Cinema The tortured

The tortured

Alla fine The tortured appare un po come quei melodrammoni strappalacrime con Amedeo Nazzari che tanto facevano piangere le nostre nonne, solo si è sostituito ai sentimenti, il gusto per il sadismo.

La vita di una coppia di classe medio alta,viene distrutta quando il loro unico figlio di sei anni viene rapito ed ucciso da un serial killer. Ossessionati dalla vendetta, colgono l’occasione per rapire il Killer. Lì nella sicurezza di una casa in mezzo ai boschi cominceranno ad infliggere al maniaco una sequela di torture abominevoli fino all’arrivo della polizia e all’incredibile colpo di scena che ribalterà molte delle nostre certezze. 

La prima regola semplice ed efficace è il dolore. Prendi qualcosa tanto amato da qualcuno ed annientalo, distruggilo, fallo in pezzettini così piccoli che non lo riconosceranno più dal fegato all’anima.

La seconda regola, molto cattolica, è il perdono. Ma qui si tirano in ballo etiche difficili da apportare se le vivi in prima persona.

Puoi perdonare chi ha ucciso tua moglie o stuprato tuo figlio? Puoi sorridere e leccarti le ferite?

In un mondo ipocrita è facile dire di sì, ma nel reale non esiste padre o madre che non imbraccerebbero il fucile per fare scempio delle carni del corruttore, come un tempo faceva Achille col cadavere di Ettore attaccato ad un carro.

Quindi la variante è: la vendetta. Ancor più semplice: la tua vita per la sua, ad ogni osso rotto corrisponde lo stesso dolore. Pena di morte senza giuria, legge del taglione in epoca moderna. Moralmente discutibile? Forse. I morti non si riporteranno in vita? Vero. Ma esiste un peso o una misura per il dolore o il senso di perdita ingiustificato?

Andiamo per gradi. The tortured è un film furbo: ti getta il dolore il faccia senza preoccuparsi di dare una psicologia ai suoi personaggi. Chi sono il padre e la madre prima della tragedia? Cosa sappiamo di loro oltre al lavoro che facevano? Lo stesso killer è una macchietta buttata a metà tra Il silenzio degli innocenti e un qualsiasi episodio di CSI a caso. Quindi il tutto dovrebbe lasciarti freddo, invece partono i flash del bambino, la sua nascita, i primi passi, le frasi buttate sapientemente nella sceneggiatura, “Non andare al lavoro mamma”, “Papà ti voglio bene”, “Mi leggi la favola della buonanotte?”, piccolezze, ma se hai un figlio, e chi scrive ce l’ha, ti senti gelare il sangue, fai uno più uno e tutte le tue sicurezze di pater familias cadono. Ecco riprendiamo quindi quei personaggi vuoti, senza un background, ora sei tu a riempirli, tu spettatore, tu che odi ancor di più un cattivo senza forma, solo abbozzato nella sua crudeltà, tu che vivi nella tua mente una fantasia che preghi Dio non vedrai mai. Ecco ora hai riempito il vuoto della sceneggiatura senza che il regista e lo sceneggiatore abbiamo merito, sono le tue lacrime a farti pensare che quello che vedi è un film intenso, mentre è solo furbo a giocare con i tuoi sentimenti.

Nel bene o nel male The tortured lascia il segno: la sua ferocia non è seconda a niente, non ci viene risparmiato nulla, dai piedi stritolati a torture elaborate con maschere a gas fino agli svisceramenti. Ma torniamo qui ancora alla solita questione: la furbizia. Michael Winner nel suo Il giustiziere della notte (gran film sia dato atto) ti mostra prima l’atto abominevole (lo stupro, l’omicidio) e in seguito la vendetta di quello che è il parente coinvolto, che è vero non usa altro che gli stessi barbari metodi, ma abbiamo visto quanto male c’è stato prima. Lo stesso vale per tutti i film del genere vendetta, dal Monicelli di Un borghese piccolo piccolo a Death sentence di James Wan. Qui invece abbiamo una violenza grafica mostrata, dove i due genitori si accaniscono con ferocia su questo pedofilo assassino, ma non abbiamo nulla da controbilanciare. Perché ricordate che vi dicevo poco sopra che il film vi indigna riempiendo un vuoto che è stato abbandonato lì? Ecco man mano che il film prosegue perdete di vista un punto focale: l’omicidio del bambino non viene mai mostrato.  Ok mi direte l’atto dev’essere stato così barbaro che mostrarlo era ridondante. E’ vero, ma così perdiamo un peso della bilancia e il regista col suo sceneggiatore possono non prendere una posizione soprattutto alla luce di un finale stupido, sensazionalista e delirante che punta comunque il dito tanto sui genitori che sull’abominevole criminale. Ed è proprio la svolta finale a fare un discorso tutto sommato non disprezzabile, ma buttato lì solo per stupire: la vendetta non ha volto, importa alla fine solo il vendicarsi, non la giustizia. In fondo lo stesso pensiero del coreano I saw the devil, ma dove qui c’è una poetica da discount un tanto al pezzo a discapito della qualità, lì c’era un vivo sentimento di coinvolgimento non solo truffaldino.

Alla fine The tortured appare un po come quei melodrammoni strappalacrime con Amedeo Nazzari che tanto facevano piangere le nostre nonne, solo si è sostituito ai sentimenti, il gusto per il sadismo. Senza essere troppo severi sia dato atto che la regia, pur senza voli pindarici, è buona e le interpretazioni discrete. Ma è anche vero che tutto è finto e costruito non per raccontare una storia intelligente credendoci, ma per farci commuovere, indignare, sorprendere a tavolino. Alla fine si resta frastornati e facendo il bilancio ci si accorge della fregatura.

The Tortured

Nazione: Canada, USA
Anno
: 2010
Regia
: Robert Lieberman
Cast
: Erika Christensen, Bill Moseley, Jesse Metcalfe, Fulvio Cecere, Alfonso Quijada Chelah Horsdal, Thomas Greenwood
Durata
: 78 min.

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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Comments

Posted On
mag 12, 2011
Posted By
Martina Calcabrini

Un pò come Giustizia Privata???

Posted On
mag 12, 2011
Posted By
Andrea Lanza

Si, ma qui siamo più nel versante torture porn… NOn hai notato la mia citazione di I saw the devil?

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