Cinema Apartment 143 (Emergo) Recensione

Apartment 143 (Emergo) Recensione

 Quando l’ambizione viene confusa con la velleità.  Apartment 143 è un film potenzialmente  discreto. Fa rabbia tanto riesca a complicarsi la vita in un lupanare di grossolane ingenuità ripetute pedissequamente sino allo scialacquare l’ottimo potenziale.

Un gruppo di parapsicologi viene ingaggiato da un vedovo sovra stressato per via dei problemi legati al mantenimento e alla cura dei figli e per il ripetersi sistematico di fenomeni apparentemente inspiegabili iniziati poco dopo la morte della moglie. L’indagine empirica degli esperti non solo svelerà all’occhio della telecamera una presenza malevola nella casa ma anche i fantasmi ( è il caso di dirlo) legati al recente doloroso passato della famiglia White.

Chi vi scrive non ha un gran feeling con il mockumentary eppure, questo film, poteva e forse doveva farmi almeno parzialmente ricredere sulle risorse della tecnica (o sarebbe forse più appropriato chiamarla semplicemente tendenza..) filmica monopolizzatrice dell’horror degli anni Dieci. Si, perchè questo Apartment 143, Emergo nell’originale spagnolo, fa paura in più di una sequenza. Pertanto passi la ricorrenza sistematica all’effetto “salto sulla sedia”, passi l’idiosincrasia irritante dei protagonisti, passi anche l’assoluta divergenza da una qualche vaga verosimiglianza ingannatrice- lo spettatore con Q.I normale non può che capire immediatamente che questa è fiction – tutto sommato, a tratti, ci si diverte. E questo conta.

Certo, ai puristi non piacerà un certo revisionismo mixato dei sottogeneri haunted house e  possession movie ma pazienza, la telecamera non balla, non si ha la nausea e lo spettro si vede sia come entità esterna, sia in forma di demone invasore nel corpo dell’isterica adolescente Gia Mantegna. E tanto basterebbe a perdonare uno script ridicolo, capace di tirare in ballo il concetto di psichismo con superficialità sconcertante e di mischiare poltergeist e possessione come se fossero due tagli dello stesso manzo. L’esordiente regista Carles Torrens vuole strafare, aggiunge laddove non dovrebbe e sottrae quando potrebbe deliziarci con ulteriori immagini spettrali. La continuità di ripresa in POV spesso può risultare noiosa, basti pensare al franchising di Paranormal Activity. Contrariamente, In Apartment 143 – pellicola di produzione messicana ma recitato in  inglese- la soggettiva è meno brigosa grazie ai respiri forniti dalle inquadrature a  infrarossi e dalle riprese da diverse angolazioni delle videocamere di sorveglianza per interni. Peccato che durante il climax spiritico-esorcistico nella stanza della figlia del protagonista la telecamera a spalla risulti pressoché immobile e stoica nella funzione documentaristica nonostante tutt’intorno si stiano facendo le grandi pulizie di Primavera a suon di tornado energetici che neanche Goku di Dragonball. Inoltre le pause di convivenza familiare fra la troupe di scienziati e i tre disgraziati ospitanti è empito di dialoghi da soap argentina anni Ottanta. Non solo. Il finale è indubbiamente spaventoso, poiché terrorizza e poiché fa schifo. Sembra contraddittorio ma non lo è. Spaventa perchè comunque, lo spettro in nippon style che gattona appeso come spider man dritto verso la camera, ovvero in direzione spettatore, inquieta sempre e comunque. Fa schifo, perchè è tremendamente banale, perchè anche il Re degli svampiti si aspetterebbe quella scena girata in quel modo. E la morale? Il paranormale vince sulla scienza. Ah beh. Figo.

Veniamo al cast. La già citata Gia Mantegna è irritabile quanto basta e credibile nonostante riprenda mimiche da streghetta indemoniata che necessitano di qualche  restyling considerando che si rifanno sempre e comunque a Miss Linda Blair. Kai Lennox fa il padre sfigato e colpevole, distrutto dai sensi di colpa e succube della sua rabbia inespressa. Funziona solo a tratti rasentando il patetico nelle scene più concitate. Michael O’Keefe, Rick Gonzalez, Fiona Glascott sono piuttosto imbarazzanti nel tentare di dare plausibilità a dei caratteri nati morti o quantomeno menomati cerebralmente dalla penna di Rodrigo Cortes, qui ingaggiato come sceneggiatore che, dopo aver diretto Buried-sepolto vivo (2010), aveva fatto gridare forse troppo presto al miracolo. Il team di ghostbusters sembra più un’armata Brancaleone che, tra un flirt e l’altro, raccoglie prove scientifiche ossessivamente nonostante tutto appaia già limpido e pericoloso. Nota a parte (de)merita la scena del medium, assolutamente fuori luogo e fuori tempo. Che senso ha intervenire scientificamente con sensori di calore e video riprese ad alta definizione se poi per ottenere delle risposte serve un improbabile sensitivo che pare un mix fra  Shel Shapiro e frate indovino? Inoltre, perchè suddetto individuo dopo tutto il trambusto, la trasmigrazione extracorporea dello spirito da lui alla ragazza scompare misteriosamente nel nulla? Potevano almeno dirgli ciao. In fondo sembrava un tipo a posto. Un pò frichettone, ma a posto.

In conclusione Apartment 143 è un film modesto, girato benino e montato maluccio, con due o tre sequenze di indubbio gusto ma che complessivamente ricalca l’andazzo zoppicante del filone fake found footage. La sensazione è che nonostante il low budget si sia puntato un pò troppo in alto, sia dal punto di vista realizzativo sia per ciò che concerne la storyline. Il risultato è un caotico guazzabuglio di buone intenzioni inespresse, un tentativo di spiegare qualcosa di cui si conosce solo approssimativamente il significato. Detto questo l’origine ispanica del prodotto lo rende di una spanna migliore dei corrispettivi a stelle e strisce e il mio non è mero spirito anti hollywoodiano. Nonostante le ingenuità e le cadute di stile, Apartment 143 sfrutta decorosamente l’effetto spavento omaggiando le varie ghost story asiatiche senza perdersi troppo in effetti d’ambiente minimalisti cari a Oren Peli e soci. Inoltre c’è gusto nella scelta cromatica della fotografia, che vira fra il rosso e il giallo, e nella cura degli ambienti, squallidi e claustrofobici. Non basta a salvare l’insieme ma è già qualcosa di molto meglio della maggioranza dei mock usciti nelle ultime due o tre stagioni.

Apartment143 (Emergo) - VOTO: 5,5/5

Anno: 2011 - Nazione: Messico - Durata: 80 min.
Regia di: Carles Torrens
Scritto da: Rodrigo Cortes
Cast: Kai Lennox - Gia Mantegna - Michael O'Keefe - Fiona Glascott - Rick Gonzales
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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