Cinema The woman in black

The woman in black

Vedere The Woman in Black è come vedere Dead silence in versione Disney Channel.  Arthur Kipps, giovane avvocato londinese, viene incaricato di recarsi in uno sperduto villaggio per prendere parte ai funerali e occuparsi dell’eredità di una cliente defunta. L’atmosfera è a dir poco sinistra: la donna viveva infatti relegata in una dimora circondata da paludi e, come se non bastasse, un fantasma in cerca di vendetta tiene in scacco il villaggio.

Non esiste niente di peggio di un film che parte con grandi premesse per poi rivelarsi essere una delusione. Ecco quindi che l’imbellità e qualità camminano di pari passo amplificando lo sforzo immane della visione. The woman in black doveva essere un gran film, doveva, per vari motivi: era la pellicola della maturità per il giovane vecchio Daniel Radcliffe tolta l’ingombrante maschera di Harry Potter, il romanzo ispiratore era un gotico terrorizzante non da ridere, poi pubblicità sempre più nere e cupe. Invece cosa abbiamo avuto? Un Dead Silence per Disney channel dove quello che doveva essere palpapibile terrore è noia, dove la tensione diventa maniera, un brutto, anzi bruttissimo film sui fantasmi con la presunzione di fare paura solo sfruttando il cigolio di una porta o un bu dietro una parete.

Eppure dietro c’è la gloriosa Hammer, la casa brittannica che secoli fa ha creato grandi capolavori come il Dracula di Fisher, ma che ora si aggira spaesata in un mondo disilluso e crudele senza riuscire a trovare una dimensione propria. Non è servito con l’orribile Wake wood, versione per Magilla Gorilla del kinghiano Cimitero vivente, nè con lo scombinato The Resident nè tantomeno con un remake pregevole, ma inutile come Blood story, e non ha funzionato con questo Woman in black. Il problema è che la Hammer da sempre ha fatto fatica a rinnovarsi: basti pensare ai terribili scivoloni hippy di 1972 – Dracula colpisce ancora o de I Satanici riti di Dracula o allo sciagurato connubio vampiri – kung fu di La leggenda dei Sette vampiri d’oro, cult di follia cinematografica. E forse ora è troppo tardi per tornare indietro nei territori classici del gotico, anche perchè o si hanno idee davvero forti o forse è meglio lasciar perdere.

Alla regia il bravo James Watkins, alla sua seconda prova dopo l’ottimo Eden Lake, che qui però a parte due o tre momenti di un certo fascino visivo (i carillon di scimmie e bambole) risulta inutilmente pulitino, senza grandi guizzi di regia, ottimo shooter per un  horror tanto cinematografico da essere televisivo. Il colpo di grazia però ce lo da’ un finale così sciagurato da essere incredibile, una cosa da essere creduta solo guardandolo. Non vi consigliamo di dissertare le sale, anche se sono soldi ben risparmiati, ma se proprio ci tenete a vedere una bella trasposizione de La dama in nero di Susan Hill buttatevi sul tv movie omonimo del 1989, questo davvero terrorizzante e riuscito. Ci sono cose che dovrebbero restare nell’angolo dei ricordi: i Gun s ‘n roses, i primi amori e la Hammer!

The woman in black

Regia: James Watkins
Basato sul romanzo La dama in nero di Susan Hill (edito da Polillo editore)
Interpreti: Daniel Radcliffe, Ciarán Hinds, Janet McTeer, Roger Allam, Sophie Stuckey, Liz White
Anno: 2011 (UK)
Durata: 100 min.

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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