Cinema Cabal (1990)

Cabal (1990)

Dopo il bellissimo “Hellraiser”, Clive Barker torna a dirigere la trasposizione di un suo romanzo, dando vita allo splendido e sottovalutato “Cabal” (1990)

Clive Barker reincontra se stesso: dopo il bellissimo Hellraiser (1987), trasposizione filmica del suo romanzo Hellbound, il britannico artefice di incubi letterari torna a dirigere una pellicola tratta da un suo romanzo, il magnifico (forse, il suo capolavoro) Cabal, scritto nel 1988. Il titolo originale del film è Nightbreed (letteralmente, la “stirpe delle tenebre”, protagonista della narrazione); il titolo italiano per una volta non compie passi falsi, restando fedele a quello del romanzo.

Film sottovalutato e, sostanzialmente, incompreso. Sicuramente, troppo raffinato e metaforico, dotato di molteplici strati di significato, per poter piacere al grande pubblico. Non troppo amato neppure da molti fans di Barker, che lo considerano inferiore al romanzo; il libro era comunque assai difficile da trasporre in immagini e soprattutto, da condensare entro gli angusti limiti temporali dell’oggetto filmico, limiti soggetti alle logiche commerciali delle sale, che puntano alla quantità delle proiezioni.

La workprint originale di Cabal, tuttora inedita e proiettata in occasione di un Horrohound Convention a Indianapolis, ha la durata di ben 145 minuti, ridotti a 102, nella versione distribuita e conosciuta. Un taglio dunque di portata non indifferente, che ha privato il film di elementi che potevano essere essenziali.

Il Cabal che conosciamo, pur se decurtato, resta, per chi scrive, un capolavoro incompreso. Forse la summa del Barker-pensiero, in maniera più intensa rispetto al ben più amato Hellraiser.

Il film ha inizio con una magistrale scena d’incubo, uno dei tanti incubi che torturano la mente di Aaron Boone (un poco convincente Craig Sheffer), il quale si affida alle cure dell’ambiguo psichiatra Philip K. Decker (David Cronenberg): personaggio viscido e perverso, convince Boone di essere il responsabile di una serie di omicidi che stanno infestando la città. Gli incubi di Boone hanno per protagonisti Midian, luogo immaginario, e i suoi “mostruosi” abitanti; le sue convinzioni a proposito dell’esistenza di Midian sono ferme e articolate, così ben strutturate al punto da sembrargli reali.
Ricoverato in ospedale a causa di Decker, Boone sente qualcuno delirare a proposito di Midian: è Narcisse (Hugh Ross), che gli parla di come quel luogo esista davvero, gli spiega come potervi giungere e gli dice di voler diventare “uno di loro”, staccandosi lo scalpo in una gustosa scena splatter.

Boone trova finalmente Midian, collocata al di sotto di un cimitero: viene dapprima respinto dagli abitanti (“non sei uno di noi, sei solo carne per la Bestia”); inseguito da Decker con polizia al seguito, Boone viene ucciso dai poliziotti: da morto, può finalmente diventare parte di Midian, il luogo dove “la morte non esiste dunque non può essere la fine di tutto”. Lori (Anne Bobby), la donna di Boone, si mette sulle tracce del fidanzato, per riportarlo con sé nel mondo dei vivi. A Midian, Boone ritrova Narcisse, e viene portato al cospetto del capo della comunità, Dirk Lylesberg (Doug “Pinhead” Bradley).
Decker ovviamente non si dà per vinto e, con l’ausilio di uno sceriffo folle ed esaltato e di un prete altrettanto folle, irrompe a Midian, per eliminare Boone. Questa, ovviamente in pillole, la trama del film. Il quale, come già detto, è assai complesso e stratificato nei significati.

I “mostri” di Midian, la “stirpe delle tenebre”, in questo caso rappresentano, esprimendosi assai semplicisticamente, i “buoni”, mentre gli umani sono rappresentati come crudeli e perversi. Questo è il messaggio più evidente, più “urlato”, di questo film; bellissima la scena in cui Rachel (Catherine Chevalier), una degli abitanti, racconta a Lori la loro storia: “Noi siamo gli ultimi esponenti di razze che la tua razza ha portato all’estinzione….volare, diventare lupi, trasformarsi in fumo, non è tanto assurdo….per voi siamo mostri, ma quando sognate, sognate di volare, di trasformarvi e di vivere senza la Morte. Voi ci invidiate, e quello che invidiate….” “…Lo distruggiamo”, conclude Lori.

