Category: Recensione film

Capitolo rozzo, povero e, forse, fuori tempo massimo che sarebbe troppo facile stroncare senza pietà.

Nono capitolo della saga barkeriana imbastito dalla Dimension Films solamente per non perdere i diritti di sfruttamento del franchise, in vista del tanto strombazzato remake.

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I risorti  assaltano la casa del Signore. Dalla Danimarca un irriverente zombie gore feast.

È assioma oramai provato che il filone zombie stia attraversando negli ultimi  anni un invidiabile stato di grazia. Dopo la parziale carenza di produzioni interessanti tra la fine degli anni novanta e l’inizio dei duemila, si ha una netta inversione di tendenza capace di riportare questo amatissimo sottogenere agli antichi fasti.

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“È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra, in un posto che, forse, nei sogni si rimembra, la storia che voi udire potrete si svolse nel mondo delle feste più liete. Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste. Se così non è, direi… che cominciare dovreste!”

Quando Tim Burton comincia le faticose riprese di Batman (i film su commissione non sono mai il punto forte di un spirito libero come il suo), si accorge di voler in qualche modo ritornare alle sue origini, quando l’animazione regnava sovrana nel suo mondo bizzarro e il cinema era ancora una lontana chimera.

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Un film cupo, claustrofobico, assolutamente non progettato come film natalizio per famiglie.

Notte di Natale. Un bambino si ritrova da solo in una villa iper-tecnologica in balia di uno psicopatico travestitosi da Santa Claus in cerca di vendetta.

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Un classico del cinema horror britannico, con tanto di dissacrante episodio natalizio: Freddie Francis alle prese con le leggendarie strisce fumettistiche “Tales From The Crypt” ci ha donato un cult ancora oggi impareggiabile per il perfetto connubio di brividi ed intrattenimento allo stato puro.

Infonde una certa nostalgia questa gran bella pellicola a episodi, diretta da Freddie Francis e prodotta dalla britannica Amicus; ce ne fossero ancora, di film godibili come questo, quei film che ti fanno esclamare “già finito?” davanti alla parola “The End”.

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Ci si diverte, si sbadiglia, si rimane a bocca aperta, tutto nello stesso momento.

Quinto capitolo della bislacca saga inaugurata da Charles Sellier Jr. ancora una volta patrocinato dal buon Brian Yuzna.

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A suo disagiante modo, un piccolissimo caso clinico da conoscere.

Ogni zolla di terra americana ha la sua leggenda sanguinosa: quella di turno è ispirata a Tommy “Oneshoe” McGroo, ragazzino sfigato appassionato di pirati e picchiato dai bulli che gli fregano anche una scarpa. Povero e senza amici, vaga semiscalzo in attesa che “Babbo Natale” gli porti la scarpetta mancante. 

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Ecco a voi il terzo film del famigerato ciclo del “Babbo Natale Killer” incentrato sulla figura del killer psicopatico Ricky Caldwell.
La caratterizzazione del killer natalizio è affidata in questa pellicola al veterano Bill Mosley, che si trova catapultato in un mondo folle creato da sceneggiatori in crisi creativa.

Non si spiegherebbe altrimenti, a fronte di un cast di attori di tutto rispetto (oltre al già citato Mosley, partecipano a questa pagliacciata Samantha Scully, nel ruolo di una ragazza cieca, preda ovvia per il killer natalizio, Richard Beymer nei panni di un medico fuori di testa e Robert Culp, il tenente che da la caccia al babbo natale assassino) l’esile trama costruita attorno al bambinone disturbato che a causa dell’assassinio della famiglia da parte di un balordo travestito da Santa Claus (e le conseguenti sevizie patite nell’istituto cattolico nel quale era stato rinchiuso) si diverte a macchiare di sangue la bianca coltre natalizia.

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Nel quarto capitolo della serie horror natalizia Silent Night, Deadly Night c’è davvero poco di natalizio e ci si discacca totalmente dal filone narrativo degli altri sequel

Il quarto sequel della saga Silent Night, Deadly Night rompe con la tradizione dei precedenti capitoli e mette in scena una storia completamente diversa. Non c’è nessun assassino vestito da babbo natale e, anzi, c’è veramente poco che abbia a che fare con il Natale. Brian Yuzna, che ha sfornato gioiellini come Society (appena un anno prima di Silent Night, Deadly Night Initiation) e che sarà destinato a regalarci tante altre pellicole di culto negli anni a venire (per esempio The Dentist o )cura la regia di questa pellicola.

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Quello che più stupisce e in fin dei conti diverte di Silent Night, Deadly Night è la costante ambivalenza che accompagna la dirompente perdita di senno del protagonista.

1971: E’ la vigilia di Natale e il piccolo Billy assiste impotente all’omicidio dei genitori da parte di un rapinatore travestito da Babbo Natale.
1974: Billy è ospite di un orfanotrofio gestito da suore, ma le immagini della brutale scomparsa dei propri cari non lo abbandonano mai: per lui il Natale non è altro che continua rievocazione di quel terribile trauma.

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