Cinema Evil things – cose cattive

Evil things – cose cattive

Cose-cattiveBuon horror underground italiano tra Saw e Hostel.

Un messaggio, un blog, quattro ragazzi entrati a far parte di un gioco perverso. Un carnefice, il Master del blog, quattro vittime – nessuna veramente innocente – e un processo in diretta streaming su Internet, in cui gli utenti voteranno per la vita o la morte dei protagonisti. Sul blog Cose cattive compare un concorso: quelli che posteranno le cose più cattive, a insindacabile giudizio degli utenti e del misterioso Master, vinceranno un altrettanto misterioso premio. Nina, Christian, Julia e Nick, ricevono una mail con una data e un luogo dove trovarsi per ritirare il “premio”…

Eccoci ad un altro (l’ennesimo?) film indipendente italiano. Stavolta però, se non  pienamente soddisfatti, possiamo trovare in quest’opera spunti finalmente interessanti e una messa in scena che stranamente non fa gridare all’obbrobrio, come succede sempre più spesso nel sottobosco underground del nostro putrescente e redivivo cinema di genere. Certo, siamo chiari, nulla da farci strappare i capelli, ma era probabilmente dallo Shadow di Zampaglione e dallo sfortunato Morituris di Raffaele Picchio che non ci sembrava di stare assistendo al solito scherzo girato tra amici e arrivato così per caso al cinema. Questo è un bene anche se Evil things, come già premesso, non è esente da una certa  mediocrità soprattutto nella seconda parte, quando deve tirare le fila della vicenda aggrappandosi (disperatamente) ai classici hitchcockiani, come l’immortale Psycho, per potere arrivare (più o meno) dignitosamente alla risoluzione finale.

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Un ni quindi per la sceneggiatrice Debora Alessi che riempie la sua sceneggiatura di clichè e situazioni già viste (dalle torture alla Saw ai personaggi che scimmiottano ruoli già noti altrove), che almeno, sia dato, all’inizio sono affrontati con piglio sclaviano di riciclo originale, ma inesorabilmente minuto dopo minuto rivelano l’inappropriatezza della mano che li sta raccontando. Il film risulta concorrenziale, almeno a livello registico, con le piccole produzioni americane, il sano e sempre più raro (almeno in Italia) spettacolo di genere: questo è merito del novello regista Simone Gandolfo, più famoso per le sue interpretazioni in fiction televisive come lo Zodiaco di Eros Puglielli o la miniserie Crimini. Il suo tocco non è esente da finezze stilistiche, a volte stupefacenti per il nostro cinema sempre più di matrice televisiva, come riprendere una banale corsa in puro stile Aronofsky, con tanto di camera legata al corpo dell’attore Nicola Sorrenti. Le interpretazioni comunque sono molto buone, e un plauso lo si deve alla scelta, opsoleta ma vincente, del doppiaggio che dona ulteriormente all’opera un’area ancora più professionale. Tra tutti la migliore è senza dubbio Marta Gastini, già vista nel recente Dracula 3d argentiano, e qui in un ruolo esteticamente simile a quello di Naomi Rapace nella saga Millenium, ma fortunatamente ricco di sfacettature inedite che allontanano dal semplice plagio. Tutto questo stupisce e ci lascia un po’ increduli soprattutto davanti al miracolo fatto dal regista con il budget miserabile di 100 mila euro che, grazieiddio, sembrano almeno dieci volte di più.

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Non convince la visione risaputa e moralizzante di un’internet focina di mostri e depravazioni, soprattutto durante (la già non felice idea di un) reality show che conduce al massacro. Cose già ampliamente viste e meglio in Hostel (con tanto di cinici commenti da parte del pubblico) o nel misconosciuto Death tube, horroraccio giapponese, materiale ampiamente sciacallato da così tanti torture porn del’ultimo decennio da essere materia anestetizzantemente nichilista, buona solo per uno sbadiglio, un po’ come quei porno fatti di fuck you e yes bitch urlati sul viso di assonate pornostar. Visivamente però siamo davanti ad un’opera elegante e ricca di intuizioni visive nobilitata da ottime scenografie malsane e da effetti speciali digitali e no (un serpente che si anima all’inizio dietro le spalle della Gastini fa il suo bel’effetto), finalmente un sussulto di un cinema horror non amatoriale ma tendente sempre più al professionale. Un plauso anche alla canzone Hey Sister, che non lo diresti la canta Violante Placido e soprattutto bella come le immagini che accompagna. A questo si aggiunge una certa ironia che non dispiace come mettere in scena un personaggio che si autodefinisce “una tra le persone più intelligenti del pianeta” e commette azioni da vero cretino. Irrimediabilmente irrisolto narrativamente Evil things regala un finale non proprio chiarissimo anche se tenta la carta, encomiabile, del finale nero pece, sul modello del Nameless di Balaguero. Luca Argentero produce e si ritaglia un divertito cammeo nei titoli di coda: assurdo ma inaspettato. A conti fatti un’opera comunque discreta che è sbarcata da poco in pochi, selezionati cinema d’Italia e che speriamo abbia la fortuna che merita.

NOTA: Interessante il sito correllato al film che analizza i vari protagonisti presenti nell’opera parlando dei retroscena del loro passato come fossero persone reali. Notevole escamotage per ampliare il senso di empatia del pubblico e mettere il dubbio si sia davanti a un reality snuff.

Evil Things - Cose cattive - VOTO: 2,5/5

Anno: 2012 - Nazione: Italia - Durata: 90 min min.
Regia di: Simone Gandolfo
Scritto da: Debora Alessi
Cast: Marta Gastini - Jennifer Mischiati - Pietro Ragusa - Aaron Omossiese - Nicola Sorrenti
Uscita in Italia: 30 Gennaio 2013 - Disponibile in DVD:

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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