Editoria IL GIOCATTOLAIO – Stefano Pastor

IL GIOCATTOLAIO – Stefano Pastor

C’era una volta una periferia grigia, anonima, fin troppo silenziosa…

In questo mondo – per tanti versi così simile a tante periferie realmente esistenti, ma così simbolico da non avere neanche un nome suo – vivono adulti assenti e ragazzini troppo cresciuti. Ragazzi che sfiorano appena l’adolescenza, e che già conoscono l’emarginazione, la solitudine, le botte.

In questa bigia periferia vive anche, mescolato tra i suoi concittadini, un assassino seriale, che questi ragazzini li rapisce, li tortura, e poi li butta via come oggetti vecchi. Nessuno di loro può dirsi al sicuro. L’assassino si mescola tra la gente, e sembra non avere un suo volto. Almeno finché non sceglie la sua vittima, e gli si svela senza il pericolo di essere tradito.

Ecco a grandi linee la trama de “Il giocattolaio”, romanzo italiano che si rifà alle atmosfere dei classici horror oltreoceano (Stephen King su tutti), mantenendo un suo originale andamento da fiaba nera, ricca di implicazioni sociali, metafore e figure simboliche che meritano indubbiamente un approfondimento. Un romanzo che ha svariati lati positivi, qualche caduta, ma che incamera un buon punteggio  sul lato della genuinità degli intenti.

Certo, destreggiarsi tra la fiaba e l’incubo non è un compito facile. E’ palese infatti l’intento quasi “pedagogico” che l’autore ha voluto imprimere al suo lavoro: quello di denuncia dell’infanzia negata, innanzi tutto, e di critica alla disattenzione che ormai incide i rapporti  tra adulti e gioventù, nonché al consumismo che regola ormai ogni tipo di rapporto sociale: si comprano le cose, si comprano le persone, si desidera sempre quello che non si ha, si farebbe di tutto per averlo.

Ogni personaggio è a modo suo vittima di questo sistema, anche molti adulti che poi sono cresciuti e ne sono rimasti comunque segnati. Stefano Pastor sceglie l’impianto favolistico dei bambini contro l’orco, la metafora del viaggio iniziatico attraverso le tenebre, per una vittoria contro il mostro e una rinascita finale, degli animi così come dei valori “buoni” che  rappresentano. E’ in fondo un punto a comune che tutte le favole hanno con le storie horror.

Nel mondo dipinto da Pastor c’è anche un accanimento feroce contro i diversi, tipico di tutte le società più grezze e becere, e a combatterlo troviamo solo la disperata, quasi utopica  forza fanciullesca, che si rifiuta di accettare i dettami dell’emarginazione. Su tutto questo la figura del carnefice – che rientra a modo suo nello schema che abbiamo or ora delineato – non è che la summa di un mondo malato di per sé, che vede il marcio dove non c’è e si fa invece incantare da vacue forme di perbenismo, che nascondono invece le perversioni più turpi. In tutto questo neanche le vittime finiscono per essere totalmente innocenti, anzi: in modo molto realistico anche il più giovane dei protagonisti ha qualcosa da nascondere, e rischia di adeguarsi alla “politica” dei grandi pur di poter sopravvivere… e non solo metaforicamente.

La figura del giocattolaio diventa quindi emblematica: non è solo uno dei protagonisti del libro, ma anche, e direi soprattutto, l’immagine di colui che tira le fila di destini spaginati, un dio, un demiurgo, un caso che ci conduce verso l’ineluttabile, che ci sfida a scoprire fino a che punto siamo padroni del nostro agire,  o se invece non siamo solo fantocci nelle mani dell’omicida di turno, carne da macello.

Su questa base decisamente forte s’innesta una narrazione non sempre all’altezza: situazioni talvolta delineate in modo un po’ ingenuo, con soluzioni narrative un po’ forzate, che nel tentativo di aumentare la drammaticità finiscono per risultare un po’ scontate; altre invece che sciolgono nodi gordiani con malcelata faciloneria e che indubbiamente non soddisfano del tutto il lettore più severo.

Nel romanzo c’è un tentativo di puntare all’inquietante e al bizzarro che meritava di essere portato un po’ più oltre, con personaggi psicologicamente più scavati e un’attenzione maggiore ai dettagli. Per questo ci sentiamo di dare un’altra occasione al nostro autore, il cui immaginario – è evidente – ha tutte le carte giuste per poterci regalare un’altra fiaba distorta, coraggiosa e critica, capace di lasciarci col fiato sospeso, stavolta in ogni pagina, dall’inizio alla fine.

Il giocattolaio - VOTO: 3/5

Anno: 2012 - Nazione: Italia - Pagine: 397 - Prezzo: € 9.90
Autore: Stefano Pastor
Edito da: Fazi
Traduttore:
Data di uscita in Italia: 30 Agosto 2012 - Disponibile in eBook:

About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.

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