WARRIORS – Alan D. Altieri

L’apocalisse è in mano alle donne. Sono le nuove furie che movimentano il quinto volume della prestigiosa opera antologica dedicata ad Alan D. Altieri, donne guerriere, donne toste, donne ribelli in un mondo sempre sull’orlo del collasso.

La selezione altieriana prosegue sul filo della polemica sociale, del messaggio contro: contro le egemonie politiche, economiche, criminali, contro la follia che spinge l’uomo (in senso lato) a correre ignaro, ma non ignorante, verso il precipizio, ammantato dalla luce del Dio Denaro, del Dio Ego o di un qualunque altro dio pronto a giustificare le sue azioni più immonde.

Ritorna, ovviamente, anche il linguaggio scarno, lucido, strafottente tipico del nostro autore, che pesca a piene mani nell’immaginario più attuale fatto di modi di dire, canzoni, luoghi comuni che si elevano a simbolo della sua protesta, tra dettagli fanta-horror e lirismo metropolitano. C’è flusso di coscienza impastato di flashback, impastato a sua volta di espressioni  e di temi che ricorrono in tutta la produzione di Altieri  come un ritmo musicale, e che mirano a colpire il lettore nell’intelletto quanto nell’anima. Su tutto una storia rivista, rivisitata o anche solo immaginata, ma che richiama inevitabilmente la cronaca degli ultimi 50 anni, con tutto quello che è andato umanamente storto, senza rimedio.

In tutto questo amalgama le donne guerriere di Altieri non sono certo madonne salvifiche: indossano le stesse armi dei colleghi maschi e le manovrano con la stessa determinazione, ma la loro foga sembra sempre nascere più che altro da un desiderio di rivalsa per le troppe violazioni subite (fisiche, morali, intellettuali), nel tentativo di riportare, anche solo per un attimo, un bagliore di equilibrio e di giustizia in un mondo dilaniato. Donne che non rispettano gli ordini prestabiliti, donne che non ci stanno. E che lo fanno chiaramente capire impugnando qualche sofisticatissima sputafuoco.

“Warriors”: cinque racconti e un romanzo breve (dall’emblematico titolo “Los(t) Angel(e)s”) che si leggono con voracità. Su tutti sfolgora “L’unico fascista buono” , ambientato durante la  Resistenza, lontano dalle abituali tematiche avveniristiche e apocalittiche del nostro autore, che qui si cimenta invece con una storia d’ispirazione gustosamente tarantiniana, per il nostro gaudio più sommo.

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