Cinema Fear itself: I nuovi Masters of horror

Fear itself: I nuovi Masters of horror

Fear itself si presenta come una serie dalle ottime potenzialità, , ma nasce su una tv sbagliata  che frena storie interessanti edulcorandole.

Dopo la morte di “Masters of horror” la tv sembrava diventata orfana di una serie antologica tra le più interessanti mai concepite. Abbiamo avuto una prima stagione che si è elevata grazie al lavoro di Landis, Dante, Argento e Miike in un’ottica comune di superare i rigidi confini imposti dal prodotto televisivo per sublimare la violenza e i nudi più estremi con la furia e l’estro di un’opera cinematografica.

Peggio è andata con la seconda stagione dove le storie erano sì sempre scorrette (nell’episodio di Carpenter si prende una viva posizione pro aborto), ma le sceneggiature erano troppo semplici e anonime per appassionare. Dopo l’annuncio, subito smentito, di una terza stagione l’interessante progetto, paragonabile solo per riuscita alle “Historias para no dormir” spagnole, sembrava dovesse finire nel dimenticatoio, ma il tenace ideatore della serie, Mick Garris, ha trovato un modo per tornare a riunire registi interessanti con un’altra antologia del terrore. Nasce così una terza serie spuria di “Masters of horror”, sotto il censorio marchio della tv in chiaro NBC, dal titolo “Fear itself”. Rispetto al precedente progetto le cose si mettono subito male, soprattutto per il versante violenza e nudi, limitando anche la libertà dei diversi registi nel poter creare storie con una durata miserrima di 40 minuti o giù di lì (i “Masters of horror” si aggiravano intorno ai 50 minuti). Ora mentre scriviamo le serie ha subito una brusca interruzione per il periodo estivo fermandosi all’episodio 8. Nell’attesa dei restanti 5 episodi finali possiamo comunque tirare le somme sulla serie.

Episodio 1: THE SACRIFICE

Regia: Breck Eisner
Cast: Jeffrey Pierce, Rachel Miner, Stephen Martines, Mircea Monroe, Jesse Plemmons

In una vecchia fortezza isolata dalla neve quattro criminali in fuga, in seguito a una rapina, incontrano tre splendide sirene che si offrono di aiutarli, ma non tutto è come sembra…

Il primo episodio, diretto da un regista vergine nel genere horror e con la brutta commedia “Sahara” come esperienza precedente, non è malvagio. Ma già in questo “The sacrifice” i limiti che dividono i “Fear itself” dai “Masters of horror” sono evidenti: dagli omicidi fuori campo alle situazioni estremamente pudiche anche quando dovrebbero virare verso il pruriginoso. La sceneggiatura poi non è nulla di che, ma rendono interessante l’episodio soprattutto un buonissimo make up dei mostri, delle protagoniste molto carine e una certa tensione che prosegue continua tutti i 42 minuti.

 

Episodio 2: SPOOKED

Regia: Brad Anderson
Cast: Eric Roberts, Jack Noseworthy, Larry Gilliard Jr., Cynthia Watros

Un investigatore privato, ex poliziotto, accusato di comportamenti violenti e contro la legge, si ritrova ad affrontare i demoni del suo passato mentre fa la guardia ad una casa infestata.

L’episodio di Brad Anderson (L’uomo senza sonno) è un passo indietro al precedente di Eisneck. Molto incisive le visioni che si presentano agli occhi di un chandleriano Erik Roberts, molto buono anche il cast, ma a non convincere è una storia ripetiva, poco interessante che rincorre un finale debole e sensazionalista. E’ un film di Brad Anderson fino al manicheismo e alla noia: come già nei precedenti lavori del regista ancora un uomo alle prese con il rimorso che gli induce paranoia e allucinazioni. Risaputo.

 

Episodio 3: THE FAMILY MAN

Regia: Ronny Yu
Cast: Clifton Collins Jr., Colin Ferguson, Josie Davis, Stephen Lobo

Un uomo, dopo un grave incidente, si ritrova nel corpo di un serial killer. E deve proteggere la sua famiglia dall’omicida che ora si trova nel suo di corpo…

L’episodio del regista orientale Ronnie Yu (La sposa di Chucky, Freddy vs Jason) è forse il peggiore del lotto: il più ripetitivo, quello meno interessante, girato distrattamente da un regista che nel passaggio da Oriente ad Occidente si è svilito e depersonalizzato. Anche il colpo di scena finale resta prevedivibile e derivato. Buono il cast comunque.

 

Episodio 4: IN SICKNESS AND IN HEALTH

Regia: John Landis
Cast: Clifton Collins Jr., Colin Ferguson, Josie Davis, Stephen Lobo

Una promessa sposa, il giorno del matrimonio, riceve uno strano biglietto da un misterioso individuo, nel quale è scritto che il suo prossimo marito è un serial killer.

Ecco la vera sorpresa della serie: l’episodio di John Landis, l’uomo che creò quel magnifico cult movie licantropesco di “Un lupo mannaro americano a Londra”. Qui si gioca con i colori come in Mario Bava e si crea una storia geniale che riesce a tenere ad altissimi livelli la tensione accumulata fino al finale inaspettato. Viene omaggiato inoltre il giallo anni 70 con gli stessi chiaro-scuri, con elementi che ritornano come topoi tipo la chiesa gotica, la strana donna dal foulard rosso che si aggira di notte e che viene continuamente intravista e che indossa guanti neri di pelle, elementi comuni da Dario argento ai finti horror di Emilio P. Miraglia. Da vedere e rivedere, 42 minuti di puro genio.

 

Episodio 5: EATER

Regia: Stuart Gordon
Cast: Elisabeth Moss, Stephen R. Hart, Russell Hornsby, Stephen Lee, Pablo Schreiber, Marie Zydek

Una giovane poliziotta, alle prime armi, deve fare la guardia ad un serial killer, chiamato “The Eater”. La donna rimane affascinata dall’uomo e dalla sua terribile storia. Ma quando i suoi colleghi iniziano a comportarsi in modo alquanto strano, la donna capisce presto che nessuno è veramente chi sembra essere…

L’episodio di Stuart Gordon è stato certo il più atteso, ma alla fine risulta un compitino ben congegnato, ma senza particolari guizzi. Il cast con in primis l’attore Stephen Hart, una maschera umana terrorizzante già di suo, fa faville, ma a non funzionare è la prevedibilità di una storia che saccheggia troppi film da Sotto shock a Il tocco del male senza avere una propria personalità. Gordon è forse un po’ spaesato a non mettere in scena una storia horror tratta dal suo amato Lovecraft.

 

Episodio 6: NEW YEAR’S DAY

Regia: Darren Lynn Bousman
Cast: Briana Evigan, Zulay Henao, Niall Matter, Cory Monteith

Una ragazza si sveglia senza ricordare nulla della serata precedente, quella di Capodanno. Scoprirà suo malgrado che il mondo è in preda agli zombi e inizierà una disperata corsa per andare a raggiungere il fidanzato.

Altro magistrale episodio dopo Landis. Darren Lynn Bousman (Saw 2, 3 e 4) firma per assurdo proprio per la tv la sua regia migliore, giocando sul suo stile videoclipparo riuscendo a confondere gli spettatori tra reale e sognato. L’episodio, scritto da Steve Niles (28 Days Later, 30 Days of Night), è tesissimo e pur se esangue riesce a stupire per come ribalta le carte in tavola nel finale. Attori tutti in parte con menzione speciale alla bella e brava protagonista. Da non sottovalutare poi le scenografie che ripropongono citazioni del videogame Resident evil 2.

 

Episodio 7: COMMUNITY

Regia: Mary Harron
Cast: Brandon Routh, Shiri Appleby, Meredith Bailey, John Billingsley, Charlie Hofheimer

Non il peggiore episodio, ma sicuramente uno dei più prevedibili. La regia di Mary Harron è buona pur non avendo particolari guizzi. Solo che la storia ricorda troppo l’episodio sulle sigarette con James Wood di “L’occhio del gatto”.

 

Episodio 8: SICK & BONES

Regia: Larry Fessenden
Cast: Molly Hagan, John Pyper-Ferguson, Gordon Tootoosis

Un uomo torna dalla sua famiglia dopo essere stato dato per disperso. E’ stremato, disidratato e ad un passo dalla morte. Quello che i suoi cari non sanno che dentro di lui dimora lo spirito cannibale del Wendingo.

Episodio medio diretto dal regista indie Fessenden che aveva già affrontato con diversa sensibilità il tema con il film “Wendingo”. La storia però è ben scritta e non mancano i sobbalzi sulla poltrona con scene di inaspettata tensione. Però qui come l’episodio di Gordon il sangue doveva scorrere molto più copiosamente per rendere efficace un film altrimenti castrato.

 

Fear itself si presenta alla fine come una serie dalle ottime potenzialità, con episodi in linea massima più fantasiosi di quelli della seconda stagione di “Masters of horror”, ma nasce su una tv sbagliata, un canale per famiglie che frena storie interessanti edulcorandole. Gli episodi saranno 13 e ora come ora ci si aspetta che gli episodi migliori potranno essere proprio quelli. Dopo questa forzata pausa vi racconteremo se le nostre speranze sono state mal disposte. In qualsiasi caso se mai ci sarà una seconda stagione di “Fear itself” speriamo si opti per un canale meno censorio dove approdare. Un horror che non osa è un’opera castrata.

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: