Shanti – La città santa

Dopo Naraka – L’inferno delle scimmie bianche, Caleb Battiago torna in digitale con Shanti – La città santa, un ideale prequel del precedente romanzo in cui ritroviamo alcuni dei personaggi che lo scrittore ci aveva fatto conoscere nella sua opera d’esordio, prima tra tutti Kiki.

La storia di Shanti ha, però, poco a vedere con Naraka, visto che ne riprende soltanto alcuni temi e ambientazioni, ma poi procede dritto per la sua strada, una strada ancora una volta impervia a dura da superare in cui due sorelle orfane, Justine e Juliette, dovranno affrontare il destino che la vita gli ha riservato, finendo nelle mani di Madame Desroches, direttrice del collegio Sainte Marie.

Come lo stesso autore ha più volte dichiarato, questo nuovo romanzo prende spunto dal celebre capolavoro eretico-erotico Justine del Marchese De Sade che Battiago plasma a suo piacimento, adattandolo al suo mondo distopico fatto di fantascienza e horror. 

Se con Naraka Battiago ci aveva messo di fronte alle peggiori perversioni dell’uomo, presentandoci un mondo senza speranza in cui vigeva la legge dell’homo omini lupus, in Shanti l’autore calca maggiormente la mano, riportando l’uomo ai suoi peggiori istinti ancestrali, a una condizione primitiva dove il sesso e l’ultra-violenza sono diventati gli unici strumenti di potere e di piacere. Una condizione che, spesso, Battiago sembra voler far risalire a una società in cui la famiglia non esiste più, trasformandosi in un ricettacolo di violenza, perversioni e umiliazioni.

Muovendosi tra scenari alla Mad Max e Blade Runner, facendo spesso uso dell’ultra-violenza alla Tarantino e lasciando ampio spazio a perversioni sessuali alla Bigas Luna o Tinto Brass (basti ricordare la sua ossessione per i culi femminili), Battiago ci racconta, ancora una volta, una storia dura da digerire ma appassionante e ritmata, che non finirà mai di sorprenderci. Per citare un altro importante autore italiano, Nicola Lombardi: «Con questo secondo lavoro, Battiago riconferma la sua non comune capacità di trasmettere, attraverso la giustapposizione e l’accumulo di parole accuratamente selezionate, sensazioni urticanti che attaccano il lettore come gocce di acido, che lo graffiano a ogni pagina».

 

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