Cinema Resident Evil: Apocalypse

Resident Evil: Apocalypse

Milla Jovovich torna a fare strage di zombie nel secondo capitolo della costosa saga horror tratta dall’ormai arcinoto videogioco della Capcom. E’ giunto il turno di Nemesis.

Lo riscontravamo nel 2001 quando uscì il primo Resident Evil. Esistono due tipi di spettatori per questa saga concitata a base di morti viventi che si scontrano ferocemente, in pieno stile Aliens di James Cameron, con i vivi morenti di un futuribile mondo condannato all’estinzione per autocannibalismo: da un lato i ragazzini assetati di lotta e gli appassionati di videogames che ritrovano l’adeguata e labirintica atmosfera del mondo sotterraneo dell’Alveare e dall’altro le altre generazioni, che non giocano con la Playstation, per le quali il film assume inevitabilmente un sapore nostalgico, rimandando a una magica stagione dell’horror che non è più.

Clonando e filtrando talora con intelligenza Carpenter, Romero, Raimi, il serial di Alien e Starship Troopers, il regista Paul W.S. Anderson (quello di Mortal Kombat, Event Horizon e Soldier), prolunga e rivitalizza la saga degli undead, costringendoci a riconsiderare l’horror come un gioco di scatole cinesi dal quale bandire ogni riferimento cronologico. Così il vecchio Zombi (Dawn of the Dead) potrebbe essere tranquillamente rimontato come ideale sequel di Resident Evil e gli episodi della parassitaria serie Il ritorno dei morti viventi, inaugurata nel 1985 da Dan O’Bannon, potrebbero leggersi come rip-off alla rovescia del film di Anderson.

La ragnatela immaginifica è peraltro abbondantemente tessuta: il videogioco della Virgin, elaboratissimo quanto e più di un film, vanta già quattro versioni, mentre la scrittrice Stephani Danelle Perry, figlia del famoso Steve Perry, firma da tempo i romanzi del ciclo (The Umbrella Conspiracy, Caliban Cove, Resident Evil-City of the Dead, Underworld, Nemesis e Code Veronica), tutti pubblicati in Italia da Urania, e Paul W.S.Anderson ha realizzato lo script di Resident Evil 2 – Apocalypse. Dopo il primo Resident Evil, sono usciti 28 giorni dopo di Danny Boyle e il remake di Zombi di Romero, L’alba dei morti viventi di Zack Snyder. Come dire che ormai esiste un ideale e collettivo manifesto – quasi un serial che si moltiplica ibridamente per partenogenesi – nel quale circolano in libertà brandelli cospicui dell’immaginario horror degli ultimi quarant’anni e nel quale le idee, soprattutto quelle originali e teoricamente coperte da copyright, non appartengono più a nessuno se non alle migliaia di giocatori interattivi davanti alla consolle e nel buio della sala cinematografica.

Come dire, scendendo dalla teoresi alla prassi, che tutta questa coalizione multinazionale di cervelli vive e lavora grazie a quel filmetto semi-amatoriale del ’68, “ispirato” a Romero dalla lettura del mitico I am legend (I vampiri) di Richard Matheson padre. Da qui a considerare, in tempi di serrati dibattiti sul concetto di globalizzazione, che l’horror è divenuto nell’ultimo trentennio una sorta di comunitario territorio in cui sono stati aboliti di fatto i diritti d’autore, non passa molto. Resta da discutere se il fenomeno, tuttora in evoluzione, faccia o non faccia bene al genere.

Adrenalinico, ritmico, con una punta di erotismo per buon effetto della Jovovich, Resident Evil era un film energico, violento e divertente che ricalcava i confini e la sostanza di quel B-Movie amatissimo dai vari King, Lansdale e Carpenter. Un cinema primitivo, di horror action allo stato, al pari del “male interno” che animava gli zombi e li spingeva a nutrirsi dei propri fratelli viventi. Là, negli ultimi fotogrammi, avevamo lasciato Alice (Milla Jovovich), uscita nel mondo esterno di Raccoon City dopo aver strenuamente lottato in quello sotterraneo dell’Alveare, sottoposto al “controllato” disastro biochimico che aveva provocato le orribili metamorfosi degli umani in zombi. Ma Raccoon City, come già anticipato nell’unhappy ending del primo film, non sta messa meglio, devastata e percorsa dalle orrende creature. Ancora survivalism quindi, ancora lotta per la sopravvivenza. Ma stavolta Alice è conciata un po’ la Sigourney Weaver del quarto episodio di Alien, in quanto geneticamente modificata, con super-poteri e “sesti sensi”, giusto per rendere più interessanti i duelli con gli zombi. In compenso è un po’ più nuda, in quanto la vediamo semplicemente vestita di una canottiera traforata e un adeguato equipaggiamento di armi.

Novità di “rilievo” rispetto al precedente, è che Milla viene affiancata da nuovi personaggi, una task force di mercenari della Umbrella Corporation che passa dalla parte dei “buoni”: con Jill Valentine, protagonista della terza versione del gioco interpretata dalla bella Sienna Guillory, ci sono i “soldati” Carlos Olivera, Terry Morales e Nicholai, tutti in scena con l’ingrato compito di aiutare Alice ad affrontare la più letale delle armi biologiche messe in campo dalla Umbrella, il super-zombi Nemesis. Il film ricalca assai fedelmente il game omonimo con un ovvio approfondimento psicologico dei personaggi, per quanto la psicologia in questo genere drammaturgico di “grado zero” non aiuta poi granché.

RESIDENT EVIL: APOCALYPSE

USA/ Germania, 2004
Regia: Alexander Wytt
Scen: Paul Anderson
Interpreti: Milla Jovovich, Eric Mabius, Sienna Guillory, Oden Fehr, Sandrine Holt, Mike Epps, Zack Ward e Matthew G. Taylor.

About Danilo Arona
Danilo Arona (Alessandria, 28 maggio 1950) è uno scrittore, giornalista e saggista italiano. Per anni si è occupato di narrativa fantasy e mistery, tenendo conferenze sulla letteratura fantastica e collaborando alla scrittura di sceneggiature. Ha scritto saggi sul cinema dell'orrore e su alcuni esponenti di punta di questo tipo di cinema, quali Wes Craven e Stephen King. Ha pubblicato, tra gli altri, con la Mondadori, Marco Tropea, Gargoyle Books, Corbaccio, Dario Flaccovio e Mezzotints.

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