Action Cavie

Cavie

Un horror mai distribuito, ma molto divertente.

Sei persone, con nulla in comune tra loro, si risvegliano ammanettati nel retro di un camion. Scaricati in un bosco senza motivo, nessun indizio né cibo, solo una cassa piena di armi ed un libro, “Vincere in guerra” di Brian Hill. Non c’è via di fuga, non sono soli, qualcuno gli dà la caccia, ed il bosco si tingerà del loro sangue. Dovranno scegliere se essere prede o cacciatori, uomini o… cavie.

Cavie è il film perso, dimenticato, atteso dai fan dei Manetti Bros. Doveva uscire qualche anno fa ma se ne sono perse le tracce, surclassato prima da L’Arrivo di Wang, poi da Paura 3d. Anche i Manetti non ne parlano poi benissimo (“Era un progetto fatto con una scuola che non esiste più”), il trailer in rete è di agghiacciante approssimazione , ma a conti fatti invece ci troviamo davanti ad un buonissimo film di genere, forse molto meglio del loro horror slasher con Beppe Servillo. Certo bisogna tapparsi il naso ed accettare una recitazione così così (ma quale film italiano a basso budget non ha questa colpa?), ma se ci si siede comodi comodi sulla poltrona il risultato è a tratti sorprendente. 

Cavie nasce come film-saggio, realizzato al termine di un Master in Acting tenuto dai registi alla Scuola di Cinema di Roma: “Avremmo dovuto realizzare un cortometraggio, ma non riuscivamo a scriverne uno che desse ai nostri 12 attori le stesse possibilità. E allora abbiamo scritto un film“. Inizialmente la sceneggiatura era un’altra: “L’idea che era venuta fuori parlava di api assassine che invadevano la terra! Abbiamo provato a farlo, ma era irrealizzabile. E vedendo passare un camion dei traslochi davanti al tavolino del bar al quale eravamo seduti per sbrogliare la situazione, ci è venuta l’ispirazione“. Ci sono echi da Hostel certo, l’idea che un gruppo di ragazzi sia rapito per fare una morte orribile, ma le influenze più evidenti sono in John Boorman e il suo Un Tranquillo weekend di paura con spruzzate del Der experiment scritto dal nostro Mario Giordano. In Cavie la violenza non è accennata e i trucchi, graficamente ed adorabilmente splatter ad opera di Enrico Galli, sono ottimi con gole trapassate da coltellacci, amputazioni, carni smembrate e fritte, una vera goduria che quasi non si crede sia stata girata con zero lire. Il sottotesto militare ricorda un po’ lo Zombi 3 di Fulci con questi scienziati al lavoro su strani esperimenti e soldati ottusi a complicare il tutto, ma, anche se Cavie non è un film sugli zombi, c’è un sentito omaggio/citazione del genere con una strage, sul finale, molto sanguinosa tra i corridoi di una base militare che potrebbe essere quella de Il giorno degli zombi di George A. Romero.

Tra gli attori la migliore è Claudia Federica Petrella, l’unica che, tra l’altro, generosissima, ci mostra un nudo da dieci e lode, e l’unica che non sembra legga il copione. Peccato sia una delle prime a morire, però almeno con una fine abbastanza crudele e inaspettata. I Manetti sanno come si gira un horror, basti pensare a come gestiscono la suspense, sempre ad altissimi liveli, nella cattura della Petrella con i tempi giusti e una cura quasi maniacale per la fotografia che non dimentica la lezione argentiana degli anni 80. Tra le comparse si nota con piacere il Cosimo Cinieri che interpretò alcune importanti pellicole di Lucio Fulci come Lo squartatore di New York. Dentro Cavie recita pure il regista/pupillo dei Manetti Bros. Gabriele Albanesi, una partecipazione divertita che strizza l’occhio ai fan del giovane filmaker, ancora perso in un altro Bosco fuori di violenza parossistica. I luoghi sembrano gli stessi di At end of the day di Cosimo Alemà, ma il risultato portato a casa dai Manetti è senza dubbio migliore, più divertente e meno velleitario. Promosso a pieni voti.

Cavie - VOTO: 3/5

Anno: 2009 - Nazione: Italia - Durata: 90 min.
Regia di: Manetti Bros.
Scritto da: Manetti Bros.
Cast: Alexandra Antonioli - Alessia Forcinelli - Claudia Federica Petrella - Barbara Saba - Fabio Ferrante
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

 

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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