Serie TV American Horror Story Asylum. Ed è subito masterpiece

American Horror Story Asylum. Ed è subito masterpiece

Dopo il deludente finale di Murder House (prima stagione della serie), Murphy ci riprova. E mette in scena un piccolo inaspettato capolavoro

Al termine della prima stagione di American Horror Story (American Horror Story – Murder House) è stato difficile quantificare l’amarezza mista a delusione che ha pervaso molti dei suoi ferventi sostenitori. Come ogni progetto di Ryan Murphy che si rispetti, Murder House era partita come una delle migliori serie tv della scorsa stagione, peggiorando sensibilmente di episodio in episodio, fino all’inesorabile declino del finale. Un gran peccato, però, se si pensa che le premesse per essere la miglior serie della scorsa stagione c’erano tutte. L’ennesima occasione sprecata, dunque. Al punto che quando sono apparsi i primi rumor sulla realizzazione della seconda stagione (American Horror Story Asylum) ero terrorizzata all’idea del suo risultato. Invece ho dovuto ricredermi.

Asylum ha un grande punto di forza, dalla sua: non ha nessi e legami di nessun tipo con Murder House (se non la maggior parte del cast utilizzato). Il motivo? È presto detto. Il vero protagonista della serie tv di Ryan Murphy non è altri se non il suo tema centrale: i film horror americani, con tutti i suoi clichè, i suoi luoghi, i suoi espedienti narrativi e i suoi personaggi stereotipati.

Asylum 1×01 – Benvenuti a Briarcliff

America, giorni nostri. Una coppia di neosposi decide di cominciare il suo viaggio di nozze facendo un tour delle case “maledette” degli Stati Uniti d’America. L’amore per il brivido li spingerà fin dove forse non era il caso si spingessero, coinvolgendoli entrambi in un drammatico finale.

Un salto indietro nel tempo e ci ritroviamo negli anni 60, con un giovane Kit Walker, sposato con la bella Alma, la cui serenità è presto stravolta da un incontro ravvicinato del terzo tipo con improbabili e misteriose presenze (forse) aliene.

Siamo negli anni 60, dunque, ed è qui che ci tratteniamo per un po’. È qui che la maggior parte delle vicende si svolgeranno. È qui che scopriremo, passo passo, tutti i misteriosi ed inquietanti segreti che circondano, avvolgono e popolano il manicomio Briarcliff. Al suo interno, oltre ad un folto numero di “pazienti” trattati alla stregua di bestie da macello (in cui si ritroverà forzatamente e suo malgrado anche il povero Kit, accusato – ingiustamente? – di omicidio ai danni di un gruppo di giovani donne), Sister Jude (una splendida Jessica Lange) e Sister Mary Eunice (la piacevole scoperta Lily Rabe), le due suore che gestiscono il manicomio, e un inquietante Dr Arthur Arden (l’incredibile James Cromwell), dai modi poco ortodossi e con un disturbante segreto da nascondere.

Come si è evinto in Murder House, anche in Asylum Ryan Murphy predilige i luoghi chiusi, ristretti, claustrofobici e disturbanti. Se nella prima stagione era la casa a governare sull’intera serie, qui è il manicomio di Briarcliff a farla da padrone. Proprio in quanto luogo chiuso, la casa/manicomio rappresenta un locus amoenus in cui sentirsi potenzialmente protetti, al sicuro. Potenzialmente, appunto, perché in questo, come in molti altri casi, il luogo familiare diventa quello più minaccioso ed è ancor più disturbante quanto riesce ad insinuare il terrore e l’angoscia laddove dovrebbe, invece, infondere sicurezza e protezione. Lo spettatore è portato, dunque, a spaventarsi ulteriormente quando sente minacciato un porto sicuro come la propria casa, che diventa a quel punto protagonista assoluta della vicenda. La maggior parte delle case nei film horror si estende in verticale e la maggior parte delle scene sono riprese dal basso verso l’alto  quando si vuole rappresentare la paura, dall’alto verso il basso quando la si vuole incutere. Questo è quello che succede in Asylum , infatti: i personaggi ritenuti “puri” (secondo la logica e la visione dell’horror) risiedono tutti ai piani alti dell’edificio: gli “impuri”, i “folli”, i “colpevoli” dimorano tutti al piano inferiore, ammassati in un unico grande stanzone come fossero un branco di capre senza dignità.

Con la migliore delle fotografie possibili, un’accurata scelta delle musiche (Dominique di Jeanine Deckers disturberà i miei sonni da qui all’eternità, temo), un cast degno dei migliori film di Hollywood ed una sceneggiatura contorta, intricata, ma questa volta stranamente “plausibile” e coerente, Ryan Murphy è finalmente riuscito nel miracolo: far dimenticare quasi completamente l’errore di percorso di Murder House e trasformare Asylum in un piccolo gioiello, destinato a diventare un grande capolavoro.

About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: