Category: Exploitation

Il peggior gangster-movie e il peggior film sui vampiri in un colpo solo.

Affermare che Dead Cert sia un film bruttino sarebbe un po’ un eufemismo, come quando l’insegnante mitiga l’effetto del brusco giudizio e dice ai genitori dell’ultimo della classe che “il problema è che non si applica”. No, il problema è che il figlio è asino. E il problema – anzi i problemi – di Dead Cert lo rendono non bruttino nè bruttone. Peggio.

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Un sano prodotto di genere che non sfigura in mezzo al mucchio selvaggio dei cloni scottiani.

Un misterioso alieno chiamato Ciclope insidia la città di New York tramite terribili baccelli che causano la morte di chiunque si avvicini.

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Capitolo rozzo, povero e, forse, fuori tempo massimo che sarebbe troppo facile stroncare senza pietà.

Nono capitolo della saga barkeriana imbastito dalla Dimension Films solamente per non perdere i diritti di sfruttamento del franchise, in vista del tanto strombazzato remake.

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Wilson cucina una pietanza talmente insipida e riscaldata da non accontentare nemmeno l’appassionato a digiuno di brutture.

Una spedizione di recupero, guidata dall’esperto Ward Donovan, si ritrova in alta montagna minacciata da mostruose creature e da un gruppo di pericolosi mercenari.

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Super Hybrid è già un cult del divertimento ignorante che ti mette in pace con Dio tra un film intellettuale e un abominio.

Una donna, meccanico in un grande garage della polizia di Chicago, rimane intrappolata per l’intera notte nel posto dove lavora e deve riuscire a sopravvivere a uno spietato quanto atipico serial killer: una strana macchina, un ibrido di nuova generazione capace di muoversi, agire e pensare per conto proprio, oltre che di cambiare forma e aspetto a volontà…

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Il marito perfetto, vista anche la breve durata, sa regalare emozioni e aprire dibattiti sul tema, cosa di non sottovalutabile importanza in un horror indipendente.

Un fine settimana perfetto per una giovane coppia, una località di montagna e tanta pace per un idillio amoroso. Lui è così amabile, dolce gentile, lei tanto innamorata. Queste le basi per una notte che culminerà in omicidi e amputazioni.

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Uno dei capolavori horror per antonomasia, simbolo di un’epoca, icona dell’intero genere. Un film per il quale esiste un solo aggettivo: immortale.

Capolavoro. Classico. Cult. Tre C,come Chainsaw, tre tra i tanti aggettivi che sono stai usati, negli anni, per parlare di questo film, pellicola low budget targata 1974, girata nell’arco di un mese dall’allora trentenne Tobe Hooper, regista texano alle prese col suo secondo lungometraggio dopo “Eggshells”, del 1969.

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Capolavoro Non aprite quella porta 2 lo è, ma è anche qualcosa che va assolutamente controcorrente rispetto alle aspettative di qualsiasi appassionato del genere.

Diavolo d’un Tobe Hooper! Ora, nel 2012, dopo tanti brutti horror te lo immagini rincoglionito sulla sedia a dondolo a guardare ebete i tramonti del Texas. Magari un fan si avvicina e gli fa una domanda su Letherface, il gigante con la motosega in mano del suo film più famoso, e lui pulendosi la bocca dalla bavetta risponde con frasi del tipo “Bello il sole eh?” o “La mamma non è ancora tornata”. Non puoi biasimarlo neh, anche alla mente più brillante sarebbe successo.

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Bloodrayne 3 poteva essere un Bastardi senza gloria con vampiri e invece si rivela un pasticcio senza capo nè coda .

Avevamo lasciato anni fa la vampira Rayne (pardon damphira, mezza umana e mezza creatura della notte) nel selvaggio west, in quello che era l’episodio più pazzo, ma anche emotivamente più forte con un massacro finale che univa il classicismo horror (Dracula in primis) con lo spaghetti western.

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Eisener ha finalmente concesso al progetto Grindhouse l’occasione  di dar vita a pellicola che è dall’inizio alla fine un urlo sguaiato e liberatorio in cui riconoscere brandelli di  quella lingua essenziale e chiarissima che solo i film il cui titolo è in grado di sintetizzarne l’intero contenuto sanno parlare.

Dopo anni passati a girovagare senza sosta nè costrutto, l’hobo aveva finalmente capito che fare della propria vita: avrebbe comprato quel bel tagliaerba di seconda mano intravisto in una vetrina di un negozietto di Scumtown, ultima tappa della sua esistenza raminga e solitaria.

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