Cinema Wrath of the Crows, il nuovo film di Ivan Zuccon

Wrath of the Crows, il nuovo film di Ivan Zuccon

Ivan Zuccon è senz’altro uno degli autori più interessanti del nostro panorama indipendente e anche uno dei più sfortunati.

Pensiamo alla distribuzione e fruizione di opere dell’underground italico, l’Ubaldo Terzani di Gabriele Albanesi, lo Shadow di Federico Zampaglione, il Custodes bestiae di Lorenzo Bianchini, horror reperibili senza problemi sugli scaffali delle videoteche. I film di Zuccon no, di loro si tessono le lodi, sono argomenti di discussione nei forum, ma per vederli bisogna rivolgersi paradossalmente all’Estero. La filmografia di questo regista in Italia è un po’ un’araba fenice, una pietra filosofale, l’Eldorado di Cortés e Pizarro dove al posto di oro e vita eterna si celano meraviglie d’orrore fantastico. Eppure, se i primi passi di questo giovane artista sono zoppicanti (L’altrove e Il figlio dell’altrove), il resto è materia pregiata: La casa sfuggita è un horror avatiano crudelissimo e con il pregio raro di fare paura, Nympha è una trasfigurazione blasfema della passione del Cristo con punte di pathos altissime, e l’ultimo, Colour from the dark, riesce ad affrontare il tema della disgregazione del nucleo familiare in maniera assolutamente non banale. Quindi la notizia che un nuovo horror zucconiano vedrà la luce non può che farci piacere nella speranza però di maggior fortuna distributiva.

Il film, dal titolo Wrath of the Crows (La rabbia dei corvi), sarà prodotto da Ivan Zuccon e Roberta Marrelli, la sceneggiatura scritta dallo stesso regista e Gerardo Di Filippo e gli effetti speciali affidati alla Crea Fx. Il cast vedrà come punta di diamante la partecipazione delle due scream queen, Tiffany Shepis (Nympha) e Debbie Rochon (Colour from the Dark), ma conterà pure sulla presenza di Tara Cardinal, Suzi Lorraine, Michael Segal, Emanuele Cerman, Matteo Tosi, Emmet Scanlan, Gerry Shanahan e Brian Fortune. Le riprese sono programmate per agosto e dureranno per 5 settimane.

Ma entriamo nel vivo della trama: in una sudicia e angusta prigione i detenuti (Larry, Deborah, Hugo, Hernest, Liza) devono sottostare alle ingiustizie perpetrate dal capo delle guardie (l’Ufficiale) e dai suoi aguzzini. Al di sopra di tutti e tutto, però, c’è IL GIUDICE, che nessuno ha mai visto, ma che impone le leggi da rispettare e che è temuto sia dai detenuti che dalle guardie. I prigionieri sanno come devono comportarsi, quali sono le regole da seguire ma non ricordano nulla delle loro vite fuori dalle mura di quella che in realtà è una fortezza. L’unica cosa che ricordano, e che emerge pian piano nel corso della storia è il male commesso per arrivare in quel luogo. Come apparsa dal nulla un nuovo prigioniero si aggiunge alla compagnia: Principessa. È una bellissima donna vestita soltanto da una pelliccia di piume di corvo, luccicante, profumata, calda. Il nuovo arrivo suscita la curiosità degli altri prigionieri, ma anche invidia, sospetti e profondi turbamenti sessuali. Principessa impiega poco a rivelare la propria natura oscura e soprannaturale, muove gli oggetti col pensiero, ed è dotata di una forza sovrumana. La fuga è un sogno per i prigionieri che non sanno cosa ci sia al di là delle mura, e nemmeno gli interessa: l’importante è fuggire da quel luogo maledetto. Nemmeno le crude immagini di un incubo proiettato oltre le finestre delle celle li spinge a desistere dal proposito di fuggire,ma non si può fuggire dal passato né da se stessi. Ben presto infatti si scoprirà che l’intera prigione non è altro che un allucinante gioco di specchi, dove la realtà si confonde con l’illusione e dove gli incubi si tramutano in realtà.

Non vi resta che restare sintonizzati su questo canale e aspettare nuove su questa pellicola che, se si manterrà nello standard delle precedenti, potrebbe regalarci graditi brividi. Chi vivrà vedrà.

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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