Cinema Sudor Frío

Sudor Frío

Bogliano conferma di essere molto più votato al “porn” che al “torture” e anche qui il fattore carne e le chiacchiere eclissano l’orrore.

Per interpretare oculatamente Sudor Frio è utile dare un’occhiata al curriculum del suo regista, l’argentino Adriàn Garcìa Bogliano (No Moriré Sola). Un torture-porn dietro l’altro, fatti con due lire e con l’erronea convinzione che una sfilza di varie nudità compensi l’assenza di sostanza e di originalità.

E’ normale dunque che anche in questo caso Bogliano estragga dal cilindro un torture-pornettino, dove il diminutivo è motivato dalla durata (80 minuti contando i titoli di coda), dai fondi a disposizione ed anche dalla qualità del prodotto finale. Succede che l’ex fidanzata di Roman è scomparsa e l’unico indizio è l’indirizzo di un certo Biondo, con cui la ragazza avrebbe avuto un recente contatto via chat. Così Roman segue quella pista e, accompagnato da un’amica che va in avanscoperta, inizia l’appostamento attorno all’appartamento. Ma quando l’amica entra e non torna, Roman non può che introdursi di nascosto nell’abitazione. E scoprire che la sua ex (nonché l’amica) non è fra le braccia di un nuovo aitante figaccione ma ostaggio di due psicoanziani reduci di un’organizzazione estremista degli anni ’70 di nome Triplo A (Alianza Anticomunista Argentina). Dalla loro militanza i gerontorturatori hanno ereditato sadismo, odio nei confronti dei giovani sprovveduti d’oggi e qualche cassa di nitroglicerina.

Per guardare i lavori in corso c’è sempre tempo, ora voglio divertirsi un po’ con indovinelli e torture. Bogliano nel frattempo conferma di essere molto più votato al “porn” che al “torture” e anche qua il fattore carne e le chiacchiere eclissano l’orrore. Di tortura vera e propria se ne vede pochissima ed è sbiadita, in compenso tutte le attrici – se non compaiono già nude – in pochi fotogrammi perdono ingegnosamente e con nonchalance le vesti. La sfortuna del giovane (classe ’80) e prolifico filmmaker è che il torture-porn (oltre ad essere ormai inflazionato e nel contempo meno in voga di una manciata di anni fa) è un genere dove l’assenza di classe e stile si palesa maggiormente rispetto ad altri. Vuoi mettere uno slasher o uno zombiemovie? Lì la mediocrità passa un po’ inosservata, soprattutto se edulcorata con ironia e/o qualche tòpos. Invece la tortura di bassa qualità cos’è? Voyeurismo mental-masturbatorio? Becera e stucchevole violenza liofilizzata? Non questo, sarebbe semplicistico, ma neanche molto di più.

I maniaci attempati, enigmisti di serie b con blando movente ideologico sociopolitico, obbligano a quiz alfanumerici d’intelligenza “basic” e poi si dilettano con gli esplosivi. Ma occorre grande impegno per farsi coinvolgere e spaventare. Dei pochi momenti cruciali (quasi tutti sputtanati da una slow motion irritante) si salva la grottesca e malconcia orda di donne – prigioniere di lunga data – che si libera e vendica. Dite quel che volete: Bogliano ha tantissima buona volontà, molta passione ma poco talento. E pensare che per scrivere Sudor Frio ci sono volute sei mani e tre teste. Ch3 5pr3c0.

Sudor Frìo

Regia di: Adriàn Garcìa Bogliano
Scritto da: Adriàn Garcìa Bogliano, Ramiro Garcìa Bogliano, Hernàn Moyano
Interpreti: Facundo Espinosa, Marina Glezer, Camila Velasco
Durata: 80 min.
Inedito in Italia

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