Dunque, il tema del “diverso”, dell’outsider, mostruoso nell’aspetto ma non nell’anima. A esso si affianca il tema dell’appartenenza: “diventare uno di voi”, è una frase ricorrente nel film e sta a simboleggiare quanto alcuni umani si sentano emarginati in questo mondo, dal quale vorrebbero fuggire, per rifugiarsi in un “altrove”. La metafora da sociale diventa politica, con lo sceriffo folle che rappresenta la tipica mentalità imperialista yankee: “Che siano comunisti, mostri o mutanti supercromosomici del Terzo Mondo, noi siamo pronti”, proclama brandendo un mitra, “noi siamo i paladini della Libertà”.

Importanti anche i riferimenti biblici: Midian è menzionata nelle Scritture; la sua posizione geografica è incerta (alcuni dicono sia situata nella parte Nord-Ovest dell’Arabia, altri in Sudan), e altrettanto ambigua è l’interpretazione del termine (alcuni studiosi indentificano Midian non in quanto territorio bensì come insieme di tribù nomadi). Notevole la presenza della figura di Baphomet, per una volta non buttata a caso come in molte pellicole dai tocchi pseudo-esoterici: Baphomet è la divinità del popolo di Midian, benché nel film sia rappresentata in forma diversa rispetto all’iconografia tradizionale (Baphomet è una divinità pagana, in alcuni casi erroneamente identificata col Diavolo e legata, tra le altre cose, ai Cavalieri Templari).

Riferimenti dunque ben precisi, colti, ricercati. La “stirpe delle tenebre” non è un semplice gruppo di “mostri” ma una comunità strutturata con proprie regole, tradizioni, e un proprio culto.
Cabal, secondo una loro profezia, è una sorta di Messia, di Salvatore che arriverà per metterli al sicuro dai loro nemici.
Da notare anche il discorso sull’Amore: Lori, egoisticamente accecata dall’amor terreno, vuole portare con sè Boone, allontanarlo da Midian, nonostante egli appartenga ormai a quel luogo.

La presenza di David Cronenberg, che offre a dire il vero una prova attoriale un po’ monocorde, non è casuale: il sommo poeta della Carne, è qui una sorta di malefico Virgilio, lume nero di Barker, altro cantore della Carne e dei suoi strazi e mutazioni. Il morso iniziatico ricevuto da Boone, che vive di vita propria, è tipico marchio Cronenberghiano.

Dal punto di vista tecnico, oltre a una buona e sapiente regia, spiccano i magnifici make up fx (a opera della Image Animation) e la bellissima colonna sonora composta dal grande Danny Elfman.
Un film di non facile fruizione, troppo complesso e quindi ostico per un pubblico dai gusti non troppo ricercati. Criticato, rifiutato, non compreso, è anch’esso outsider ed emarginato, al pari delle magnifiche creature che lo popolano.Una perla da riscoprire e rivalutare, nel complesso universo Barkeriano.

Trailer Originale:

httpv://youtu.be/O2hZY0wRt5U

 

Cabal

Titolo Originale: Clive Barker’s Nightbreed
Anno: 1990
Paese: USA
Regia: Clive Barker
Interpreti: Craig Sheffer, David Cronenberg, Anne Bobby, Doug Bradley, Hugh Ross, Catherine Chevalier
Soggetto e Sceneggiatura: Clive Barker
Fotografia: Robin Vidgeon
Musiche: Danny Elfman
Montaggio: Mark Goldblatt, Richard Marden
Special FX: Image Animation

About Chiara Pani
Conosciuta anche come Araknex, tesse inesorabile la sua tela, nutrendosi maniacalmente di horror,musica goth e industrial e saggi di criminologia. Odia la luce del sole e si mormora che possa neutralizzarla, ma l’ interessata smentisce, forse per non rendere noto il suo unico punto debole. L’ horror è per lei territorio ideale, culla nella quale si rifugia, in fuga da un orripilante mondo reale. Degna rappresentante della specie Vedova Nera, è però fervente animalista, unico tratto che la rende (quasi) umana. Avvicinatevi a vostro rischio.

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