Cinema Non aprite quella porta 4

Non aprite quella porta 4

Leatherface, nel goffo tentativo di aderenza alla materia ispirata, diventa un grottesco gigante transgender, con le labbra strappate da modelle e lo sgraziato corpo da circo dei freaks.

Ecco la peggiore paura di ogni fan dl cinema, horror e non: un seguito cosi’ cattivo da spazzare in un lampo i crediti guadagnati dal prototipo e dai suoi figlioletti. E’ successo con Scream con un terzo capito micidialmente meta cinematografico, con Nightmare e Freddy Kruger pagliaccio a cavallo di una scopa, con un nuovo Venerdi’ 13 vestito da Enigmista, ed è successo, nell’anno del Signore 1994, a Non aprite quella porta.

 Questo nuovo capitolo indigesto, mal scritto, girato tanto male da sembrare uno scherzo, è un delitto senza scusanti: non l’ha girato il primo Jeff Burr (magari!) capitato sul set per caso o un redivivo Tobe Hooper in versione coccodrillo assassino del cotolengo, ma Kim Henkel, uno dei due papà di Texas Chainsaw massacre, nell’occasione di una vita. Si capisce il desiderio di riappropriarsi della propria creatura e l’idea, sulla carta ottima, di dare risalto maggiormente alle analogie tra Letherface e il serial killer Ed Gein, ma il tutto resta in superficie, nel paradiso inutile delle buone intenzioni.

Non esiste violenza o sadismo come poteva contare il prototipo, ma una sequela di situazioni stupide con la pretesa di essere oltraggiose, una sorta di parodia non voluta del deja vu della saga. Henkel calca la mano su ogni cosa: fa urlare i suoi attori più forte che possono, crea sotto trame incredibili, si ingarbuglia nel ritmo pari a zero e crea da un cult, quasi remakizzandolo, un incredibile scult. Rispetto al primo film di Hooper, ma anche i due suoi seguiti, manca la fantasia di voler raccontare una storia, c’è la pretestuosità di riuscire a creare a tavolino un capolavoro usando materia riciclata male, è l’abominio dell’hubris e il giusto castigo per esso.

Persino Letherface, nel goffo tentativo di aderenza alla materia ispirata, diventa un grottesco gigante transgender, con le labbra strappate da modelle e lo sgraziato corpo da circo dei freaks. Dovrebbe essere il richiamo al killer Gein, quello che uccideva donne prima di Norman Bates immolandole alla madre matrigna, al suo desiderio di mutare in donna, ma quello che appare sullo schermo è una sorta di Lerch di viale Zara, un desiderio di profondità abbozzato in una pennellata pallida. Nel pasticcio cadono pure giovani star dalle belle speranze: una Renée Zellweger non in versione pig taille e un  cacionaro Matthew McConaughey in una performace che mai poteva presagire un futuro roseo tra mega produzioni e Dolce e Gabbana. Ma i piu’ sfortunati, villipesi, umiliati restano gli spettatori di questo Non aprite quella porta, anche se tutto calza:  Kim Henkel è l’alfa e l’omega di questa serie, il padre, l’assassino, la pietra tombale di un mito.

Curiosità

– La versione originale dura 104 minuti, ma quella pubblicata ne totalizza solo 94.

– Il film è stato vietato ai minori di 18 anni in Irlanda, Svezia, Italia e molti altri paesi.

– Il film presenta notevoli differenze rispetto all’originale. La principale è che la famiglia di Leatherface non è cannibale, in quanto nel film i parenti decidono di farsi recapitare una pizza alla villa.

– Paul A. Partain, Marilyn Burns e John Dugan, tutti e tre presenti nel film del 1974, fanno un cameo in questa pellicola; si possono vedere all’ospedale

– Henkel sperava di fare con questo film il seguito diretto del film del 1974. I personaggi di Vilmer e W.E. avebbero dovuto essere rispettivamente l’autostoppista e il cuoco dell’originale.

 

httpvh://www.youtube.com/watch?v=Uya-iE-9EwE

 

Non aprite quella porta 4

Regia:  Kim Henkel
Interpreti:
Matthew Mcconaughey, Renee Zellweger, Robert Jacks
Durata: 
95 min.
Diponibile in dvd

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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Comments

[…] e Matthew McConaughey, ma è meglio stendere un velo pietoso sulla loro performace recitativa. Non aprite quella porta 4 con il suo Letherface transgender e la dose massiccia di idiozia è davvero da […]

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