Eros & Thanatos EROS & THANATOS #2 – La censura

EROS & THANATOS #2 – La censura

Il sesso e la morte nel mirino dei depositari della morale pubblica, ovvero la censura come confessione pubblica di un desiderio inconfessabile.

Con l’invenzione della stampa si è posto il problema della diffusione incontrollata delle idee, ed è stato quindi elaborato il concetto di “libro pericoloso” e, conseguentemente, di censura. Questa viene giustificata attraverso la presunta pericolosità sociale, provata attraverso i canoni della censura stessa, in un processo autoreferenziale che – come ogni forma di critica – tende a fare dell’opera una macchia Rorschach dove proiettare paturnie, storture, preconcetti religiosi, fobie e desideri inconfessati dei re-censori. Si può quindi dire che, più che la pericolosità delle idee, la censura offra la misura della maturità intellettuale dell’autorità pubblica in fatto di diffusione delle idee (esattamente come ogni recensione dirà molto più di chi l’ha scritta che dell’opera trattata). Più una struttura sociale è debole, più risulterà paranoica e maggiore sarà il ricorso alla censura. L’equivalenza censura uguale ammissione di debolezza è tutt’altro che campata per aria.

Non che prima dell’invenzione della stampa i censori non mietessero le loro vittime – basti pensare a Origene, ad Ario, all’Ovidio esiliato per la sua Arte amatoria – ma è col diritto concesso da papa Sisto IV all’ateneo di Colonia di esercitare la censura sui libri impressi, pena la scomunica di stampatori e lettori, e successivamente con l’imprimatur, imposto nel 1486 dall’arcivescovo di Magonza, che proibì la stampa e la diffusione di qualsiasi libro che non fosse stato approvato da una commissione composta da due sacerdoti e due dottori dell’università, e poi sancito nel 1515, a sessant’anni dalla nascita della stampa a caratteri mobili, da Leone X durante il Quinto Concilio Lateranense, che la censura viene istituzionalizzata, resa preventiva o retroattiva, trasformata in un obbligo per ogni autore e ogni editore, tanto che la proibizione di stampare libri senza l’imprimatur di un vescovo dà origine, nel 1559, al primo Index Librorum Prohibitorum. Tralasciando la censura legata a questioni politiche, fin dai loro esordi, i censori mostrano un vivo accanimento per le questioni sessuali e per qualsiasi forma di soprannaturale non sia strettamente connessa alla religiosità convenzionale. Come perfetti re-censori, passano al vaglio lo scibile, definendo, libro proibito dopo libro proibito, il loro antimodello, la loro nemesi: un ente dionisiaco, che non teme il giudizio dei propri simili e di Dio (nel quale, da perfetto libertino, nemmeno crede), e propaga, più o meno scopertamente, appetiti e novità, tradendo – attraverso l’atto stesso della pubblicazione – quel patto di segretezza, sintetizzabile nel celebre motto “vizio privato pubblica virtù”, che si considera uno degli elementi fondanti della società patriarcale.

Ben lontana dal non fare, la censura dice chiaramente non parlare, non mostrare, non denunciare. La censura è, insomma, un atto di rimozione del reale, e non certo una sua affermazione attraverso una data disciplina morale. Anzi, i censori svelano le proprie ossessioni attraverso il semplice atto di censurare. In accordo con la teoria freudiana, la censura delle idee pubblicate è il blocco (controllo) dei desideri della società, come la rimozione è il modo con cui un soggetto mantiene sepolti nell’inconscio pensieri e desideri potenzialmente pericolosi per la propria stabilità psichica.

Si può quindi dire che la censura, oltre ad essere un’ammissione di debolezza, contenga in sé il germe dell’inevitabile sconfitta. Nella migliore delle ipotesi, non fa che fomentare il desiderio, il quale finisce col riversarsi nella clandestinità. Nella peggiore dà origine a un’iniziale ribellione che porta poi alla completa accettazione di un dato prodotto (è il caso della pornografia cinematografica, oggi completamente sdoganata e di facilissimo accesso).

In questo senso è interessante analizzare la storia della censura come previsione di quella dei costumi sociali prima ancora che delle tendenze artistiche. La lista dei libri all’Indice ha compreso Machiavelli, Honoré de Balzac, Dumas padre e Dumas figlio, Flaubert, Hugo, Kant, Marx, Rousseau, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Zola, Foscolo, Croce, Sartre e tante altre presenze fisse dei nostri libri scolastici. Nodo alla gola di Alfred Hitchcock e Arancia meccanica di Stanley Kubrick, entrambi perseguitati dalla censura, sono considerati dei grandi classici. Serie animate come South Park sembrano ispirate dalle parole di Anthony Comstock, il grande censore americano a capo della commissione per la soppressione del vizio della YMCA nonché agente speciale delle Poste: “questo maledetto traffico di letteratura oscena agisce in profondità e, strisciando come un cancro, segretamente divora la vita morale e la purezza dei nostri giovani”, mentre le profezie di sesso e di morte veicolate da David Cronenberg in Videodrome stanno oggi trovando sempre più conferme nel florido mercato delle produzioni sadomaso, nelle autopsie in diretta tv di Gunther von Hagens e nelle opere di artisti come Joel-Peter Witkin. Che tutto questo piaccia o no, dimostra soltanto come la censura, in ultima analisi, funzioni benissimo come veicolo per propagare i contenuti che vorrebbe combattere.

About Ivo Torello
Nato a Genova nel 1974, vive a Ferrara da un paio di anni. Ha lavorato (e talvolta lavora ancora) come curatore editoriale, come grafico e nel mondo della musica. Ha vinto il premio Lovecraft nel 2000 e nel 2003, ha sparso racconti fantahorror in Italia e all’estero e si è tolto la soddisfazione di collaborare – in qualità di illustratore – col National Geographic Channel USA. Ha aspettato il 2012 per inaugurare il ciclo narrativo di Walkley & Milton, di cui ha pubblicato il primo romanzo, “Predatori dall’Abisso”, per le edizioni Hypnos: un sentito omaggio alla fantascienza di Lovecraft, Hodgson, Conan Doyle, con bestie aliene, vecchi libri e brughiere piovose. Attualmente sta lavorando allo scoppiettante seguito, “La Guerra dei Leviatani”, che dovrebbe uscire nel 2013, e sta pubblicando settimanalmente, in forma gratuita, il romanzo erotic-lovecraftiano "Insania" (ivotorelloinsania.blogspot.it).

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