Approfondimenti Stephen King in tour a Parigi

Stephen King in tour a Parigi

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La magia del Grand Rex è riuscita a contagiare anche Stephen King che sabato 16 novembre ha deciso di salire sul palco del più grande e antico cinema di Francia per incontrare i suoi lettori in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo “Doctor Sleep”, il seguito a 36 anni di distanza di “The Shining”.

Un libro che King ha scritto con non poca inquietudine: “è stato un fan che durante una session di dediche mi ha chiesto esplicitamente se avevo in mente che fine avesse fatto Danny Torrance… Certo non avrei mai potuto scrivere un seguito di ‘Carrie’ visto che la mia eroina muore fra le pagine di quella storia”. E per incontrare i suoi fedeli lettori francesi Stephen King ha scelto di farsi intervistare nella sala costruita  da Jacques Hayk e disegnata da Auguste Bluysen sul finire degli anni venti, presentandosi in scena con una gag degna del miglior vaudeville. Ha infatti costretto il presentatore Augustin Trapenard a chiudere gli occhi e poi lo ha letteralmente fatto saltare sulla poltrona mettendogli sulla faccia un grosso scorpione di plastica che ha poi lanciato sulla folla. Un omaggio esplicito come spiega lui stesso al libro che più ama della sua produzione: “L’ombra dello scorpione”.

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Se dovessi poi citare il secondo romanzo al quale sono più legato della mia esistenza non avrei esitazioni a indicare “La storia di Lisey” – ha raccontato King – E’ stato il primo che ho scritto dopo essere sopravvissuto all’investimento da parte di un minivan. E’ una storia che parla del legame indissolubile fra l’amore e la morte e che ho scritto dedicandola interamente a mia moglie Tabitha”. Spiegando il suo rapporto con il terrore lo scrittore americano rivela “sono contento di spaventare le persone con quello che scrivo. Ci sono persone che vanno dallo psichiatra per parlare dei loro fantasmi e traumi, io li condivido con i miei lettori e mi pagano per farlo. Mi piace essere considerato un pazzo che può condurli ovunque con quello che scrive. Non sono io a creare certe paure. Tutti hanno paura del buio, tutti si sentono inermi mentre si spogliano nudi per entrare in una doccia. Negli States è provato che il 5% delle persone si dimentica di chiudere la porta di casa permettendo a estranei e maniaci l’ingresso nelle loro vite. Io non invento niente, ricordo solo ai miei lettori la presenza continua di certi pericoli”.

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E a proposito degli scrittori che lo hanno maggiormente influenzato Mr. King ammette di “avere imparato a miscelare realtà e fantastico grazie ai modelli di Raymond Bradbury e Richard Matheson. Il realismo lo ho invece attinto da Emile Zola e Thomas Hardy. Ho scritto storie horror imitando lo stile di H. P. Lovecraft e ho amato sempre i racconti epici di Conan di Robert Howard”. Stephen King ribadisce poi pubblicamente che “Doctor Sleep” (che in Italia uscirà a gennaio da Sperling & Kupfer) è il seguito del suo romanzo non del film di Stanley Kubrick: “non capisco perché la gente continui per ragioni a me sconosciute a considerarlo uno dei film più spaventosi che abbia mai visto nella sua vita”. Per parlare del vero terrore provato davanti a uno schermo il Re di Bangor cita invece “The Blair Witch Project” che l’ha costretto per la prima volta a spegnere il suo lettore Dvd, ma anche “Bambie”: “Walt Disney ha avuto la possibilità di spaventare per sempre bambini di tre anni al cinema mentre io con ‘Carrie’ ho potuto farlo solo con ragazzi di quattordici”. E conferma altresì di avere sempre avuto un rapporto controverso con gli adattamenti cinematografici del suoi film: “qualcuno può persino pensare che il mio rapporto con certi registi sia stato persino sessuale… visto che qualcuno ha cercato più volte di baciarmi. Sicuramente è un rapporto controverso. Delle volte sono stato coinvolto nella sceneggiatura altre no. Ci sono registi ai quali sono profondamente legato e con i quali ho un vero legame di amicizia e di cui mi fido ciecamente come Frank Darabont e Rob Reiner che hanno adattato “Le ali della libertà”, “Il miglior verde” “The Mist”, “Stand By Me”, “Misery”. Poi c’è stato Stanley Kubrick che ha deciso di adattare ‘Shining’ assieme a Diane Johnson e io ho augurato loro semplicemente ‘buona fortuna’. Lo sapete poi che ci sono stati anche le varie versioni de ‘I figli del grano’ e che ci potrebbero anche essere un “Chucky contro i Figli del Grano’ e ‘Freddy contro i figli del grano’. Insomma avete capito com’è la situazione…”. E se volete saperne di più guardatevi il video allegato, io e Stefano Priarone c’eravamo e possiamo assicurarvi Fedeli Lettori che è stata una serata davvero fantastica…

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