Cinema Scream 4: lo splatter della tv delle apparenze

Scream 4: lo splatter della tv delle apparenze

Craven è tornato.  Lui è il maestro. Non dimentichiamolo dopo questo nuovo Scream.

Quindici anni dopo gli efferati omicidi di Woodsboro, Sidney Prescott è diventata una scrittrice di successo grazie a un romanzo che racconta la sua esistenza tormentata dai serial killer. Woodsboro è tornata ad essere una tranquilla cittadina, dove vivono serenamente lo sceriffo Riley e sua moglie Gale Weathers, oltre che la cugina adolescente di Sidney, Jill. Ma alla vigilia del ritorno in città della giovane eroina per la presentazione del suo romanzo, qualcuno pare determinato a compiere nuovi massacri indossando ancora una volta la maschera di Ghostface.

Scream è come 2001 per i fan del cinema del terrore nati e cresciuti tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90. Troppo giovani per inseguire mode di paninari e sfitinzie, troppo cresciuti poi per non essere Amarcord di usi e costumi quasi da preistoria, i Jason, i Michael Myers noi ragazzi che nel 1996 avevamo vent’anni o poco meno erano ricordi di videocassette o racconti di padri o amici più grandi in cinema fumosi e desiderati. Nel 1996 il genere slasher era morto e sì, anche il cinema del terrore in senso assoluto non è che andasse molto bene: i maestri stavano facendo i primi retro march da piccoli fottuti soldati vanagloriosi… oddio che schifo l’horror, meglio il western tanto ci metto lo stesso stile da cartoon pazzoide, oddio meglio il melò e i 150 violini da schiaffare in culo all’insonnia del presidente. Scream è il canto del cigno di uno di questi maestri, Craven, che l’horror l’ha sempre odiato in cuor suo, che aspirava all’arty ed è finito a desiderare di vedere le nostre budella, Scream è il suo saluto a tutto il pubblico che lo amava e ha finito per forza ad odiarlo, il suo addio da Peter Pan del cinema del terrore per fare pellicole più serie… prima di tornare con la coda tra le gambe alle passioni odiate. Bonne nuit, bonne nuit, bonne nuit, bonne nuit, buonanotteScream è però anche una rivoluzione del genere: vi potranno pure dire che un misconosciuto film anni 80 parodizzava già l’horror, ma c’è sempre un piccolo film che viene prima, e a noi sinceramente questo non fregava né frega ora a distanza di vent’anni. Scream è Scream, punto, un film che ha generato seguiti, che è stato imitato, messo alla berlina, che ha minato alla base i caposaldi del genere (l’Halloween di Miner non è forse figlio dello stesso seme?), che ha fatto scuola. Potete trovargli tutti i cazzi che volete: è datato ora, può essere, non ha la stessa potenza, può essere, non convince con tutti i personaggi, può essere, ma è solo un bla bla bla perchè non toglierete la potenza di una bomba gettata su Hiroshima che Scream ebbe all’epoca.

L’intro con Drew Barrymoreche film horror ti piace” pugnalata sull’atrio di casa, i dialoghi sulle versioni  televisive de L’Esorcista, Neve Campbell con le sue tettone da santarella pura, Randy e le regole dell’horror, Torno subito!, Le vergini muoiono per ultime, i due assassini che si pugnalano, Non ci dev’essere per forza un motivo alla violenza, Diciamocelo tua madre non è Sharon Stone, Huston Huston abbiamo un problema… tutto perfetto e inciso nella nostra memoria come la Bibbia per padri fondatori di questa nostra società. Poi l’idea di una maschera di Munch che parodizza il nostro terrore – come a dire puoi urlare, ma io sono il tuo urlo – un’idea che amplifica il senso stesso della concezione vittima- carnefice, uniti nell’atto della morte dalla stessa espressione di paura. Ecco Scream 2 non sarà lo stesso, pur se per tre quarti bellissimo, e Scream 3 segnerà la morte con tutte le sue cretinerie da Scary movie, con i personaggi senza interesse e lo svaccamento del metacinema in metacagata, una mutazione raccapricciante che mima l’alieno de La cosa. Per 12 anni buio, di acqua sotto i ponti ne è passata, il genere slasher si è tarantinizzato con Rob Zombie e si è involgarito nel torture porn alla Saw, Seed e budella varie calde e prelibate dimenticando però la suspense a favore del sadismo.

