Editoria Il castigo degli innocenti – Ethan Cross

Il castigo degli innocenti – Ethan Cross

Ethan Cross è uno scrittore documentatissimo, un autore che sa come gira il   mondo dell’editoria. Il castigo degli Innocenti è la sua appariscente  macchina da guerra per scalare le classifiche di vendita. Il macchinone esagerato del bestseller per vocazione.

Uno che centellina le noiose info biografiche sul suo conto e trasforma la quarta di copertina in un romanzo nel romanzo. C’era una volta un ragazzino che non voleva essere il poliziotto o il pompiere, ma quello che racconta le loro storie, che le trasforma in leggenda. Oggi si chiama E. Cross, vive nell’Illinois con la moglie e i due figli e ha scritto un romanzo, Il Castigo degli innocenti, appunto, che, promette l’editore, riesce a unire in un colpo solo Il silenzio degli Innocenti e The Bourne Identity. La thriller-quadratura del cerchio, giunta lo scorso luglio nelle librerie italiane grazie alla Newton Compton, e già a capo di quella che si definisce “una fortunata serie” negli Stati Uniti.E a ben guardare The Shepherd (questo il titolo originale) ha tutti gli ingredienti giusti per raccogliere il testimone di un libro di culto come The Silence of the Lambs di Thomas Harris. Per esserne certo l’autore li ha snocciolati uno a uno, con la micidiale precisione che solo gli scrittori americani, nel panorama internazionale i più colpiti dalla sindrome di documentazione compulsiva, sanno avere. C’è il serial killer psicopatico Francis Ackerman, fuggito dall’ospedale psichiatrico con la complicità colpevole di un imbecille dall’ego gigante. Non manca l’eroe con la macchia Marcus Wilimas, l’ex poliziotto, che ha ceduto alla tentazione di farsi giustizia da solo, e abbondano i paladini sociopatici, un gruppo di giustizieri che fanno capo a uno sceriffo- pistolero deciso a ripulire il mondo. In uno sfoggio di cultura criminologica, Cross (a sinistra nella foto) fa del suo assassino una summa di tutti i più efferati killer seriali della storia. Un uomo che è stato programmato fin dalla più tenera età a uccidere il suo prossimo, a recitare la parte del “mostro”.

Un ruolo costruito sulla sua pelle da un padre folle, deciso a costruire in laboratorio l’assassino perfetto, per poi passare alla storia redimendolo grazie alla psichiatria. Un progetto sfociato nella morte del genitore e nella maledizione della progenie, nel più classico stile tragedia greca for dummies. Ackerman e Marcus diventano nemesi l’uno per l’altro e si danno battaglia all’interno di una sciarada di uccisioni efferate e complotti politici che arrivano dall’America profonda a Washington D.C. Una lotta all’ultimo sangue in cui è difficile calarsi fino in fondo a causa dell’assoluta prevedibilità delle situazioni. Marcus è inserito in un canovaccio da spy-story (da qui il riferimento a The Bourne Identity di Robert Ludlum) dove nulla è ciò che sembra e dietro ogni amico può celarsi un nemico. Novello Jason Bourne, Marcus è oggetto di una caccia all’uomo dalle oscure motivazioni e solo alla fine del romanzo arriverà ad accettare la propria vera natura, scegliendo un ruolo nuovo, una nuova identità. E se a livello teorico questo innesto sembra funzionare, con le due facce della medaglia (Ackerman/Marcus) costrette a combattere su due fronti e con gli stessi nemici, nella pratica si risolve in un pasticcio di effetti a sorpresa esagerati, irritanti, perfino.

«L’unità di analisi comportamentale dell’Fbi ha pubblicato uno studio che stima che negli Stati Uniti ci siano dai venti a i cinquanta serial killer in attività. Secondo la mia esperienza questa stima è piuttosto ottimistica. Qualcuno deve fare ciò che è necessario per proteggere i cittadini di questo Paese da questi mostri. Ci chiamiamo Shepher Organization perché il nostro compito è tenere lontano i lupi».

