Strafatti di paura. Esordio promettente per due giovani indie nerd.
Justin Benson e Aaron Moorhead sono due perfetti geek, termine anglofono che sta al nostrano “sfigato”. Vedendo le loro foto in rete non puoi che soffermarti sulla luce fioca che traspare dagli occhi, su quell’espressione narcotizzata e sul pessimo gusto dei loro capi da inconsapevoli hipster. Ma l’abito non fa il monaco e nemmeno il cineasta, perchè, invero, Justin Benson e Aaron Moorhead di sfiga ne hanno avuta davvero poca. Resolution, il loro lungo d’esordio dopo dozzine di corti e di spot, pare sia folgorante. Le prèmiere al Tribeca Film Festival di New York e la presentazione al Fantasia di Montreal sono stati un successo, tanto che qualche opinion maker d’oltreoceano ha giocato a sporgersi sul baratro dei riferimenti forzati scomodando Raimi e Roth. L’Europa è invece terra ostile, più difficile da ammaliare, soprattutto se si parla della compassata Svizzera. Si narra così che Resolution sia stato accolto più freddamente a Neuchatel, dove gli addetti ai lavori hanno stilato commenti agrodolci, ritraendo sostanzialmente un film bellino ma acerbo e non esente da pecche formali. Tralasciando le autorevoli opinioni di chi ha già visto il film, dai pochi elementi a nostra disposizione la sensazione che se ne ricava è fuor di dubbio positiva. Sappiamo che Resolution è un low budget iper realistico e che, nonostante le sue fattezze indie, è tutt’altro da un prodotto amatoriale. Le registrazioni sono state eseguite seguendo la singolare tecnica Easyrig 3, che prevede la collocazione della camera (in questo caso a sensori mx) sopra la testa di colui che riprende attraverso un gioco di carrucole.
Sappiamo che Benson e Moorhead hanno diretto, prodotto, sceneggiato oltre a essersi occupati della fotografia e del montaggio. Qualità a basso costo è più di un gingle, è una filosofia di vita. Sappiamo inoltre che i due protagonisti, Peter Cilella e Vinny Curran strappano applausi grazie a una performance istrionica e sappiamo che nell’arco della proiezione al contempo si ride, ci si emoziona e si ha paura. Non è poco. Ora, chi vi scrive ama l’idea di Cinema trasversale, di una tridimensionalità emotiva più che visiva. Sebbene affidarsi all’inventario per generis, caratteristico del Cinema moderno, sia in qualche modo ineluttabile tanto per gli artisti quanto per i fruitori, allo stesso modo ridurre un’opera a una mera etichetta è quanto meno rischioso. Salvo, non serve dirlo, che sia l’opera stessa a volersi far identificare come specifica. Detto che il Cinema Horror è per antonomasia un Cinema di genere specifico con prodromi e stilemi distinti, si rimane sempre quantomeno incuriositi di fronte all’ipotesi di gustare un mèlange di temi e di positure che non scada nell’abborracciato e nel grottesco. Potrebbe essere il caso di Resolution? Forse. I due registi californiani sembrano piuttosto sicuri di loro rispetto all’efficacia del mash- up e, in barba al loro aspetto da topi da biblioteca, raccontano di una genesi di idee quasi casuale, frutto di una collaborazione spontanea e di uno script nato da una chiaccherata al pub. Rieccoci. La casualità, la spontaneità. la progettazione che parte dalla pancia e non dalle ambizioni da villa a Malibu.
Altro romantico indizio che lascia ben sperare. Resolution nasce quindi dalla comunione di intenti di due amici e, proprio intorno all’amicizia, si priva dei visceri la sua storia. Michael e Chris sono compagni di merende da lunga data. Il secondo ha dato di matto e, dopo aver mandato all’aria il suo matrimonio, si è rifugiato in un cottage nel bosco a delirare contro gli uccelli e a librarsi nella perdizione del crack. Michael, ovviamente preoccupato, lo raggiunge nello sperduto “cabin” e li lo trova completamente andato. Dopo una drastica cura di disintossicazione, Chris rinsavirà parzialmente, ma sarà solo l’inizio di una serie di eventi catastrofici ( e tragicomici) che culmineranno nell’incontro col soprannaturale. Riusciranno i nostri eroi a combattere demoni metaforici e non attraverso l’asservare del loro legame?
L’epopea della lotta al male attraverso l’amore in senso esteso è qualcosa di visto e stravisto ma, sebbene ci si possa sentire pervasi dal legittimo dubbio di trovarsi di fronte all’ennesima melensa horror-comedy, va subito detto che Resolution difficilmente lascerà eccessivo retrogusto mellifluo. Certo, si parla d’amicizia ma anche di caos, di perdizione e di violenza e a quanto pare lo si fa bene, scostandosi da pretenziosi tranelli moralistici. Benson e Moorhead hanno più volte sottolineato come la forza di Resolution stia nel portare lo spettatore in una direzione salvo poi cambiare i piani in corsa e spiazzarlo lungo percorsi di senso completamente diversi. A dirla così viene in mente Nolan e al suo modus operandi mimetico e inscatolante. Speriamo sia di buon auspicio. A proposito di speranze, lasciatele qui o voi che entrate al multisala di fiducia. Resolution non ci sarà, salvo diventare un istant cult. Più probabile invece che il mercato dell’home video lo faccia suo. Ma se ne riparlerà come minimo con la fine dell’anno. Altresì, per gli smanettoni pazienti e stoici della rete possiamo augurare da subito buona visione!
About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.