Intervista film The Last Exorcism: Parla Ashley Bell

The Last Exorcism: Parla Ashley Bell

In quei momenti davvero ti chiedi: “Cosa diavolo era quello?“. E ti penti di esserti ritrovata ad ascoltare quel materiale all’una di notte, da sola, quando la suggestionabilità è ai suoi massimi livelli“.

In uscita il prossimo 27 agosto, The Last Exorcism è, alla pari di Piranha 3D, se non la pellicola più attesa, certamente la più pubblicizzata e chiacchierata. Dalle colonne di Shocktillyoudrop ci ha pensato la protagonista e fresca di possessione Ashley Bell a introdurre la next big thing dell’estate. Buona lettura.

Considerando che le storie d’esorcismo ci hanno sempre regalato delle protagoniste femminili assolutamente all’altezza, con quale spirito hai affrontato il tuo coinvolgimento nella pellicola?

Non ho mai esitato. Quando ho studiato la figura di Nell – la posseduta – ho ringraziato il cielo di aver avuto l’opportunità di interpretare un ruolo così complesso e interessante. Lo studio e la ricerca di un personaggio, tanto più se è parecchio articolato, è ciò che più amo di questo lavoro.

Come ti sei preparata al ruolo?

Tendenzialmente divento molto ossessiva in fase di preparazione della parte, quindi ho iniziato a studiare qualsiasi documento venisse in mio possesso, dai libri alle registrazioni audio vaticane di veri esorcismi. Ho visitato decine di chiese. La scena stessa della mia audizione era una scena di esorcismo, quindi quando mi sono trovata in quest’ufficio casting di West Hollywood, rotolandomi sul pavimento mentre quest’uomo cercava di strappare un demone dal mio corpo e il cameraman riprendeva tutto ho pensato: “I miei genitori sarebbero così orgogliosi di me in questo momento!“.

Durante la tua ricerca, c’è qualcosa che ti ha davvero sorpresa?

Beh, è un soggetto così misterioso e complesso… Ogni volta che sembra di esser giunti a una conclusione si scopre un punto di vista completamente diverso che non si era preso in considerazione. Ascoltando diverse registrazioni, è capitato più di una volta che mi scoprissi a pensare quanto fossero riproducibili i suoni che stavo ascoltando, salvo poi venire scaraventata a terra da suoni che non erano di questo mondo, assolutamente non riconducibili ad alcuna persona o animale. In quei momenti davvero ti chiedi: “Cosa diavolo era quello?“. E ti penti di esserti ritrovata ad ascoltare quel materiale all’una di notte, da sola, quando la suggestionabilità è ai suoi massimi livelli.

E’ stata la tua prima esperienza con un film di questo tipo?

Sì, e ne sono entusiasta. Tutti i rapporti umani all’interno di quell’isolata fattoria persa nel verde, il fatto che ad un certo punto arrivino degli stranieri e inevitabilmente stravolgano tutti gli equilibri precedenti, sono state dinamiche davvero interessanti da interpretare. Ma credo che il merito maggiore vada riconosciuto al regista Daniel Stamm. Ci ha lasciato davvero molta libertà in fase di ripresa e si è sempre confrontato con le nostre idee, nonostante nei fatti fosse il mio primissimo ruolo da protagonista.

E’ successo qualcosa di sorprendente durante le riprese? Qualcosa che in nessun modo avreste potuto prevedere?

Ogni giorno c’erano delle novità, proprio perché il regista ha sempre dato ascolto a quelli che erano i nostri suggerimenti e le nostre idee. Di fatto la scena del secondo esorcismo è composta da episodi che Stamm ha aggiunto la sera prima delle riprese su mio suggerimento. E’ una forma di collaborazione che ritengo incredibilmente proficua ed entusiasmante.

Eli Roth ha prodotto la pellicola: quanto si è visto sul set?

Pur essendo impegnato con la promozione di Inglorious Basterds durante tutto il periodo delle riprese, ci ha quotidianamente fatto sentire la propria vicinanza, per essere poi molto presente in fase di post-produzione. Di fatto è stato parte integrante del film: persone coinvolte nella produzione sostengono di non aver mai percepito così vicino, rispettoso e propositivo un produttore in tutta la loro carriera. E’ stato bello e confortante vederlo lavorare fianco a fianco del regista in fase di montaggio, nella costruzione di una scena e della suspense partendo dal semplice girato.

A livello creativo, cos’è stato fatto per evitare che The Last Exorcism riproponesse quanto già visto in altre pellicole di possessione?

Daniel Stamm ci ha immediatamente chiesto di guardare ogni film che riguardasse anche vagamente delle possessioni demoniache. Quindi si può dire che sin dall’inizio avessimo intenzione di fare qualcosa di diverso. Daniel, che oltretutto è un esperto di cinema horror, ha voluto insistere molto sui rapporti interpersonali all’interno della famiglia e sullo studio dei personaggio. La presenza di Eli Roth ha fatto il resto, intervenendo sulla vicenda con l’aggiunta di qualche minimo elemento comico e brillante.

A livello di cast, quanto vi hanno sorpreso questi elementi di humour, del resto decisamente organici al resto della narrazione?

Molto, tanto che la primissima volta che ho visto il film per intero sono rimasto stupita da quanto quegli elementi si integrassero al resto. E’ un modo sopraffino per manipolare le tue emozioni: ancora prima che te ne renda conto, ti ritrovi nel bel mezzo del caos e dell’orrore, e non puoi farci assolutamente niente.

L’aver girato in Louisiana ha in qualche modo aumentato il livello generale di suggestione che gravitava intorno alla pellicola, considerata l’infinità di leggende presenti nel Sud degli Stati Uniti?

Decisamente. Avendo girato in piena estate, l’aria stesa era pesante e opprimente, e c’era davvero poca gente in giro. Restare ad osservare l’aperta campagna in piena notte per sufficiente temo era il modo più veloce per terrorizzarsi a morte.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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