Ackerman, dal canto suo, segue un articolato protocollo di regole ed è ossessionato, in un mix involontariamente comico tra Dexter Morgan e Woody Allen, dal fantasma del padre, che si manifesta sotto forma della più classica voce schizoide nella testa. Mette in scena per le sue vittime un rituale dove il cattivo si trastulla come il gatto col topo, una caccia a esito unidirezionale introdotta dalla formula «facciamo un gioco». Un gioco che perde mordente già alla fine del primo capitolo e scarica sulle spalle del lettore una delle più grosse croci che affliggono questo genere letterario, ovvero il profiling come religione. Come troppi “colleghi” della fiction (sia letteraria, che televisiva) Ackerman si muove nel più ferreo rispetto delle linee guida del Crime Classification Manual dell’Fbi e tanto lui quanto coloro che gli danno la caccia possono contare sull’assoluta prevedibilità del suo modus operandiL’assassino, se costretto a improvvisare, deve giustificare a stesso la rottura delle proprie “regole d’ingaggio”, rendendo la caccia al principe di tutti gli psicopatici una questione di pura burocrazia. «Finirò quello che ho lasciato in sospeso!» oppure «Mi troverai dove tutto è iniziato!» sono le inevitabili formule che sospingono il lettore a un redde rationem scontato e reso più pesante dalla consapevolezza che non sarà che l’antipasto di un’altra mitragliata di pagine sul tema “miglior cattivo dai tempi di Hannibal Lecter”.

Lo sappiamo noi e lo sa Cross, che nel disperato di trasformare questa deriva in meta-testualità fa di Ackerman un mostro costruito a tavolino che si limita a mettere in scena, come un attore con un copione, ciò che la Violent Criminal Apprehension Program (l’unità del Federal Bureau preposta allo studio di violenze e crimini sessuali seriali) si aspetterebbe da lui. Una exit strategy ammiccante, che nella linea “Bourne” del racconto viene applicata ribaltando due volte lo schema del complotto, col risultato di lasciare chi legge con la giusta sensazione che si stia sputando sulla propria intelligenza. Non so che effetto faccia Il castigo degli innocenti a chi non abbia mai letto Un nome senza volto (titolo italiano per l’opera di Ludlum) e Il silenzio degli innocenti ma credo che chiederselo sia puramente interrogazione di scuola. Pubblicati rispettivamente all’inizio e alla fine degli anni ’80, questi due volumi hanno avuto la capacità di penetrare nell’immaginario collettivo e di plasmarlo. Nella loro propaggini seriali e attraverso le trasposizioni cinematografiche subite, hanno dominato i decenni a venire e generato veri e propri meme. Persino un bambino riconoscerebbe l’icona di Hannibal Lecter, citato, tiro giù tre esempi tra milioni, ne I Simpson e nei lungometraggi di Garfield e Shrek. Anche chi ne è beatamente ignaro porta a spasso nel suo bagaglio di fruitore seriale le innovazioni di Harris e Ludlum.

Eppure The Shepherd si sviluppa come se i due principali punti di riferimento (esplicitati già nel titolo ) non fossero mai esistiti. O meglio li riduce a uno schema rigido dove il gioco tra Doc Lecter e Clarisse diviene una pantomima e la scommessa interpretativa sul killer, fatta di poca scuola e di molta empatia individuale,  un contratto che non si può rompere se non con un ricorso al Tar. Anche The Cannibal faceva un gioco, ma era un gioco a carte scoperte, dove non era possibile barare, perché non vi era regola alcuna. Il gioco di Cross dovrebbe trovare il suo quid nel mettere insieme le regole di due generi attingendo a piene mani dagli autori che le hanno un po’ introdotte e un po’ mutate. Un mashup, in un certo senso. Ma anche il mashup ha le sue regole e la prima è che per far nascere qualcosa di nuovo dal vecchio bisogna unire due elementi dissonanti. Antico/postmoderno, cultura alta/universo pop, romance/horror e così via… Nell’era in cui tutto è stato già scritto è dall’ossimoro merda/diamanti che vengono fuori idee capaci di tirarci fuori da un pantano di mediocrità. Il che vuol dire rischiare, non mettere insieme due autori di bestseller. Perché altrimenti è il rovescio della pietra filosofale che trasforma l’oro in patacca e tritura opere di grande respiro in istant book da archiviare in un paio di stagioni.

Il castigo degli innocenti - VOTO: 2,5/5

Anno: 2010 - Nazione: Usa - Pagine: 377 - Prezzo: € 9,90
Autore: Ethan Cross
Edito da: Newton Compton
Traduttore: L. Carbonelli
Data di uscita in Italia: luglio2012 - Disponibile in eBook: disponibile

About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico". Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.

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Comments

Posted On
mar 23, 2013
Posted By
Andrea G. Colombo

L’ho appena comprato. Lo leggerò.

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