Mena Suvari ospite d’eccezione per questa puntata di American Horror Story (è lei la Dalia Nera), che comincia a far storcere il naso e, soprattutto, temere nel peggiore degli epiloghi
“Perché sei venuta a letto con me, se ami il dottor Harmon?”
“Per vedere se ero ancora in grado di andare a letto con un vivo”.
Era effettivamente troppo bello per essere vero. American Horror Story aveva retto fino ad ora, tra alti e bassi, con dignità e rispetto per il genere… Il rischio che qualcosa cominciasse a non andare per il verso giusto, in effetti, era praticamente dietro l’angolo.
Ma procediamo con ordine. Dove eravamo rimasti… Vivien non riesce a superare lo stress a cui la casa e la gravidanza l’hanno portata e si trova costretta, dunque, ad accettare suo malgrado il ricovero in una clinica psichiatra – che segnerà l’inizio del declino non soltanto per lei, ma anche per la sua famiglia. Violet è ancora innamorata del suo Tate ed è completamente ignara della sua oscura identità. E Ben, beh… Lui ha davvero qualcosa di molto più importante a cui pensare. Qualcosa di (non) morto, che non riuscirà a darsi pace finché la sua vendetta non sarà compiuta. Hayden, per l’appunto.
Ma non è solo Hayden a tormentarlo. A rendere le cose più difficili è anche sua sorella (viva, però), che ha giustamente perso le sue tracce ed ha raggiunto Ben a casa sua nella speranza di far luce sulla sua misteriosa scomparsa. Ben sembra senza scampo e spalle al muro – qualcuno era riuscito a svelare il suo terribile segreto – fino all’arrivo di Hayden (no, lei è ancora morta), pronta a “tranquillizzare” sua sorella, perché ancora speranzosa che le cose con Ben, in un modo o nell’altro (non importa quanto bizzarro), possano sistemarsi.
Nel frattempo continuano ad aggiungersi ulteriori tasselli riguardanti le origini misteriose di casa Harmon, sul perché della sua maledizione e sulle identità perdute di tutte le anime in pena intrappolate in quel malefico recinto. Tra queste è la stessa Hayden a spiccare ancora una volta, questa volta in compagnia di una giovane ed avvenente attrice di secondo livello, “riesumata” in qualche modo per riscattarsi nella speranza – ormai più che vana – di diventare una stella del cinema.
Nessuna novità all’orizzonte, dunque. Anzi, la sensazione spesso è quasi quella di rivedere lo stesso episodio sotto differenti punti di vista, contornati come al solito dalle stesse – talvolta inutili e fuori luogo – identiche e petulanti allusioni sessuali (quasi come se il connubio sesso/horror debba essere per forza inscindibile), che vanno bene se reiterate per due, tre, quattro episodi, ma poi perdono davvero tutto il loro fascino e rasentano il baratro del ridicolo.
La speranza, è vero, è sempre l’ultima a morire, ma l’idea che la serie si riprenda nel finale sembra quasi una chimera.
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.