Non dico che Scream 4 sia l’angelo sceso dal cielo per perdonare i nostri peccati più reconditi, non vale quanto il primo, ma è l’espressione più matura di un autore che tra alti e bassi si è perso, che non ha più tentato la strada suicida del fuori genere, che con qualche anno in più arriva mogio mogio a cercare di battere la strada del vecchio successo, con umiltà e professionalità. Già l’intro ci introduce in un discorso non banale di scatole cinesi, di realtà che possono ricordare la corsa nelle tv tra il vecchio Horace Pinker e suo figlio, di un cinema che ingoia se stesso per risputare una versione digerita e mangiata del suo concept originale. Scream 4 è un film craveniano nel senso più assoluto, teorizza l’idea di cinema in metacinema come già i tre precedenti, senza svaccare nel non sense del terzo, ma mantenendo una certa coerenza che è alla base del film più craveniano e dimenticato dai fan, Nightmare nuovo incubo. L’umorismo è alto, ma non c’è più bisogno di essere referenziali, di citare un certo Wes Craven o mettere una maglia a righe a un inserviente, non c’è più il bisogno di Craven di dire “Esisto solo io come maestro del genere”: Stab è girato da Robert Rodriguez, esistono i Saw, la gente usa facebook, twitter come tutti e come tutti sanguina copiosamente quando viene accoltellata. Scream 4 cambia le regole del gioco senza – a dire il vero – cambiare niente, non ha il coraggio di essere sovversivo fino in fondo non riuscendo a trucidare i suoi eroi, ma ha la sfacciataggine di raccontare una storia non politicalmente corretta, terribilmente attuale in Italia come in America. Lasciamo stare i giochi dei remake, l’uso delle webcam al posto delle vecchie telecamere, non è questo che rende Scream 4 un film politico, ma l’idea, quasi da romanzo alla Brett Easton Ellis, di una società solo di apparenza, l’isola dei famosi, il Gf, l’idea assurda che non bastano più i 15 minuti di Andy Wharhol per essere qualcuno, ma deve esserci un atto assoluto di grande sacrificio, l’omicidio di massa e scriverci un libro, bagnarsi del sangue di qualcun altro per essere quel qualcuno accettando anche il dolore delle sue perdite.

Ecco quindi che Scream 4 fa assurgere la saga a un nuovo livello, un’idea già accentuata nel primo film che viene remakizzata in un’altra chiave, sovversiva, agghiacciante, terribile nella sua apparente banalità. Questo rende prezioso il resto: gli omicidi, Hayden Panettiere col capello corto che già me la sarei fatta volentieri in Heroes, il lungo finale all’ospedale che si mangia in dieci minuti tutta la presunta potenza di un Rob Zombie in vena di horror. Pensiamo al peggio: ci sarà uno Scream 5. Ma Craven è tornato. Hic sunt leones. Lui è il maestro. Non dimentichiamolo, non dopo questo Scream 4. Ogni crimine, ogni peccato passato ora può essere perdonato.

SCREAM 4

Regia: Wes Craven
Scritto da:
Kevin Williamson;
Prodotto da:
Dimension Films (United States) e Entertainment Film Distributors (United Kingdom).
Durata:
1 ora e 43 minuti.
Anno:
2011.
Cast:
Neve Campbell (Sidney Prescott), Courteney Cox (Gale Weathers), David Arquette (Dewey Riley), Emma Roberts (Jill Roberts), Hayden Panettierre (Kirby Reed), Mary McDonnell (Aunt Kate), Rory Culkin (Charlie), Nico Tortorella (Trevor Sheldon), Marley Shelton (Deputy Hicks), Alison Brie (Rebecca), Anthony Anderson (Deputy Perkins) e Adam Brody (Deputy Hoss).

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About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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