American Nightmares è un bel mattone da più di seicento pagine, è edito da Profondo Rosso per una trentina di euro. Potrebbe sembrare una spesa eccessiva se non fosse che dentro ci si può trovare tutto il meglio del cinema horror tra gli anni ’60 e ’80.
Paolo Zelati, giornalista e scrittore mantovano, ha raccolto in dieci anni di lavoro 33 interviste ai più importanti registi e sceneggiatori del genere, da Cronenberg a Hooper a Romero Un libro fondamentale, ricco di fatti e aneddoti, che non può mancare sullo scaffale dei veri appassionati. Per capire tutti gli aspetti trattati nel libro abbiamo fatto alcune domande all’autore.
La prima domanda è banale ma necessaria, come sei arrivato al cinema horror, qual è stato il primo film che ti ha colpito?
Sono arrivato all’horror per una questione, credo, di genetica… ovvero fin da piccolo sono sempre stato attirato dal macabro e dal morboso… si tratta di un genere viscerale, che ti colpisce e smuove nel profondo e ti mette anche a confronto con le tue paure, spesso esorcizzandole in modo catartico. Se poi devo indicare un film, sicuramente l’esperienza che mi ha segnato (come racconto anche nell’introduzione del mio libro su John Carpenter, Il signore del Male) è stata la visione di Halloween.
A che punto hai sentito il bisogno di raccontare la storia non solo di un film, ma di tutta una stagione del cinema horror, e perché proprio quella degli anni ’60-‘80?
Mi è sempre piaciuto analizzare e studiare il cinema fantastico dal punto di visto socio-politico, in quanto si tratta, anche in letteratura, del genere più metaforico e sovversivo. La stagione del New Horror americano che va dalla metà degli anni ‘60 fino alla fine degli anni ‘80, oltre ad essere quella con la quale sono cresciuto, è anche quella che più si presta a tale lettura.
Come hai messo insieme il libro? Hai scelto a tavolino chi volevi intervistare o i contatti sono nati in altro modo?
La scelta degli intervistati è legata alla produzione del periodo. Ho cominciato prendendo in considerazione i più importanti e poi man mano, il progetto si è ingrandito e sono arrivato a 33 interviste…
Il cinema horror viene quasi sempre considerato un genere di intrattenimento, e spesso di cattivo gusto, il tuo libro ha il grande pregio di raccontare come l’horror sia in realtà una forma di analisi socio-politica della società. Sono giunta per la prima volta a questa conclusione guardando A Nightmare On Elm Street, con la sua forte critica alla famiglia americana. Tu quando ti sei reso conto del vero significato di questi film?
Ovviamente, il primo livello di approccio a questi film, per me come per tutti gli spettatori adolescenti, è quello narrativo, immaginifico, legato alla trama, ai personaggi e alle sensazioni trasmesse (la paura). Poi, crescendo, e approfondendo l’argomento anche il letteratura (soprattutto quella gotica e distopica) ho cominciato a vedere gli stessi film con un occhio diverso. L’idea del libro, infatti mi è venuta dopo aver visto il bel documentario di Adam Simon, American Nightmare, che tratta proprio dell’interpretazione socio-politica dell’horror americano del periodo in questione.
Come pensi che funzioni il rapporto tra cinema e letteratura? C’è chi dice che la letteratura racconti sempre qualcosa di più dello schermo, tuttavia ci sono grandi film che sono nati da grandi libri, come L’esorcista per esempio. Qual è un adattamento che trovi particolarmente riuscito, e quale che trovi al contrario riuscito malamente?
L’esorcista, certo, funziona alla grande grazie all’approccio di Friedkin alla materia e alla sua collaborazione attiva con colui che ha scritto il libro: W.P. Blatty. Di adattamenti che non funzionano, invece, ce ne sono fin troppi… per esempio quasi tutti quelli tratti da Stephen King, tranne Carrie, The Mist e Dolores Claiborne.
L’horror degli anni ’70-’80 è fatto di grandi icone, Freddy Kruger, Leatherface, Michael Myers, per citarne alcuni. Qual è il tuo preferito e perché?
Il mio preferito è Freddy Kruger, proprio perché, a differenza degli altri, ha una sua personalità ben definita, parla, fa delle battute… insomma è un vero e proprio anti-eroe da comic book.
Lo stesso vale per le grandi saghe. Ce n’è una in particolare alla quale sei più affezionato?
Le saghe sono divertenti… e funzionano anche tutte nelle stesso modo.. forse l’unica che non mi ha mai appassionato è quella di Halloween: solo i primi due film hanno senso di esistere a mio parere…
Il tuo libro si concentra su questa particolare stagione del cinema, ma cosa pensi dell’horror che è venuto dopo? Ci sono state delle vere novità? C’è ancora la stessa volontà di interpretare la società? E tra i film più recenti quali trovi che siano i più riusciti?
L’horror, in un modo o nell’altro, non può perdere questa caratteristica. Certo, il secondo grado di lettura non è certo riscontrabile ovunque, ma solo nelle opere migliori e più significative. Parlando degli ultimi anni, per esempio, trovo che il successo del genere Torture Porn sia strettamente legato alle sconvolgenti rivelazioni di “torture di guerra” di marca americana. Recentemente, l’unico in grado di farmi paura è James Wan, uno con del talento vero.
Le ultime due domande sono banali quanto la prima ma ugualmente necessarie. Qual è il tuo film preferito, non importa il periodo? E qual è il film che ti ha fatto davvero chiudere gli occhi per la paura?
Sul discorso del film preferito… non posso proprio darti una risposta secca… sono troppi e tutti hanno un loro perché. Uno dei film che mi ha più inquietato negli ultimi anni è stato quel capolavoro di Martyrs di Pascal Laugier… gli ultimi 5 minuti di film mi hanno perseguitato per giorni…
About sara.meddi
Sara è nata nel 1985 vicino Roma. Da bambina, prima di convertirsi alla letteratura, sognava di fare la paleontologa o, in alternativa, la disegnatrice di costruzioni Lego. Con ostinata tenacia studia Lettere alla Sapienza e, sempre con ostinata tenacia, lavora da qualche anno nell'editoria. Divide casa e vita con il marito, un pargolo, due gatte e un congruo numero di libri. Nel (raro) tempo libero va in piscina, guarda film horror e gioca con discreto successo a Super Mario.