Recensione film La Sedia del Diavolo

La Sedia del Diavolo

Dategli un incubo, e molto probabilmente i due estrarranno dal cilindro un gran bel lavoro ma, per dio, toglietegli quelle penne di mano.

Sempre a piccoli, piccolissimi passi, con costanza e buon ritmo, la ricerca di uno stile personale spesso e volentieri a discapito della qualità generale dei lavori: sembrano essere questi gli assiomi principe alla base della filmografia dell’inglese Adam Mason e del fido scudiero e sceneggiatore Simon Boyes.

Giovani, annoiati ed innamorati, Nick (Andrew Howard) e Sammy (Polly Brown) decidono di passare un uggioso pomeriggio all’interno del vicino Blackwater Asylum, un manicomio abbandonato che dovrebbe garantire loro intimità e facili brividi. Strafatti di LSD, si imbattono in uno grottesco macchinario a metà tra una sedia elettrica ed uno strumento S&M: presto complice dei giochetti erotici della coppia, l’inquitante sedia improvvisamente si aziona, facendo scempio del corpo della povera Sammy. Stordito e sotto shock, Nick non riesce a dare nè a se stesso nè alla polizia una spiegazione logica dell’accaduto, e, accusato dell’omicidio, viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Ma la colpevolezza di Nick non sembra convincere del tutto il dott. Willard, direttore dell’istituto: dopo aver convinto il giovane a tornare sul luogo del fattaccio, a capo di un manipolo di studenti decide di passare la notte all’interno del Blackwater Asylum. Tutto sembra andare per il verso giusto, almeno finchè uno di loro non si imbatte nella bizzarra sedia…

Partiti nel 2000 con l’invereconda pseudoapocalisse horror di The 13Th Sign,  i due sono riusciti a migliorare progressivamente la qualità dei successivi lavori, passando per Dust (2001) e Prey (2003), fino ad arrivare ai coetanei Broken e, appunto, La Sedia del Diavolo. Che resta comunque una pellicola piuttosto sgangherata e contraddittoria, aspirante suicida nelle sue discutibili scelte di sceneggiatura, banalmente imperfetta, tediata da dialoghi al limite della lunghezza e della decenza, eppure con un suo perchè. La Sedia del Diavolo tutto è fuorchè una horror quadrato, scintillante e letale, anzi scricchiola, avanza claudicante dando l’impressione di non sapere bene quale direzione voglia prendere, ed in effetti dimostra di non saperne prendere nessuna, di direzione, ma vive di fiammate e di un gusto per l’estetica horror assolutamente ispirato.

Coresponsabile della sceneggiatura, Mason prende di peso il suo mezzo sgorbio narrativo e – almeno nella prima parte, dove il plot è ancora al sicuro dalle future ed imminenti derive – la mette giù asciutta ed essenziale, sostenuto da una fotografia desaturata e metallica, concentrando l’obiettivo sulla figura credibile ed efficace del tormentato protagonista Nick, ottimamente interpretato da Andrew Howard (Revolver, The Last Drop). Un’impostazione concreta ed essenziale, che Mason dissemina dei primi sintomi di quell’eccentricità che andrà dilagando nella seconda parte, con un ripetuto e piacevolmente discordante ricorrere al fermo immagine, tramite il quale il regista permette a Nick di rivolgersi agli stessi spettatori, e ai molto meno gradevoli e sfibranti dialoghi-fiume tra Nick ed il dott. Willard e , non ultimo, il frequente ricorso a schegge di ironia very british.

Ed è dopo una prima parte di riscaldamento che la pellicola entra nel vivo, dando ora il meglio, ora il peggio di sè, in un cortocircuito narrativo malamente calibrato che sorprende e sbalordisce solo ed esclusivamente per la sua illogicità: ma si parlava di fiammate, e sono quelle che alla fine fanno in modo che tutta la pur ondeggiante impalcatura regga. La collosa, infernale dimensione parallela in cui vengono spediti i malcapitati utenti della famigerata sedia, gli sciami di mosche ronzanti che anticipano il tentacolare demone dal vago sapore gigeriano che la domina, la relativa, misurata lentezza con cui Mason gestisce i momenti di maggior tensione di tutta la vicenda, contribuiscono a creare un ‘efficacissima atmosfera tra il lisergico e l’orrorifico tout court che fa guadagnare parecchi punti ad una pellicola che, per quanto riguarda costruzione e gestione della trama, definire mediocre sarebbe un eufemismo. Onore al Mason regista dunque, molto più che alla coppia Mason/Boyes alla sceneggiatura, contorti e confusionari ben oltre qualsiasi soglia di tolleranza o licenza artistica; dategli un incubo, e molto probabilmente i due estrarranno dal cilindro un gran bel lavoro ma, per dio, toglietegli quelle penne di mano.
P.S. Nel caso, procuratevi la versione originale in inglese: il doppiaggio italiano sfiora l’indecenza e ruba parecchia atmosfera a tutto l’insieme.
La Sedia del Diavolo (UK, 2006)
Regia: Adam Mason
Sceneggiatura: Adam Mason, Simon Boyes
Interpreti: Andrew Howard, Pollyanna Rose, Olivia Hill, Nadja Brand, David Gant, Matt Berry
Durata: 91 min.
Distribuzione: Renegade Worldwide

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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