Intervista film Rubber: Parla il Regista

Rubber: Parla il Regista

“A livello di effetti speciali è stato un po’ come essere tornati agli anni ’30, agli albori della cinematografia. Nessun equipaggiamento: solo una videocamera e l’angolo giusto di ripresa”.

Quattro chiacchiere con Quentin Dupieux, creatore di characters efficacissimi – suo il Mr. Oizo di qualche anno fa -, padre putativo del copertone più temuto del globo e regista delle sue famigerate imprese nel folle Rubber. Thanks to Bloody Disgusting.com.

E’ una sola la domanda che tutti vorrebbero porti: quanto è stato difficile avere a che fare con Rob il Copertone?

Onestamente, la difficoltà derivava dal fatto che fosse un copertone telecomandato: per sua stessa costituzione, non è stato facile riuscire a mascherare i meccanismi di controllo remoto. Abbiamo creato tre prototipi, e uno solo era realmente funzionante. E’ stato incredibilmente difficile far rotolare quel marchingegno: principalmente abbiamo fatto tirare in copertone da una persona, mentre il modello telecomandato è entrato in un ridotto numero di riprese. A livello di effetti speciali è stato un po’ come essere tornati agli anni ’30, agli albori della cinematografia. Nessun equipaggiamento: solo una videocamera e l’angolo giusto di ripresa.

Avete usato della CGI?

Non per il copertone. Più che altro l’abbiamo sfruttata per aggiungere sangue alle teste meccaniche che esplodono, in modo che fossero un po’ più credibili considerato che il meccanismo da solo faceva abbastanza schifo.

Nella pellicola si possono scorgere un’infinità di influenze, da David Lynch a The Twilight Zone, esperimenti meta-cinematografici, linguaggi post-moderni, e più in generale molti elementi riconducibili al lavoro di Rod Serling (padre putativo proprio di The Twilight Zone). Condividi?

Credo che sia successo senza che me ne rendessi conto, del resto ho adorato il serial sin dall’adolescenza. E’ senza bubbio parte di me, così come lo è Creepshow. Non sai perché un qualcosa ti entusiasma a tali livelli, è il tuo subconscio, ma non hai scelta. Ad esempio, al terzo giorno di riprese mi sono reso conto di essere fissato con Duel: non puoi controllare quello che ti passa per la testa.

Le tue pellicole si scelgono sempre un punto di vista ironico e privilegiato su vite – o forme di vita – rigorosamente fuori dall’ordinario. Pur non essendo commedie, i tuoi film hanno forti elementi da dark comedy. Pensi che questa sia una tua personale cifra stilistica?

Sicuramente, del resto si può dire che stia cercando di fare lo stesso film da quando ho 12 anni, quindi immagino che anche in futuro quello sarà un elemento imprescindibile del mio stile. Odio quei film esclusivamente divertenti o esclusivamente tragici: penso che la prima regola debba essere quella dell’ equilibrio.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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