Cinema La casa muda

La casa muda

Noioso, tronfio di un vuoto pneumatico irritante, La casa muda brucia senza accorgersene quei pochi momenti di tensione che presenta.

Tratto da una storia vera. Laura e suo padre Wilson si installano in una casa di campagna con l’obiettivo di ristrutturarla e successivamente rimetterla in vendita. Si preparano per la notte dopo aver deciso che avrebbero cominciato i lavori la mattina seguente…

La casa muda è uno strano oggetto: un unico piano sequenza di 72 minuti  per una storia con al centro principalmente una ragazza spaventata da una serie di rumori e presenze forse ectoplasmatiche. Lasciamo perdere che probabilmente l’unica ripresa è resa grazie alla tecnologia e all’escamotage di spegnere più volte la luce, ma resta il fatto che sul piano visivo il film di Gustavo Hernández è qualcosa di sorprendente. Merito principalmente del direttore della fotografia, Pedro Luque, che in solo quattro giorni di riprese ha saputo creare un vero miracolo: inquadrature mai banali e piglio sempre cinematografico con il risultato che molte volte ci dimentichiamo che non esistono stacchi di montaggio. Altro punto a favore è la fotocamera Canon EOS 5D Mark II ad alta definizione usata per riprendere il tutto: le immagini sono di una tale fluidità e profondità da mandare in pensione tutti i digitali usati dai filmaker indipendenti e non. Il bello di questo apparecchio, che è sul mercato a cifre irrisorie, è di potervi inserire filtri, mascherine come una vera videocamera professionale con risultati tra l’ottimo e lo stupefacente. Purtroppo le lodi a La casa Muda si fermano qui, sul piano tecnico. Figlio bastardo di Rec e dei mockumentary tanto di moda ora, il film di Gustavo Hernández sembra semplicemente un video dimostrativo delle prodezze della Canon EOS 5D Mark II: sotto c’è davvero poco altro. Non la storia che non appassiona mai a livello narrativo: è un continuo seguire la ragazza che sente un rumore, che vede poco o niente, che si è dimenticata una cosa tanto grande da rendere stupido e assolutamente delirante il finale. Non gli attori, ridotti a mere pedine urlanti, a carne da macello così anonima che quando i nodi vengono al pettine ti senti colpito tanto quanto Topolino che fa la corte a Minnie. Non la musica, inappropriata e molte volte banalotta, con nenie che dovrebbero fare paura e invece sono fastidiose musichette per bambini. Aggiungiamo poi che la protagonista è vestita come l’ Angela Vidal di Rec e il pasticcio di bassa originalità è servito. Noioso, tronfio di un vuoto pneumatico irritante, La casa muda brucia senza accorgersi quei pochi momenti di tensione che presenta (la camera con le fotografie, la stanza buia ravvivata solo dai flash) buttandosi a capofitto verso le soluzioni più risapute e banali. Alla fine resta solo la potenza delle immagini: davvero troppo poco per dichiarare riuscito un film. E non un buon passaparola per i futuri horror uruguayani.

NB Il film è stato remakizzato a tempo record dall’America col titolo Silent house e presentato nell’edizione 2011 del Sundance Festival.

 

La casa muda

Regia: Gustavo Hernández
Interpreti: Florencia Colucci, Abel Tripaldi, Gustavo Alonso
Durata: 72 min.

 

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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