Category: Recensione film

In questo capitolo é l’ingombrante personaggio cucito dagli sceneggiatori addosso all’attrice texana a spaccare in quattro lo schema classicissimo di Venerdì 13.

Jason è momentaneamente neutralizzato, lasciato a galleggiare pigramente sul fondo del Crystal Lake, incatenato a un enorme masso nell’epilogo di una delle sue precedenti scorribande.

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Film rozzo e noioso, anonimo capitolo di una saga stanca e che ha iniziato a mostrare evidenti segni di cedimento almeno dal quinto capitolo. A esser generosi.

Un gruppo di studenti festeggia il diploma partendo alla volta di New York su un assai improbabile peschereccio (spacciato goffamente per nave da crociera). Nessuno di loro si accorge però che, come le cozze alla chiglia di una nave, il redivivo Jason Voorhees, emergendo dalle acque e afferrando una delle funi dell’imbarcazione, è salito nottetempo a bordo e si è unito alla gioviale compagnia al fine di dare seguito alla solita, prevedibile mattanza.

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“Jason Va All’Inferno” possiede il fascino di quelle produzioni scalcinate fuori tempo massimo che trasudano di passione per la saga.

“L’ultimo Venerdì” per modo di dire. Nei primi anni novanta Sean S. Cunningham tentò di instillare nuova linfa in una serie che non se la passava bene dopo l’insuccesso dell’ottava capitolo di Rob Hedden.

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Cunningham dice addio alla sua creatura nel peggior modo possibile, con una pellicola troppo distante dalla sua poetica e un villain cyborg ma scarno e debole

Jason Woorhees è come una maledizione. Puoi provare a debellarlo tutte le volte che vuoi, ma tornerà sempre a tormentarti. A quasi 10 anni di distanza dal già di per se dubbio Jason va all’inferno (1993), infatti, Sean Cunningham continua inesorabilmente a produrre il goffo franchise derivato dal suo primo film Venerdì 13 (1980), di certo non uno dei migliori film horror della storia del cinema, ma a suo modo onesto e, in un certo senso, coerente con la linea cinematografica degli anni Ottanta, affidando a James Isaac la regia di Jason X.

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To all a goodnight è una formula di saluto anglosassone che significa “Buona notte a tutti”.

Usata come titolo di questo film diretto da David Hess (sì, proprio lui, l’indimenticato Krug del cult movie “L’ultima casa a sinistra” del 1972) suona perlomeno sinistro.

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Se avete visto il suo precedente film “Wendigo” sapete che dal regista Larry Fessenden (Habit) ci si possono aspettare film horror che vale la pena vedere.

Non fa eccezione questo “The last winter”, scritto dallo stesso Fessenden in coppia con Robert Leaver. Fessenden mette in scena nel territorio artico una sua personale visione dell’apocalisse, che nasce dalla somma di piccoli eventi che non sembrano, singolarmente, avere la forza dirompente che dimostrano una volta collegati tra loro.

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Pur senza pretese, Hostel 3 è un brutto horror di cassetta.

A Las Vegas una festa di addio al celibato si trasforma in un’esperienza da incuboper un gruppo di ragazzi desiderosi solo di festa, alcol e donne.Il gruppo di amici viene rapito e usato come “carne da macello” in sadici giochi di tortura,sofferenza e morte organizzati da un’oscura e potente organizzazione per facoltosiin cerca di emozioni forti e adrenalina.

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Billy è semplicemente un guardone che ti spia tutto l’anno. Che differenza c’è, dunque, tra lui e Babbo Natale?

Quando si decide di realizzare un remake di un film cult, bisogna prepararsi affrontare la cosa con i piedi di piombo. Il pubblico, infatti, avrà talmente ben presente il modello originario, da fiutare il minimo cambiamento.

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Torna l’ostello in cui nessuno di noi vorrebbe essere ospitato… e il sangue scorrerà a fiumi.

La storia la conoscete: esiste, in Europa, un circolo di ricchi depravati e viziosi che riesce a provare forti emozioni esclusivamente torturando a morte giovani vittime.
L’orrore derivante dallo spargimento di sangue innocente è l’unica vera emozione che tali persone riescono a provare, e per soddisfarla hanno creato una complessa macchina della morte, dislocandone la sede presso vari ostelli sparsi in giro per il vecchio continente.

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E’ difficile essere lo sceriffo di Potters Bluff, soprattutto se la piccola cittadina sembra in preda a un delirio violento.

Una sequenza di atroci delitti senza motivo sconvolgono la tranquillità del paese, mentre i morti ritornano in vita, in cerca di vendetta: l’inferno ha aperto le sue porte, e l’orrore comincia…

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