Apocalittico The divide

The divide

Un salò pasoliniano del cinema post nucleare.

Dopo che una terribile esplosione ha devastato New York, otto sconosciuti si ritrovano nelle sotterraneo del palazzo dove abitano, una sorta di rifugio antiatomico allestito dal paranoico portiere Mickey. Sottodimensionato ma con acqua e cibo in abbondanza, il luogo offre al gruppo riparo dagli orrori che avvengonoall’esterno, dandogli modo di metabolizzare la catastrofe avvenuta. Ma improvvisamente degli uomini che indossano tute protettive fanno irruzione nel rifugio e aprono il fuoco. Gli otto cercano di fare gruppo per difendersi dall’improvvisa minaccia, senza sapere chi sono i loro aggressori e cosa vogliono da loro. Un primo assalto viene respinto, ma all’interno del rifugio l’ansia e la paranoia prenderanno il sopravvento.

« Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti. »

(Il Duca – Salò e le cento giornate di Sodoma)

The divide si apre su un’immagine bellissima: un’esplosione riflessa negli occhi della bella Laura German. Il terzo lungometraggio del regista francese Xavier Gens è anche quello più complesso, la prova del fuoco dopo il macello produttivo di The hitman e il fuoco ideologico giovanile del brutto Frontie(r)s. Xavier Gens è uno che sa girare, su questo non ci piove, ma è anche uno che sceglie film impiantati su sceneggiature prevedibili che vivono la forza impotente di una regia strepitosa. Come dire: costruire un castello di roccia salda su una base di fango molle. Non molto furbo, ma soprattutto suicida.

The divide è un film non semplice, dai molti interrogativi irrisolti (chi sono gli uomini in tuta? Perchè prendono la bambina?), didascalico e fuori tempo massimo forse nella sua parabola post 11 Settembre, ma anche un film che fa riflettere, non lascia indifferenti ed è teso come una corda di violino nelle quasi 2 ore da film di camera. Eh si perché la pellicola è tutta chiusa in un bunker, fitta di dialoghi e di sequenze subliminali che scandiscono il tempo e la degenerazione dei rapporti tra i personaggi. L’esplosione avviene in superficie, ma è sotto terra, nella quasi sicurezza di un rifugio atomico come un utero materno accogliente, che comincia la vera guerra. Non importa alla fine da chi siamo stati attaccati (iraqueni, russi, asiatici), non importa il nostro background, essere avvocati o pompieri, né i sentimenti o i nostri rapporti umani, ecco che la guerra interna, quella che azzera la cultura, l’educazione, il rispetto in supremazia della bestia, del maschio alpha, del mangiare per essere mangiati irrompe in tutta la sua cinica crudeltà.

The divide è la linea tra il mondo che era e quello che non c’è più, tra l’uomo e gli animali, in una sorta di post atomico intimista che vive più di intuito che di mostrato, che ha il baricentro nell’animo più che nelle azioni e che finisce in maniera più crudele di quello che si crede. Gli attori urlano, si dimenano, quella che all’inizio sembra una cattiva recitazione o almeno una recitazione esagerata, senza controllo, diventa ingrediente aggiuntivo che enfatizza con l’eccesso una situazione limite dove si arriva a stuprare, a tagliare le dita, a rendere cani altri esseri umani solo per una scatoletta di fagioli in più. Siamo in territorio Salò, soft è vero, ma forse l’unico modo per rappresentare l’inferno in Terra in un cinema fondamentalmente blockbuster per pecoroni, che mostra defecazioni, orge, scene omo, violenze, depersonalizzazioni d’identità senza essere molto politically correct. Alla fine Eva (come la prima donna), soprannominata da un militare “codice 2-8 Backer”, nel momento in cui capisce di essere contaminata come gli altri (i capelli che cadono), abbandona tutti e tutto (di nuovo la supremazia dell’uno sui molti) in un finale che vede di nuovo l’orrore nucleare riflesso nei suoi occhi come al principio. Xavier Gens gira mai così bene, in un virtuosismo non fine a se stesso, che rende eccitante l’impianto statico teatrale. A sublimare il tutto le musiche bellissime e struggenti di Jean-Pierre Taieb. Che altro volere di più?

The Divide

Regia: Xavier Gens
Cast: Milo Ventimiglia, Michael Biehn, Ashton Holmes, Lauren German, Iván González,Peter Stormare, Courtney B. Vance, Michael Eklund, Rosanna Arquette
Anno: 2011 (Germania, USA, Canada)
Durata: 110 min
Inedito in Italia

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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