Cinema P.O.E. – POETRY OF EERIE

P.O.E. – POETRY OF EERIE

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Il maestro della paura Edgar Allan Poe viene rivisitato in un geniale horror indipendente a episodi

Grazie a “Distribuzione Indipendente”, esce finalmente nelle sale italiane il bellissimo horror collettivo P.O.E. – Poetry of eerie (2012), pluripremiato in vari festival. Nato da un progetto di Domiziano Cristopharo e Giovanni Pianigiani, il film coinvolge numerosi registi indipendenti italiani e non, “sfidati” a rivisitare in chiave moderna e personale alcuni racconti del celeberrimo scrittore di Boston (il “poeta del mistero”, come recita l’acronimo del titolo).

Grande successo di critica e pubblico, Poetry of eerie è uno dei più interessanti prodotti del cinema indipendente italiano, una scommessa vinta su tutti i fronti che riesce meritatamente a sbarcare in sala sfidando il “grande mercato”. Corale e pluristilistico, è stato vietato dalla censura ai minori di 18 anni con la seguente (assurda) motivazione, che paradossalmente finisce per incuriosire ancora di più il pubblico: “la costante atmosfera ansiogena; l’indistinzione tra gli stati di allucinazione e la percezione della realtà; il crudo realismo di alcune scene; la violenza e il cannibalismo”. La versione integrale (disponibile solo in dvd o su ownair) è composta da 13 episodi, ridotti a 8 per l’uscita in sala. Ogni episodio è una trasposizione, assolutamente personale sia come narrazione che come stile, di un racconto di Poe.

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Lo stesso Cristopharo ne dirige uno dei migliori, Il giocatore di scacchi di Maelzel: surrealista e visionario come nello stile del regista (per il quale il cinema è sempre un veicolo di messaggi più profondi), descrive una claustrofobica partita di scacchi fra un uomo e un robot, diventando una riflessione sul rapporto fra uomo e macchina. Altrettanto riuscito è l’episodio con cui il film si apre, cioè Silenzio di Angelo e Giuseppe Capasso, una vicenda angosciante che riprende un po’ lo stile delle terrificanti ghost-story giapponesi: il protagonista è perseguitato da un fantasma e da altre visioni orrorifiche, di cui solo alla fine comprenderemo il significato. A sorpresa, Edo Tagliavini (dopo aver diretto l’eccellente horror Bloodline) ripropone il celeberrimo Valdemar  virando sul comico-grottesco (dopo un inizio serio), con lo zombi che se ne va in giro vivendo svariate disavventure: il che, nonostante la messa in scena curata e il buon make-up, fa perdere (magari volutamente) il brivido del mistero. Ottimi sono anche: Gordon Pym (firmato da Giovanni Pianigiani e Bruno Di Marcello), il più violento e “splatter” del film (fra omicidi e cannibalismo); e, all’opposto, il “metafisico” L’uomo della folla di Paolo Fazzini, incentrato su due misteriosi individui (l’inseguitore e l’inseguito) che si muovono fra la gente in un’atmosfera di costante mistero e tensione. Dal punto di vista stilistico, sono curiosi Il gatto nero di Paolo Gaudio, realizzato interamente in animazione stop-motion, e Canzone di Yumiko Itou, brevissimo segmento quasi “poetico” che punta più sull’evocazione delle immagini che sulla storia. Molto criptico, infine, La sfinge di Alessandro Giordani: durante un’epidemia di colera, un uomo anziano e una ragazza vivono rinchiusi in un’abitazione, insieme a una misteriosa presenza.

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La fotografia, sempre curata, sopperisce ai “limiti” del digitale creando un’atmosfera elegante e molto cinematografica, ed evitando quindi le fastidiose immagini patinate “da fiction”. L’estetica e il clima che si respira sono però diversi a seconda dell’episodio (ed è questo un altro punto di forza del film): dal bianco asettico della stanza di Maelzel (in voluto contrasto col robot nero) ai colori caldi e quasi “flou” di Canzone e La sfige, dal gioco di luci e ombre che rendono Silenzio così spaventoso fino alle immagini più nitide e “naturali” degli altri episodi. La musica, nella maggior parte dei racconti, è composta da armonie vibranti che fanno da sottofondo evidenziando l’angoscia; fa eccezione il breve episodio di Itou, in cui la melodia dal sapore orientale è una parte essenziale della narrazione.

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Gli episodi sono dunque differenti sotto ogni punto di vista, ma hanno in comune la rappresentazione del “perturbante”: se è vero che, da un lato, Poe viene interpretato molto liberamente, dall’altro si mantiene l’atmosfera dei suoi racconti, cioè una paura sottile, un’angoscia che può provenire anche dalle cose più comuni, e una voluta ambivalenza fra l’elemento soprannaturale e quello allucinatorio.

Sarebbe interessante vedere anche gli altri cinque episodi, purtroppo assenti nella versione distribuita in sala: Gli occhiali di Matteo Corazza, Il cuore rivelatore di Manuela Sica, Il corvo di Rosso Fiorentino, La tomba di Ligeia di Simone Barbetti, Berenice di Giuliano Giacomelli.

httpv://youtu.be/RJNMUwP0c-U

P.O.E. - POETRY OF EERIE - VOTO: 5/5

Anno: 2012 - Nazione: Italia - Durata: 75 min.
Regia di: Angelo e Giuseppe Capasso - Giordani - Tagliavini - Pianigiani e Di Marcello - Gaudio - Fazzini - Cristopharo - Itou
Scritto da: Autori vari
Cast: Dario Biancone - Laura Gigante - Gerardo Lamattina - Lorenzo Semorile - Angelo Campus
Uscita in Italia: 2013 - Disponibile in DVD: Elite Entertainment (USA)

About Davide Comotti
Davide Comotti. Bergamasco, classe 1985, dimostra interesse per il cinema fin da piccolo. Nel 2004, si iscrive al corso di laurea in Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Bergamo (laurea che conseguirà nel 2008): durante gli studi universitari, ha modo di approfondire la sua passione tramite esami di storia, critica e tecniche del cinema e laboratori di critica e regia cinematografica. Diventa cultore sia del cinema d’autore (Antonioni, Visconti, Damiani, Herzog), sia soprattutto del cinema di genere italiano (Fulci, Corbucci, Di Leo, Lenzi, Sollima, solo per citare i principali) e del cinema indipendente di Roger A. Fratter. Appassionato e studioso di film horror, thriller, polizieschi e western (soprattutto italiani), si occupa inoltre dell’analisi di film rari e di problemi legati alla tradizione e alle differenti versioni di tali film. Nel 2010, ha collaborato alla nona edizione del Festival Internazionale del Cinema d’Arte di Bergamo. Scrive su "La Rivista Eterea" (larivistaeterea.wordpress.com), ciaocinema.it, lascatoladelleidee.it. Ha curato la rubrica cinematografica della rivista Bergamo Up e del sito di Bergamo Magazine. Ha scritto inoltre alcuni articoli sui siti sognihorror.com e nocturno.it. Ha scritto due libri: Un regista amico dei filmakers. Il cinema e le donne di Roger A. Fratter (edizioni Il Foglio Letterario) e, insieme a Vittorio Salerno, Professione regista e scrittore (edizioni BookSprint). Contatto: davidecomotti85@gmail.com

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