Cinema Hatchet

Hatchet

Victor Crowley è nato deforme ed è sempre stato relegato in casa sotto lo sguardo attento del padre.

E’ la notte di Halloween a New Orleans e un gruppo di bambini, lanciando petardi verso la casa di Victor, provoca un incendio dove il ragazzo morirà. Anni dopo, nella cornice del Mardi Gras, alcuni turisti cercano un diversivo in una gita notturna nelle paludi di New Orleans scoprendo (a loro spese) che il fantasma del freak si aggira nei dintorni di casa sua, pronto a falciare ogni essere umano che invade il suo territorio.

“Non è un remake, non è un sequel, e non è nemmeno basato su un film Giapponese” recita la cover di Hatchet, sbeffeggiando il genere tanto in voga da un paio di anni a questa parte nel filone horror.

Non essendo catalogabile in tali sottogeneri tuttavia la pellicola in questione si inserisce in un’altra diramazione, quella degli omaggi ai film di genere degli anni ’80. Hatchet non è nient’altro che un marasma di situazioni già viste una ventina di anni fa in grandi classici dell’orrore quali le saghe di Venerdì 13 o Nightmare ma anche in pellicole di nicchia tirate su con un budget irrisorio.
Il regista Adam Green pesca a piene mani da tale filmografie, imbastisce probabilmente un solo set, raccoglie dalla strada un cast di attori sconosciuti (ad eccezione di Kane Hodder nel ruolo di Victor e del padre) e si fregia con cammei importanti (Tony Todd e Robert Englund), riempie bidoni di sangue finto e raggranella il misero budget rimasto per condire tutto il resto.

Questo è lo spirito di Hatchet, una operazione rivolta a trascinare al giorno d’oggi il fascino (termine che oggi da alcuni sarebbe ribattezzato come trash) dei gloriosi anni ’80 attraverso le mani di un regista/sceneggiatore che non vuole aggiungere nulla di nuovo, semplicemente compiere un balzo indietro e non volerne sapere di aprire gli occhi e ricordarsi che siamo nel ventunesimo secolo.
Chi non ha vissuto quel periodo o non ha potuto godersi in vhs la miriade di slasher prodotti finisca qui di leggere e vada a recuperare tutto bypassando allegramente questo film. Per tutti gli altri che vogliono tuffarsi in quelle nebbie (è proprio il caso di dirlo) che coprono le innumerevoli mancanze della scenografia, che vogliono vedere tette ballonzolanti al vento senza pudore o gustarsi dialoghi e battute risicati all’osso che sembrano riecheggiare dal passato, ben venga la visione di Hatchet.

In questo sorta di omaggio un altro geniaccio degli effetti speciali quale John Carl Buechler (Reanimator, Troll, Nightmare 4 giusto per citarne alcuni) si lancia in efferatezze e secchiate di sangue senza alcun freno, mostrando impalamenti, teste ruotate, braccia strappate a forza e liquido rosso che imbratta alberi a go-go. Anche il make-up di Victor consiste in un po’ di lattice attaccato al corpo dell’attore in maniera decisamente approssimativa rendendo il tutto ancora più goffo e incredibilmente ironico.

Da tenere lontano come la peste per i non appassionati del genere che vedrebbero in Hatchet solo un orrendo filmetto, oggi come oggi inferiore anche al dvd splatter underground più becero (con copertina in bianco e nero fotocopiata). Se fate parte dell’altro schieramento munitevi di un bel paio di birre, ammassate il divano con corpi di amici (e amiche) e iniziate a sgranocchiare le patatine (rigidamente scadute) godendovi meno di un’ora e mezzo di sano divertimento.
Solo per cultori.

Hatchet

Regia di: Adam Green
Durata: 85′
Interpreti: Joel Moore, Tamara Feldman, Deon Richmond, Mercedes McNab, Kane Hodder, Parry Shen, Joleigh Fioreavanti, Joel Murray
Sceneggiatura: Adam Green
Fotografia: Will Barratt
Montaggio: Christopher Roth
Musica: Andy Garfield
USA: 2006

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