Cinema Machete Kills: anteprima

Machete Kills: anteprima

machete kills coverEra il 1992 quando un giovanotto poco più che ventenne sbarcava a Hollywood con El Mariachi , prodotto poco più che artigianale, a bassissimo costo, destinato a divenire primo mattone dell’epopea cult di Robert Rodriguez.

Sono passati due decenni e più, e Rodriguez, ancor oggi troppo sbrigativamente etichettato come il più nobile dei figliocci della “Tarantino pulp generation”, è uno degli autori postmoderni più amati, talvolta odiati, certamente discussi del mondo. Ne ha fatta di strada Robert, mex-tex apolide e nomade anche nel suo Cinema, infarcito di personaggi incompiuti, irrisolti, votati alla resistenza nella linea narrativa per eccellenza della vita e, per osmosi, nell’arte del racconto, quella linea che passa dalla crisi, dal conflitto e dalla soluzione del conflitto stesso.

Dai banditi de Dal Tramonto All’Alba (1996) fino alla famiglia fantagrottesca di Spy Kids (2001), dal suo Mariachi (1992), personaggio quasi autobiografico tanto immedesimabile con la penna del suo creatore, fino a Machete (2010), estremizzazione della sua interpretazione anarco visiva dell’entertainment, ebbene, tutti o quasi i caratteri rodrigueziani hanno la semplicità e l’immediatezza della favola intrinseca in loro: giullari, streghe, fate su arti armati, mostri e maghi maligni politicamente scorrettissimi, eroi senza macchia ma in realtà lerci e  vagamente malinconici a cavallo di Harley sparafuoco o con gladi chitarrizzati. Il Cinema di Rodriguez è questo, è Cinema della favola ultramoderna, sporca e violenta ma in fondo non cattiva, Cinema dell’ibrido, Cinema di genere e di rivisitazione del genere, Cinema di un autore, sceneggiatore, produttore e talvolta anche montatore mai messo sul carro degli immortali come Mann o Soderbergh nonostante, esattamente come loro, abbia saputo fare del tanto vituperato digitale strumento caldo di consolazione per le nostre anime appesantite da troppa vanagloria visionata in multisala di provincia.

machete kills rodriuguez più jessica alba

Rodriguez è autore veloce, repentino, è uno spritz bevuto alla goccia, un orgasmo in una toilette di un pub del Salento, è cineasta lontano dall’indagine introspettiva, scevro dagli psicologismi, amabilie forse o soprattutto per la sua capacità di condurci in sagre di paese, con fuochi d’artificio e fegatini alla brace, senza felliniana decadenza ma solo, si fa per dire, con l’obiettivo di farci sguaire, sorridere, stapparci una Corona e non pensare travolti dal casino circostante. E va bene così. A differenza del vecchio Quentin, Rodriguez ha imparato (nel tempo) a staccarsi dall’obbligo del dialogo schizoide come strumento e firma obbligata nell’architrave narrativa, lasciandosi più cullare dal pantagruelico abbondare dell’exploitation, fosse verbale o visiva, in nome di un assertività verso lo spettatore e verso il suo modo di condurre il gioco. E’ Il caso di Machete, in cui la morale filo peones è mero sottofondo, quasi pretesto per il suo action western cinobalanico e travolgente, talmente seventies da rendere voluttuario il ricercare connessioni con altri autori, altre trame, altri spazi e epoche. Il Cinema di Robert Rodriguez, fatto salvo lo scivolone di The Faculty (1998), è tamarragine sabauda, è un burrito appena uscito dalla cucina di Carlo Cracco; è palese la volgarità, ostentata l’esagerazione,fortemente insistito l’approccio inverosimile eppure non solo si perdona il tutto ma lo si gusta appieno, voraci, quasi bulimici, orfani di quell’ignoranza da Burghy in Piazza Duomo che ogni tanto vorremmo ritrovare da adulti con prole e imu sul groppone, perchè Rodriguez è così, è svago, è Messico senza nuvole.

machete kills coltelliMachete è stato un successo planetario da quarantaquattro milioni di dollari, operazione geniale, notoriamente sorta dall’inaspettato entusiasmo generato dal fake trailer inserito in  Grindhouse/Planet Terror  (2007). Bello il primo Machete, è piaciuto davvero a tutti o quasi, con Trejo alle prese con vecchie glorie bastarde come Don Johnson e miti in parziale declino come Robert De Niro. Storia semplice, tanto fuoco, sangue, casino, qualche nudo, Steven Segal cattivisimo ma molto nippon ethic, insomma ci siamo divertiti. Ci risiamo, e ben venga. A Ottobre esce Machete Kills, già ampiamente pronosticato dai titoli di coda della primaria pellicola. Produce ancora e sempre lo stesso Rodriguez, supportato da  QuickDraw Productions, Aldamisa Films, AR Films e dalla Overnight Productions di quel Re Mida di produttore chiamato Rick Shwartz. Passiamo al cast. Insieme ai confermatissimi Danny Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez e Tom Savini (per i quali ogni presentazione pare superflua) ecco altre star riesumate da tempi di gloria che parevano belli e sepolti, in primis, Charlie Sheen, che qui  comparirà fra i credits col vero nome di Carlos Estevez in onore della sua ritrovata ispanicità. Il vecchio Charlie interpreterà il presidente USA, costretto a ingaggiare Machete per contrastare Mel Gibson, proprio lui, nelle vesti di un trafficante d’armi psicopatico pronto a scatenare una guerra mondiale lanciando un missile nello spazio. E poi ancora Lady Gaga, Cuba Gooding jr, Demian Bichir, Amber Heard, Sofia Vergara e il fido Antonio Banderas in un mish mash nitroglicerinico lungo le polverose strade al confine fra Texas e Messico. Non ci sarà più Lindsay Lohan e ce ne faremo una ragione. Ben più grave sarebbe stata l’assenza delle suore gemelle Mona e Lisa aka Electra e Elise Avellan, loro ci saranno e noi maschietti plaudiamo inebetiti e commossi. In Italia uscita prevista in contemporanea con gli States e a distribuire ancora una volta Lucky Red. Comincia il conto alla rovescia.

httpvh://youtu.be/cwARA6PW7Do

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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