Cercare strade nuove nel girare un mockumentary è arduo, ma V/H/S, opera a più mani di alcuni talentuosi giovani registi, cerca di farlo, svirgolando è vero, urlando forte, ma il tentativo è lodevole. Il film si tifà alla gloriosa tradizione dei film ad episodi che fecero grandi, case produttive come l’Amicus, a cavallo tra gli anni 60 e 70, con titoli splendidi al pari de I racconti della cripta o Le cinque chiavi del terrore. Il pretesto per dare il via alla festa di sangue è la caccia ad una rara vhs, commissionata da un non preciso compratore, da parte di un gruppo di sbandati ladri in una fatiscente villa.
Quello che lo rovina è la genesi produttiva: quello riversato nel supporto digitale avrebbe dovuto essere l’episodio pilota di una serie, dall’incerto futuro. Potete quindi intuire come i temi che alla fine della visione restano in sospeso sono maggiori rispetto a quelli che trovano soluzione, e del perché alcuni personaggi risultino appena abbozzati, e con ruoli assolutamente marginali nell’economia del racconto.
Lucy è una ragazza che fa assistenza a persone anziane e malate, le viene assegnata una vecchia e autorevole insegnante di danza che ora si trova in uno stato di coma cerebrale, la Signora Jessel. Un giorno Lucy viene par caso a conoscenza del fatto che la Signora Jessel nasconde un cospicuo tesoro nella sua enorme villa di campagna dove è costretta a vivere da sola. L’idea di Lucy è quella di andare alla caccia di questo famigerato tesoro facendosi aiutare dai suoi amici William e Ben e quando il trio si ritrova nottetempo a cercare lo scrigno delle meraviglie, sprofonda indicibilmente nel bel mezzo di un terrificante incubo soprannaturale che cambierà per sempre la vita di Lucy.
E’, forse, la sua unica ragione d’essere.
Premetto che la delusione che si prova nel guardare un film è direttamente proporzionale alle aspettative che si nutrono per lo stesso, e in questo caso le mie erano sicuramente sovradimensionate.