Action Predators

Predators

Il franchise di Predator è per sua stessa struttura rinchiuso all’interno di spazi narrativi parecchio angusti il cui sconfinamento può essere pagato a carissimo prezzo.

Sono otto tra le più letali macchine di morte che il genere umano abbia mai partorito, misteriosamente paracadutate in una giungla che non assomiglia a nulla di quanto abbiano visto in precedenza, mortalmente determinati a scoprire cosa cos’abbia in serbo per loro il destino.

Capitanati dal silenzioso e carismatico Royce (Adrien Brody), i membri del gruppo si scontreranno a muso duro con la terribile verità riguardo la loro presenza in quei luoghi fin troppo alieni, e per la prima volta nella vita sapranno cosa significhi essere prede senza alcuna speranza di salvezza.

Escluso l’ovvio e fisiologico entusiasmo immediatamente provocato nei fans più hardcore dal semplice annuncio della messa in cantiere di un remake/reboot della storica pellicola di John McTiernan, erano molteplici e del tutto legittimi i dubbi squisitamente cinematografici sorti intorno al progetto prodotto e supervisionato da Robert Rodriguez. Dubbi che, anche escludendo la comprensibile volontà parecchio mercantile di dare una bella spolverata a un fondo di barile evidentemente non del tutto sfruttato e sufficientemente lontano nel tempo perché potesse tornare in auge, vertevano soprattutto intorno alla presunta capacità della coppia di sceneggiatori esordienti Alex Litvak/Michael Finch di consegnare al bravo e solido Nimrod Antal qualcosa che valesse la pena di essere girato e fosse in grado di andare oltre ad un banale remake tout court. Salomonicamente, l’esito è risultato essere una via di mezzo: il franchise di Predator è per sua stessa struttura rinchiuso all’interno di spazi narrativi parecchio angusti il cui sconfinamento può essere pagato a carissimo prezzo – AVP docet – ma va riconosciuto alla coppia alla scrittura di essersi data da fare entro gli strettissimi limiti concessi, limiti evidenti sin dalle primissime battute.

Non c’è alcun presupposto narrativo credibile alla base di quanto poi raccontato, ed è la più scontata della location la giungla aliena che Antal si danna a far fruttare a livello registico, lavorando ora sulla verticalità, ora sugli spazi sterminati, ora sulla soffocante immanenza di un verde tentacolare e dissimulante e un’insistenza su un tocco piuttosto dark che ben fa il paio con l’immaginario tecno-tribale dei Predators , e buon per tutti che l’inevitabile debolezza della struttura passi in secondo piano nel momento in cui la pellicola accelera e veste la propria facciata più classicamente action, scandendo i tempi sempre più stretti e intensi di una marcia d’avvicinamento all’incontro vero e proprio con i Predators, intermezzati da un inatteso break con protagonista il buon vecchio Lawrence Fishbourne (Matrix) che dilata a sufficienza i tempi e prepara all’ovvia resa dei conti finale. Resta l’impressione forte che in mano a un regista meno valido di Antal la pellicola avrebbe potuto tranquillamente naufragare anche piuttosto velocemente tra i flutti della noia e della sconclusionatezza, ma l’ungherese ha dimostrato l’indubbia capacità di saper valorizzare il materiale messogli a disposizione, anche in quelle situazioni in cui la penna degli sceneggiatori si è ritrovata a produrre riempitivi un po’ fiacchetti – il duello all’arma bianca tra il Predator e lo yakuza è forse l’esempio più calzante. Difficile, del resto, pretendere di più da un progetto nato con il fiato corto, venuto alla luce solo in virtù della dedizione e della testardaggine del Robert Rodriguez fan: considerate le battute finali della pellicola, pare purtroppo che l’esperienza non abbia invece del tutto saziato la sete del Robert Rodriguez produttore, e il volto sbigottito nelle battute conclusive di un Adrien Brody al minimo sindacale è dopotutto quello di molti di noi.

Predators (USA, 2010)
Regia: Nimrod Antal
Sceneggiatura: Alex Litvak, Michael Finch
Interpreti: Adrien Brody, Alice Braga, Danny Trejo, Derek Mears , Topher Grace, Lawrence Fishbourne
Durata: 107 min.
Distribuzione: 20th Century Fox

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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