Cinema I’ll Never Die Alone

I’ll Never Die Alone

Braccate e violentate, le quattro vittime si rifugiano in un’abitazione apparentemente sicura; le loro pene non sono però finite, mai fidarsi delle casette nel bosco…

Carol, Yasmin, Moira e Leonor stanno attraversando in auto l’arida regione argentina di La Plata, quando notano un corpo steso sull’erba, sul ciglio della strada. Si tratta di una donna ferita gravemente, probabilmente da un manipolo di cacciatori di frodo che le ragazze scorgono poco lontano dal luogo del ritrovamento.

Ripartite, le protagoniste raggiungono il commissariato di polizia più vicino e rilasciano la deposizione, evidenziando la presenza sospetta dei cacciatori.
Il senso civico delle ragazze non basta a salvare la donna soccorsa (che muore di lì a poco) ed espone Carol e amiche alla feroce rappresaglia degli assassini, determinati a castigare le testimoni.
Braccate e violentate, le quattro vittime si rifugiano in un’abitazione apparentemente sicura; le loro pene non sono però finite, mai fidarsi delle casette nel bosco…
I’ll Never Die Alone – in originale No Moriré Sola – è fin dai titoli di testa (e dalle ascelle pelose) così ruvidamente 70s che se fosse un film targato Tarantino (o discepoli, visto il recente Piranha di Aja) non ci sarebbero dubbi sull’intento omaggistico del progetto, ma in questo caso è legittimo pensare che la scelta stilistica sia più una necessità che una citazione.
E a proposito di citazioni, come giudicare una trama composta quasi esclusivamente da inseguimenti, stupri, fucilate, violenza e controviolenza?
Fosse uscito 40 anni fa I’ll Never Die Alone avrebbe avuto un valore diverso, sarebbe stato prima condannato, poi tagliuzzato dalla censura, infine riabilitato e sbandierato come ultima frontiera del torture porn.
Nel 2008 invece il confronto con la quantità e la qualità delle pellicole simili è impietoso e l’effetto shock notevolmente ridotto (se non azzerato).”Forte” di un budget di seimila dollari, il regista spagnolo Adrián García Bogliano insiste sull’horror “b” senza metterci il minimo tocco personale e rigurgitando senza stile le tematiche di cui sopra.
La sceneggiatura è mugolante, il ritmo sonnolento come l’agente di polizia che prova ad impedire un massacro (già scritto) che segue le linee-guida del genere senza uscire mai, neanche di un fotogramma, dallo schema, dispiegato attraverso 15 interminabili minuti di stupro, troppi e senz’arte.
Bogliano tiene a distanza il nuovo stile torturatore di Saw e Hostel, ma custodisce nel cassetto L’Ultima Casa A Sinistra I’ll Spit On Your Grave e non lo nasconde, pur essendo nato nell’epoca sbagliata e senza la bravura necessaria: quello che ci lascia è un anacronistico e serioso richiamo di un genere controverso che faceva del lato “porn” un azzardo e una provocazione, non un modo per alleggerirsi la coscienza di fronte a una narrazione latitante.
Anche la brutale ma inflazionata vendettona finale, dove i cattivoni diventano improvvisamente babbei e le gracili ragazze delle novelle Rambo, rasenta la sfacciataggine e moltiplica i “deja-vu” cinematografici senza regalare neppure qualche momento “gore” palliativo.
Non c’è dubbio che l’orma lasciata da I’ll Never Die Alone sia invisibile, ma è altrettanto vero che i più ferventi sostenitori del sottogenere ne apprezzeranno una visione, ritrovandoci struttura ed elementi a loro cari. Subito dopo, però, lo dimenticheranno anche loro.

I’ll Never Die Alone

Regia di: Adrián García Bogliano
Scritto da: Adrián García Bogliano, Ramiro García Bogliano, Martín Frías
Interpreti: Andres Aramburu, Gimena Blesa, Leonardo Canga
Durata: 86 min.

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