pellicola cupissima, creata grazie ai consigli dei fan raccolti via internet. Caso piu’ unico che raro e forse anche per questo esempio di cinema irripetibile che spezza il velo di maia tra autori e spettatori. Dark ride è l’opera precedente, un omaggio al Tobe Hooper de Il tunnel dell’orrore, un film splatter vecchia maniera come si giravano nei gloriosi anni 80, senza incursioni nel comico, tanto teso e grondante sesso e sangue che quasi non ci si crede. Dark ride con i suoi colori accesi da vero luna park dell’orrore, con la sua straordinaria atmosfera e le budella mostrate senza paura, è una boccata d’aria fresca ai vari teen movie con ragazzi urlanti o alle masturbazioni mentali meta horror di vecchi tromboni alla Wes Craven. Dark ride è un horror con tutti i crismi, un perfetto b movie del terrore che non ha alcuna pretesa che non sia quella di intrattenere in maniera onesta per un’ora e trenta. C’era il pericolo di un prodotto estremamente banale nello svolgersi della trama al servizio di apparenti eterni clichè (ragazzi in fregola chiusi in un luogo isolato alla mercè di un maniaco deforme e mascherato), ma 1) il film non risulta mai, grazieiddio, noioso, anzi il ritmo concitato lo rende scorrevole e avvicente 2) la sceneggiatura di Robert Dean Klein, autore di almeno un capolavoro, Heart of America di Uwe Boll, riesce ad rielaborare il deja vu con colpi di scena frequenti e non banali. Dark ride, rispetto a tanti altri film con maggiori pretese, fa la sua porca figura di prodotto di cassetta riuscendo ad anticipare persino umori futuri del cinema horror come il recente The Hills Run Red mettendo in scena una maschera se non uguale, molto simile al villain Babyface. Siamo davanti ad una perfetta opera grindhouse senza i trucchetti di sgranatura o perdita di pellicola dei vari Rodriguez e Tarantino, un atto d’amore sincero verso il cinema del terrore passato. Tanto di cappello a Craig Singer per questo. Consigliato.

Dark ride

Regia: Craig Singer
Interpreti:
Jamie Lynn-DiScala, Patrick Renna, Clayton Rogers, Alex Sorowitz as Jim
Durata
: 94 min.
Inedito in Italia

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: