Category: Cinema

Nel quarto capitolo della serie horror natalizia Silent Night, Deadly Night c’è davvero poco di natalizio e ci si discacca totalmente dal filone narrativo degli altri sequel

Il quarto sequel della saga Silent Night, Deadly Night rompe con la tradizione dei precedenti capitoli e mette in scena una storia completamente diversa. Non c’è nessun assassino vestito da babbo natale e, anzi, c’è veramente poco che abbia a che fare con il Natale. Brian Yuzna, che ha sfornato gioiellini come Society (appena un anno prima di Silent Night, Deadly Night Initiation) e che sarà destinato a regalarci tante altre pellicole di culto negli anni a venire (per esempio The Dentist o )cura la regia di questa pellicola.

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E’ un film discreto che regala un paio di begli spaventi architettati a dovere, come nella migliore tradizione. E’ ottimo se a Natale per una volta si vuole guardare qualcosa di diverso e un po’ più brioso di Miracolo nella 34ma strada

Dick Maas, che non si vedeva da un po’, torna finalmente dietro la cinepresa con Sint. L’attesa e le aspettative non sono indifferenti dato che il regista olandese ci ha regalato in passato perle come l’horror-thriller Amsterdamned; negli ultimi tempi  però i lavori di Maas non hanno conosciuto larga diffusione e/o direttamente hanno finito per non passare la dogana del confine olandese. La scelta artistica per questa nuova produzione è a tema natalizio; i toni ricordano innegabilmente il capolavoro di Joe Dante Gremlins, puntando a una resa un po’ darkeggiante del periodo delle  feste e barcamenandosi tra il serio e il faceto.

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Quello che più stupisce e in fin dei conti diverte di Silent Night, Deadly Night è la costante ambivalenza che accompagna la dirompente perdita di senno del protagonista.

1971: E’ la vigilia di Natale e il piccolo Billy assiste impotente all’omicidio dei genitori da parte di un rapinatore travestito da Babbo Natale.
1974: Billy è ospite di un orfanotrofio gestito da suore, ma le immagini della brutale scomparsa dei propri cari non lo abbandonano mai: per lui il Natale non è altro che continua rievocazione di quel terribile trauma.

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Silent night deadly night 2 è delirante, esagerato, ma ha di quelle trovate tanto cretine da strappare più di un sorriso.

Dopo anni di degenza, Ricky viene rilasciato dall’ospedale per malati mentali nel periodo natalizio. Negli occhi ha ancora il ricordo della terrificante morte di suo fratello Billy e gli incubi a causa della Madre Superiora, a suo tempo fonte originaria della furia omicida dell’assassino in costume da Babbo Natale. Per Ricky cominciare una nuova vita significa innanzitutto vendicare la morte del fratello, una missione che proverà a completare in ogni modo e con ogni mezzo, anche i più violenti e sanguinari…

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Il Natale si tinge di rosso (anzi, di nero) in questa bellissima pellicola firmata da Bob Clark: un cult che è tra i precursori dello slasher, ma in modo originale ed unico nel suo genere.

Questa bella pellicola di Bob Clark, di cui ricordiamo l ‘inquietante  “La Morte Dietro La Porta”, anch’esso targato 1974, è da considerarsi a tutti gli effetti non solo uno dei prototipi dello slasher così come lo conosciamo ma anche il precursore di molti film successivi: impossibile, infatti, non pensare all “Halloween” di Carpenter (1980) ma soprattutto a Dario Argento, nelle soluzioni visive, in alcuni passaggi narrativi, nell’uso dei suoni e delle voci e in intere sequenze che sembrano prese di peso dai primi film del regista romano.

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 Il nuovo Santa Claus si presenta come un moderno Machete che, nascondendo i muscoli sotto il vestito di velluto, gira accompagnato solo dal fido bue albino, pronto a maciullare chiunque ostacoli la loro strada.

Il Natale è uno dei periodi festivi segnati in rosso sul calendario. Chi l’ha deciso? Il cristianesimo, in primis, capace allora come adesso di dettare regole (?) nel nostro Paese. L’horror, si sa, è un genere innovativo, sperimentatore, spesso sovversivo. Ecco perché decide di assorbire tutte le convinzioni popolari per manipolarle, cambiarle e ribaltarle.

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Pare che l’autore abbia anche espresso la propria esplicita preferenza nel prevedibile bailamme che si scatenerà al momento della scelta di colui che dovrà vestire i panni di Patrick Bateman.

L’imminente remake di American Psycho, capolavoro di Brett Easton Ellis già discretamente portato sul grande schermo da Mary Harron ormai undici anni orsono, sarà “una pellicola genuina e credibile“. A garantirlo, dal suo account twitter, è lo stesso autore californiano…

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Il Natale è sicuramente la festa che più dovrebbe essere lontana dall’orrore.  Dove tutto è gioia e felicità. Dove le tavole sono riccamente imbandite e tutti sono buoni.

Talmente perfetto che è impossibile resistere alla tentazione di sporcarlo un po’. Ed ecco, allora, i cinque modi  peggiori di passare il Natale nella nostra prima, inaugurale, terribile TOP FIVE!

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Il nuovo Eric Draven: la concept art di Diego Latorre.

Appare sempre più lontano il giorno in cui potremo gustare il ritorno sugli schermi di Eric Draven, protagonista della saga de Il Corvo. Sembra davvero una storia infinita di fallimenti, ripensamenti e abbandoni quella che gravita sul remake del fortunato film del 1994 diretto da Alex Proyas. Sorge spontaneo chiedersi se sia davvero necessario accanirsi ostinatamente su un progetto che pare non voler decollare e che potrebbe risentire pesantemente dell’aspettativa estenuante dei fans, memori del clamore suscitato dalla pellicola tratta dal fumetto di James O’Barr.

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L’alba dei morti viventi di Zack Snyder è un cult che si confronta con il capolavoro di Romero senza la pretesa di superarlo, ma anzi lo attualizza, lo cannibalizza come i suoi stessi zombi, facendolo diventare materiale diverso dal prototipo e comunque un film sempre bellissimo.

Il miracolo poteva ripetersi con Day of the dead di Steve Miner, ma così non è stato. I sentori della bufala c’erano già tutti: problemi di produzione, ritardi con l’uscita, l’idea di farlo morire persino nel limbo dei film finiti e mai distribuiti e, dulcis in fundo, James Dudelson tra i produttori. Se non conoscete questo losco figuro che gira di solito in coppia con un’altra regista-produttrice, Ana Clavel, segnate subito il suo nome nel libro nero dei vostri incubi cinematografici più terribili.

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